Harakiri Upea: adesso è tutto più difficile. Forlì fa un passo decisivo verso la post-season
Si poteva essere qui a parlare di un bel pomeriggio di Domenica, di quelli che in Sicilia, ad Aprile, piacciono tantissimo, di quelli che difficilmente vedono l’Orlandina perdere in casa al PalaFantozzi.
Siamo qui invece a parlare di una sconfitta che spezza le gambe (79-84), che riduce di gran lunga le speranze dell’Upea di entrare nei playoff. Una sconfitta che può anche starci, ma che difficilmente i tifosi riusciranno a smaltire in fretta, specialmente per come è arrivata.
Forlì è apparsa in forma e non ha rubato nulla, Dell’Agnello ha preparato molto bene questa partita e ha caricato i suoi per venire a fare il colpaccio a Capo d’Orlando.
L’Orlandina è partita bene, poi ha stentato, poi invece ha preso il volo e poteva fuggire via. Poi, inspiegabilmente, è crollata nel terzo quarto, e proprio quando la vittoria sembrava sfuggire via dalle mani di Pozzecco e soci, Huff e Young hanno deciso di volerla ribaltare e di impedire a Roderick e compagni di espugnare il PalaFantozzi.
Il finale thrilling ha però dell’incredibile, e francamente dispiace dover addossare gran parte delle colpe alla scelta del Poz di lasciare in panchina Young e continuare a puntare su Battle(nella foto, www.orlandinabasket.it), oggi purtroppo in netta difficoltà e confuso (2/20 dal campo con 0/11 da due e 2/9 da tre).
Anche a mente fredda, è onestamente difficile ricercare altrove le cause di questa sconfitta. Capo d’Orlando è stata, è e sarà sempre grata a Gianmarco Pozzecco per quello che ha fatto e per aver portato fin qua, ad un passo dai playoff, una squadra che era partita con uno 0-6 poco promettente; oggi però, dispiace dirlo, gran parte della responsabilità bisogna addossarla alla sua scelta, forse un po’ troppo presuntuosa, di lasciare Young seduto in panchina negli ultimi 5 minuti (oggi in giornata di grazia con 28 punti e 13 rimbalzi), salvo poi richiamarlo soltanto negli ultimi secondi, e di affidarsi a Battle, al quale bisogna essere altrettanto grati per aver guidato Capo d’Orlando fin qui, ma che non è mai entrato in partita e che ha compiuto scelte scellerate nel finale (sbagliando, purtroppo, anche una schiacciata in contropiede), sicuramente condizionato dalla sua cattiva prestazione al tiro e dalla pressione accumulata minuto dopo minuto.
Se Forlì è rimasta attaccata a Capo d’Orlando per tutti e 40 i minuti, come un cane che morde e non vuole lasciare la presa, gran parte del merito è di Terrence Roderick, oggi strepitoso con 31 punti, 10 rimbalzi e 7 assist, incontenibile a tratti e difficile da marcare anche per Marco Portannese, forse il miglior difensore tra le file dell’Upea, oggi un po’ spento. Forlì è Roderick ma non solo: enorme contributo anche da parte di Tessitori, uno dei migliori dei suoi così come all’andata, oggi con 16 punti e 11 rimbalzi, duro da contenere per Poletti. Buona anche la partita di Natali, tanta sostanza e punti nei minuti fondamentali.
L’Upea invece, nel complesso, non gioca la miglior partita della sua stagione ma non sfigura neanche. Ha fatto il minimo possibile per vincere la partita, e forse sarebbe pure bastato, ma alla fine non c’è riuscita.
I sogni per i playoff non finiscono qui, la matematica non la condanna ancora.
Restano ancora 4 partite per l’Orlandina (3 in casa, tra cui il derby con Barcellona, e una fuori, contro la capolista Pistoia). Tutte le dirette rivali, invece, ne avranno a disposizione 5, una in più, per via del fatto che hanno già sostenuto il turno di riposo.
I playoff sono a -4, l’unica flebile speranza è quella di provare ad agganciare proprio Forlì (che oggi non è riuscita a ribaltare il -5 dell’andata), perché con il resto del gruppetto (Scafati, Verona e Bologna) l’Upea è sotto nel doppio confronto.
Adesso è davvero difficile, per non dire impossibile. Fiducia sempre e comunque.
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