fbpx
Home A2 A2 - Girone Rosso Tonut senior a 360° sul figlio Stefano, leader a Treiste. “Non si accontenta e mi piace”

Tonut senior a 360° sul figlio Stefano, leader a Treiste. “Non si accontenta e mi piace”

0

Tonut (Trieste)A soli 21 anni Stefano Tonut è il miglior realizzatore italiano del campionato di A2 Gold con una media di ben 22 punti. Un giocatore giovane, che sta impressionando con la sua Trieste, e per il quale si prospettano interessantissimi scenari considerati i margini di crescita ampissimi di cui ancora dispone. Questa mattina, sulle colonne del quotidiano Il Piccolo, è stata pubblicata una interessante intervista ad Alberto Tonut – padre di Stefano, ndr – che a 21 anni giocava nella Bic in Serie A1. Nel servizio è proprio Tonut senior ad esprimere giudizi sul promettente Stefano :

Analisi tecnica.
Cominciamo dall’uno contro uno. Attualmente è il suo punto di forza. Mentalmente e fisicamente si sente pronto a battere chiunque. Nel corso dell’estate ci ha lavorato sopra, sia con la Nazionale sperimentale sia faticando individualmente. Ha inoltre la consapevolezza di disporre della tecnica sufficiente per poter comunque inventarsi una soluzione alternativa, scaricando il pallone sul perimetro ai compagni. E per fortuna le mani buone per colpire da tre punti non mancano. Sa che può osare anche perchè sente la fiducia dell’allenatore e non corre il rischio di venir rimandato in panchina alla prima palla persa.

Tiro da tre punti.
Lo trovo migliorato ma è sicuramente ancora migliorabile. L’aspetto positivo è che non sembra subire la pressione, già l’anno scorso si è preso tiri pesanti in momenti delicati delle partite.

Difesa.
Stefano è molto generoso. Io ero probabilmente più “pulito”, tecnico, avevo un fisico diverso mentre lui può contare su un maggiore atletismo. Gioca d’anticipo e infatti recupera molti palloni. Un limite è che non ha ancora una continuità nella tenuta ma è complicato reggere 40 minuti di intensità e aggressività. 131 punti segnati contro Biella, ad esempio, hanno coperto alcuni errori difensivi. Ne abbiamo anche discusso insieme, ri- vedendo le immagini dell’incontro.

“Fame” di vittoria e determinazione.
Non si accontenta e mi piace che sia così. In fondo è un po’ come un’auto che progressivamente aumenta la cilindrata, quando è partito era come una…Pandina. C’è sempre un passo avanti da compiere, guai a fermarsi.

Un passo avanti verso quali traguardi?
Parliamoci chiaro: non è facile essere protagonisti in A2 Gold però la serie A è tutt’un altro film. Per arrivarci e tenere bene il campo deve arricchire il suo bagaglio tecnico. Trovo importante, ad esempio, che si abitui a portare palla, in prospettiva può rivelarsi una risorsa importante. Sta perfezionando il palleggio, arresto e tiro dall’angolo. Dicevano che fosse il mio marchio di fabbrica. Io so solo che se Stefano impara a farlo bene sicuramente gli tornerà utile.

La maturazione non può essere esclusivamente tecnica.
Ha un notevole equilibrio per la sua età. Deve capire che arriveranno serate in cui non farebbe canestro neanche in una vasca da bagno, altre sere in cui gli avversari lo annulleranno e allora dovrà riuscire a servire la squadra in altro modo. Essere una guardia di 192 centimetri che cattura quasi sei rimbalzi a partita rappresenta comunque già un buon punto di partenza. Non si spaventa di fronte alle difficoltà: a livello giovanile era abituato a essere il più piccolo essendo nato in novembre, aggiungiamoci poi che portare un cognome conosciuto nell’ambiente poteva rappresentare un problema.

Per fortuna nel basket italiano i figli d’arte giocano quasi sempre in ruoli differenti rispetto ai padri. Non c’è rischio di paragoni. I Meneghin, i Gentile, i Gallinari, i Della Valle.
Meglio così, in fondo. I confronti sono sempre antipatici.

Sliding doors. Era un film che raccontava come un episodio possa cambiare un’esistenza. Cosa sarebbe cambiato se qualche anno fa quella che è stata una disgrazia per il basket monfalconese, la fallimentare gestione Pellegrin, non avesse di fatto “liberato” Stefano portandolo sulla rotta di Trieste?
In quel film il destino della protagonista si compiva ugualmente anche se con passaggi diversi. E in effetti credo che l’oggi di Stefano sarebbe stato lo stesso. L’esperienza monfalconese si è rivelata importantissima, prima di quello sfortunato epilogo ha vissuto momenti importanti. Avrebbe giocato poco perché aveva davanti gente come Laezza, Palombita, Graziarti ma alla distanza si sarebbe conquistato un po’ di spazio. E alla fine sarebbe approdato comunque alla Pallacanestro Trieste. Magari con un po’ di ritardo, magari con più fatica. Ma credo nel destino e sono convinto che per lui fosse questo.