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A2 Playoff – Cenerentola (Agrigento) contro il Principe (Torino) nella finale meno attesa

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Mancinelli PMS

Pensiamola come se fosse un incontro di boxe: a un angolo, avremmo il campione uscente, in questo caso la favorita d’obbligo, Torino. Nell’altro, lo sfidante arrivato a giocarsi la gloria senza avere, apparentemente, alcuna chance di farla franca, dato nei pronostici come sicuro perdente e in grado, al massimo di fare il solletico al campione incontrastato: Agrigento. Questo pensiero, di squilibrio della sfida, potrebbe venire a chi guardasse distrattamente i due roster e paragonasse le opposte ambizioni di inizio anno e le classifiche al termine della stagione regolare. Poi, andando nei dettagli e passando in rassegna il cammino nei playoff, si scoprirebbe una situazione molto, molto diversa…

TORINO E LA SERIE A: SARÀ LA VOLTA BUONA? – La Serie A a Torino manca dalla stagione ’92-’93. La PMS, nata soltanto nel 2009, ha dalla sua fondazione l’obiettivo di riportare il basket che conta sotto la Mole. Un compito rivelatosi arduo, in tempi di una sola promozione tra A2 e A, da guadagnarsi obbligatoriamente tramite i playoff. Fallito il primo assalto nel 2013/14, anche quest’anno la Manital ha avuto una stagione travagliata, segnata dall’infortunio di Mancinelli, la cacciata del focoso Amoroso, la staffetta Berry-Miller, l’andamento a corrente alternata tra casa e trasferta. Bechi ha anche rischiato il posto a un certo punto, e sono filtrate voci di smobilitazione in caso di nuova defaillance nei playoff. La svolta la identificheremmo, ancora prima che con i playoff, con la prova d’autorità di Casale Monferrato alla penultima giornata: una vittoria autorevole (73-82), in quella che era di fatto un’anticipazione dei playoff. Da lì in avanti, con tutti i pezzi del mosaico al loro posto, la Manital ha iniziato ad assomigliare a quello che doveva essere nei piani iniziali della dirigenza: una corazzata. Ora gli splendidi solisti sono diventati un’orchestra, e alla potenza di fuoco riconosciuta (nei playoff la PMS sta viaggiando a 84.6 punti di media) si è unita una difesa molto più soffocante. Ne ha fatte le spese Brescia, sempre tenuta sotto gli 80 punti nei 40’ in quattro partite (86 in gara-4 con un supplementare). Il cambio di marcia lo ha dato Mancinelli, acciaccato per buona parte della stagione e ora pienamente in condizione: 11.5 punti di media nelle sole 15 gare disputate in campionato, 17.6 nelle 7 sfide di playoff andate in scena finora (sempre in doppia cifra). Una valutazione passata da 14.5 a 21.1, grazie anche ai 7.4 rimbalzi di media. E’ cresciuto molto anche Rosselli, che pur con qualche fastidio ad un polpaccio ancora da smaltire del tutto, ha toccato il massimo stagionale di punti proprio nell’ultima partita di semifinale: 23, con 4/6 da 3. Ai sempre affidabili Giachetti e Fantoni, i più costanti nel corso dell’annata, si sono aggiunte le prove solide, anche se non sempre brillantissime al tiro, degli americani Lewis e Miller. I due non sono stati sempre brillantissimi al tiro, e hanno dovuto adeguarsi ai nuovi equilibri interni, risultando comunque sempre preziosi. Lewis è passato dai 20.3 punti della regular season a 13, il secondo ha svolto bene finora il ruolo di sesto uomo di lusso, ma ha dovuto restringere il raggio d’azione rispetto alle scorribande di Jesi. Parliamo comunque di un play da 14 punti in post-season in 21’25” di utilizzo….

LE ARMI DI TORINO – Con questi presupposti, e il fattore campo a favore, Torino deve temere soprattutto la capacità di Agrigento di far abbassare la cresta a qualsiasi avversario, a togliersi l’abito della domenica e mettersi la tuta da lavoro da catena di montaggio. Probabile un uso massiccio del quintetto alto e pesante con Lewis, Mancinelli, Fantoni e Rosselli contemporaneamente in campo, un’arma illegale per l’A2, necessaria a prendere il controllo dell’area e non lasciarlo mai. Più complicata sarà la copertura del perimetro, vista la rapidità del roster di Ciani, versatile e in fin dei conti non meno profondo di quello piemontese. La PMS ha una rotazione a otto, con protagonisti ben definiti, Agrigento ne ha altrettanti, e i rapporti di forza tra gli elementi disponibili possono cambiare radicalmente da un incontro all’altro. Essenziale anche il duello in regia: Giachetti ha altro talento ed esperienza rispetto a Piazza, ma nei playoff il meno quotato dei due si è reso protagonista di partite memorabili, e anche in difesa sa essere pungente e fastidioso come pochi.

