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Parla Gek Galanda: “Lascio il parquet ma non il basket. Vorrei proseguire a Pistoia”

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giacomo galanda, pistoiaGiacomo Galanda ha detto addio al basket. Lo ha fatto in silenzio, come si addice al suo personaggio, perchè per lui ha sempre parlato il campo ed i suoi numeri fanno molto rumore. Tre scudetti con 3 squadre diverse (Varese, Bologna e Siena) una coppa Italia e due supercoppa italiana, senza contare l‘argento agli Europei del 1997, l’oro agli Europei del 1999 e il secondo posto alle Olimpiadi del 2004 (inserito nel quintetto ideale) con la maglia della

nazionale, che ha vestito dal 1997 al 2007.

 

Questo è Giacomo Galanda, capitano della Giorgio Tesi Group Pistoia, squadra rivelazione del campionato di serie A; con la guida di Paolo Moretti, Giacomo ha aiutato i suoi compagni a raggiungere una salvezza tranquilla, conquistare i play off e far sudare freddissimo i campioni di Milano, costringendoli alla bella per superare il turno ed arrivare alla semifinale scudetto.
Giacomo Galanda è a Pistoia dal 2011 e con la maglia biancorossa ha vissuto una finale play-off, persa in gara 4 contro Brindisi nella sua prima stagione, una promozione in Serie A, superando il Basket Brescia dell’amico Martellossi, alla bella nel suo secondo anno e infine una stupefacente stagione di A1.

Proprio nell’ultima gara, un infortunio che lo ha costretto a sedersi in panchina nel secondo quarto, per non riuscire più a tornare in campo. Prima di tutto, come stai Giacomo? “Ho uno stiramento al collaterale del ginocchio sinistro; devo stare fermo per un pò, ma dovrebbe guarire presto”.

E’ d’obbligo chiederti, ora che chiudi con il basket giocato, cosa succederà.“Ci sono dei progetti avviati. E’ risaputo del mio interesse verso l”ambiente pistoiese, quindi penso che concretizzeremo a breve qualcosa, ma di ufficiale ancora non c’è nulla. Ma l’idea è di proseguire assieme a questa società”.

Arrivato a gara 5, ci hai veramente creduto a quella che sarebbe stata una delle maggiori sorprese dello sport italiano? Ci abbiamo creduto tutti e non è stato solo un sogno: eravamo diventati noi la squadra da battere, perchè Milano ha avuto molta paura. In gara 5 loro hanno giocato sul fattore fisico, picchiandoci dal primo, all’ultimo minuto. Noi avevamo la panchina limitata e minore rilevanza di nome, quindi non potevamo competere. Ci siamo però meritati gli applausi e le lodi che ci hanno tessuto in tutta Italia; ho saputo che ha scritto di noi anche il Sole 24ore. Abbiamo risvegliato un bel sentimento”.

La più bella emozione da quando sei a Pistoia?“E’ stata bellissima sia la prima, sia la seconda, che la terza stagione. Ovvio che lo scorso anno, avendo alzato la coppa, è stato un qualcosa che rimarrà negli annali di Pistoia. Ma la pallacanestro espressa, il cuore, la voglia e lo spirito di squadra che abbiamo avuto in questi anni, credo non siano da meno, rispetto ad un campionato vinto”.

Il coach americano George Karl ha detto che “E’ il cuore la vera forza di un giocatore”. Sei d’accordo? Il cuore ti da una possibilità, ma non è solo quello. Nel momento in cui devi andare oltre lo sforzo, ci vuole cuore, voglia di farlo. Sono frasi che spesso si spendono nel momento in cui c’è stata l’impresa. Quindi viene passato come cuore, ma di base c’è un grande lavoro, la fortuna, ci sono i compagni di squadra, l’ambiente giusto, una moglie che ti sopporta e una famiglia fantastica. Quindi ci vogliono molte cose per essere un vero giocatore”.

Puoi fare un quintetto ideale, pensando ai tanti compagni con cui hai giocato?“Sono troppi, me ne dimenticherei qualcuno! Poi il basket è cambiato molto e sono talmente tanti i campioni e lo stile con il quale si è giocato, che sarebbe quasi impossibile fare un raffronto. Da buon compagno di squadra, spesso capitano, preferisco citare il gruppo anziché i singoli”.

Cosa ha lasciato il basket a Galanda e cosa Galanda al basket?“Il basket mi ha lasciato un lavoro, una carriera, il fatto di essere stimato e di essere diventato un esempio per alcuni. Dall’altro lascio, peccando di un pelo di presunzione, medagli, scudetti e vittorie, in base a dove sono stato, quindi gioie vissute assieme. Tralasciando la modestia, spero di essere stato un esempio, soprattutto un esempio di correttezza, abnegazione e uomo squadra, perchè ho sempre cercato di far si che questi valori fossero parte di me, anche sbagliando. Spero soprattutto di aver lasciato più esempi positivi, che negativi”.