Forlì: il pubblico è sempre presente, ma quali sono gli obiettivi?
E’ arrivato proprio oggi il comunicato ufficiale degli abbonati FulgorLibertas, 1920. Record? No recordissimo dovremmo dire, una piazza che farebbe gola, si farebbe, giusto utilizzare il condizionale perché di imprenditori coi soldoni disposti ad investire in una passione o meglio in un Orgoglio Forlivese (come recita lo slogan di quest’anno) coi tempi che corrono non se ne vedono nemmeno su Marte. Per questo i pochi valorosi che hanno voluto ancora investire soldi, tempo e appunto passione col minimo sindacale hanno rimesso in piedi una nave alla deriva e oggi nonostante una squadra non così male ancora si stenta come nelle ultime due stagioni.
Questo è il dato più preoccupante, ma preoccupante per chi che ad oggi ancora non esiste retrocessione? Forse per i tifosi, i tanti appassionati che da oltre due stagioni riempiono quel palazzo dello sport in via Punta di Ferro. Sono loro il vero motore di questa squadra che forse troppo inesperta e ancora non amalgamata a
dovere fatica a mostrare quel potenziale che potrebbe avere. Ebbene si, siamo onesti, senza togliere niente a nessuno il livello di questa legadue non è minimamente paragonabile a quello di dieci anni fa. Per questo un giocatore come Roderick dovrebbe farne pentole e coperchi, ma la lampadina spesso gli dice che la palla deve essere la sua e quando si intestardisce sono più gli orrori che le pregevolezze. Stesso discorso per Miro Todic che, precampionato a parte (ma erano amichevoli di nessun conto) ancora stenta a decollare, si ma forse potrebbe nel breve pure decollare per davvero verso altri lidi. Spencer, atletismo e velocità sono il suo pane, ma appena gli avversari gli prendono le misure si perde in un bicchier d’acqua, come visto domenica contro Scafati quando è stato chiuso o raddoppiato l’attacco forlivese latita e li incominciano i dolori.
Squadra troppo umorale? Non dovrebbe succedere, ma sul 26-13 del primo quarto è impensabile non riuscire a gestire il match. Invece questa è Forlì, come già successo a Veroli, da +17 a +5 a 2 dalla fine o a Barcellona che dal 35-48 del minuto 18 si è passati al 58-56 del minuto 26. Troppi black out e soprattutto troppi minuti senza idee e senza segnare neanche un punto, fattore determinante che in un’altra dimensione farebbe pensare che forse troppe cose non girano.
Ma onestamente guardandosi indietro di pochi mesi, si dovrebbe ancora ringraziare chi ha deciso che la Forlì del basket debba ancora esistere. Anche se è difficile per un pubblico così caldo accontentarsi delle briciole come nel recente passato.
Per questo la frase di coach Dell’Agnello “noi ci dobbiamo salvare” non va giù al popolo biancorosso, consapevoli che ancora ad oggi le retrocessioni sono congelate almeno finche il Tnas non deciderà sul futuro del Basket Napoli.
Nel breve bisognerà pensare alla prossima partita, lontana solamente tre giorni e con la consapevolezza che in romagna salirà una formazione tosta come Jesi che ha già dato troppi dispiaceri alla Forlì del basket.
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