NIENTE DA PERDERE (O QUASI) – Agrigento è giunta là dove mai avrebbe pensato di poter arrivare. Non a inizio stagione, ovviamente. Non nel mezzo, quando si è allontanata dalle prime otto. Non alla fine, quando la sconfitta all’ultima giornata con la Fileni Jesi l’aveva fatta scivolare all’ottava posizione, la più scomoda, quella della condanna a un quarto chiusissimo contro Verona. La storia oramai la conosciamo, e dopo aver speso parole al miele su questa cavalcata magica dei ragazzi di Ciani, facciamo ancora fatica a comprendere dalle cifre cosa sia veramente accaduto. Perché Agrigento ha vinto in tanti modi diversi, e con protagonisti mai uguali. Tenendo gli avversari a 53 punti a casa propria, come successo a Casale in gara-1, oppure passando i 100 punti come all’esordio negli ottavi contro Treviso. Con uno degli americani, Penndarvis Williams, a francobollarsi al miglior tiratore avversario perdendo il filo in attacco (solo 2 punti in gara-4 con Casale e 8 in gara-1 nella medesima serie, in entrambe le circostanze ha annullato Marshall). Oppure con il centro di ruolo, Dudzinski (esploso in post-season, passando da 10.6 punti a 17.2 col 70% da 2), a fare il bello e il cattivo tempo nei primi tempi e poi andarsi a sedere nel quarto conclusivo (gara-2 a Casale). Poi c’è il Mattia Udom di turno che ti segna 8 punti in un solo quarto (il secondo di gara-2 contro Casale) e ne segna 6 in tutto il resto della serie. Non parliamo della premiata ditta Piazza-De Laurentiis: i loro pick’n’roll in gara-4 hanno aperto il solco decisivo e fatto venire un enorme cerchio alla testa a Martinoni. Chiudiamo con l’assassino Saccaggi, l’uomo delle triple spacca-partita negli ultimi 10’: un jolly capace di risolvere spesso le situazioni più ingarbugliate, che sfiora la doppia cifra (9.9) in soli 24’07” sul parquet e tira col 40% dalla lunga distanza.

LE ARMI DI AGRIGENTO – Le statistiche però spiegano poco di questa strana alchimia, basata soprattutto sulla regolarità di rendimento, la calma olimpica emanata in qualsiasi frangente della partita. Agrigento sembra avere una “gamba” eccezionale in questo periodo, e la copertura del campo in difesa sfiora la perfezione, ingenerando una diffusa frustrazione negli avversari, mai capaci di giungere la cuore dell’area agevolmente. Dalla difesa dei tabelloni, laddove in teoria dovrebbe essere nettamente in vantaggio Torino, passano buona parte delle speranze-promozione della Fortitudo: dovesse limitare i lunghi in maglia gialloblu, potrebbe giocarsela ad armi pari. Servirà probabilmente maggiore continuità offensiva di quella avuta contro Casale: un terzo quarto come quello di gara-1 o gara-4, o i primi due di gara-3, verrebbero pagati carissimi contro i corazzieri PMS. La capacità di reazione dei biancoazzurri (vedi l’11-0 negli ultimi 3’ di gara-4 con Verona che ha ribaltato le sorti dell’incontro sul +8 Tezenis) non è in discussione, si vedrà ora se Chiarastella e compagni saranno all’altezza anche dell’avversario più difficile. Nota sentimentale: Evangelisti andrà in campo contro i suoi ex compagni, lui che è stato capitano della Manital e ne è andato via solo l’anno scorso. Attesi al Pala Ruffini solo applausi per questo giocatore.

Pronostico BasketItaly.it: Torino 3-1

Calendario:

Gara 1 – Domenica 31 maggio: Torino-Agrigento ore 21
Gara 2 – Martedì 2 giugno: Torino-Agrigento ore 20.30
Gara 3 – Venerdì 5 giugno: Agrigento-Torino ore 20.30
Ev. gara 4 – Domenica 7 giugno: Agrigento-Torino ore 18
Ev. gara 5 – Mercoledì 10 giugno: Torino-Agrigento ore 20.30

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