Andrea Trinchieri ha incontrato i giornalisti alla vigilia della serie dei quarti di finale dei playoff tra la sua Bennet e la Scavolini Siviglia Pesaro.
Quasi due settimane di attesa prima di iniziare la post- season. A cosa sono servite?
In questi giorni abbiamo cercato di sistemare la squadra con i nuovi assetti. Onestamente ci siamo preparati bene e abbiamo avuto dei carichi di lavoro intelligenti. Siamo pronti.
Era da tempo che non avevi il campo da gioco così affollato come negli ultimi due allenamenti.
Avendo così tante assenze abbiamo deciso di invitare tutti, era sufficiente passare in via per Cucciago per essere arruolati. Scherzi a parte, abbiamo lavorato bene e c’è un’ottima atmosfera. Abbiamo un grande vantaggio: possiamo contare su veterani che hanno disputato tanti playoff e sanno come prepararsi, al momento infatti sono in spogliatoio ad affilare le sciabole, e su giocatori che sono a Cantù da qualche anno. Ho buonissime sensazioni, la squadra si è allenata con costrutto senza fermarsi a piangere sul latte versato o sulle mancanze. Poi è ovvio che Pesaro è un avversario molto difficile e la serie mi sembra davvero aperta. La Scavolini Siviglia ci ha battuto due volte quest’anno e questo vuol dire tanto sia in una direzione sia nell’altra.
Recuperete Micov?
All’inizio no, visto che per ora ha fatto solo due corse sul campo. Più in là vedremo. Stiamo valutando giorno per giorno la reazione di Vlado.
Cosa ti aspetti in gara 1?
Una partita difficile, punto a punto con dei problemi da risolvere. La chiave di tutto sarà giocare comunque, senza soffermarsi sul singolo possesso. In questi playoff dovremo dimostrare grande serenità perchè questa squadra ha sempre ottenuto risultati positivi ed è stata in campo in tutte le competizioni a cui ha partecipato, senza andare ad analizzare le singole sfide. Mi attendo la stessa cosa nei playoff.
Molti sostengono che Pesaro sia la formazione con cui vi accoppiate peggio.
Lo saprò a fine serie. Le gare di playoff, che si succedono ogni 48 ore, nascondono degli sviluppi totalmente differenti rispetto a una partita di campionato perchè nella post- season si gioca in modo molto diverso. Riconosci una situazione sul campo che ti dà vantaggio e la puoi cavalcare per 40 minuti finchè, nel match successivo, non si propone un’altra variante tecnica o tattica. Apprezzo il modo in cui abbiamo affrontato questi giorni e il clima che c’è intorno alla squadra. Sicuramente aver visto correre i nostro lungodegenti ha aiutato. Però anche la società ci è stata vicina e ci ha detto due cose nell’orecchio che non hanno fatto altro che rafforzare le nostre convinzioni.
L’anno scorso con Varese è stata molto più complicata la seconda sfida che la prima. Potrebbe essere così anche con Pesaro?
Se si guarda lo storico delle serie 2-2-1 si nota un trend. La formazione che vince gara 1 soffre in un modo pazzesco nella seconda partita, che deve vincere con i nervi, specialmente se nel primo match c’è stato un divario di punti. Questo perchè le squadre rigenerano le proprie emozioni e il proprio approccio alla gara. Contro la Scavolini Siviglia invece mi attendo un quarto di finale in cui ognuna delle due compagini può vincere ogni partita e si imporrà la formazione che saprà mantenere calma, sangue freddo e lucidità.
Non bisogna quindi farsi influenzare da eventuali break?
No, anche perchè esistono i famosi aggiustamenti tra una sfida e l’altra che sono molto importanti. Quando affronti la stessa avversaria per tante volte in un tempo così ravvicinato tutti sanno tutto di tutti. Basta modificare la posizione di un elemento, l’ingresso in uno schema o l’ordine dei giochi offensivi che cambia il prodotto finale. E’ pazzesco e divertentissimo per gli allenatori.
Quest’anno hai dovuto riadattare la tua squadra diverse volte. Questo può rivelarsi un vantaggio?
Questa stagione è stata la più complicata delle tre che ho passato a Cantù. Le altre annate hanno avuto uno sviluppo lineare, con il processo di costruzione della squadra che seguiva sempre la stessa direzione. Quest’anno cause esterne, ossia gli infortuni, cause interne, ovvero qualche scelta che non ha funzionato, e numero di partite ci hanno portato a raggiungere la migliore qualità di gioco solamente adesso. Chiaramente non esiste però un’equazione tra questa e la vittoria. Abbiamo conquistato 8 successi in Eurolega, disputato la finale di Coppa Italia e siamo stati tra il secondo e il terzo posto in 32 partite senza una grande qualità offensiva, ma grazie a difesa, intensità, raziocinio e concentrazione.
scritto da Ufficio Stampa Pallacanestro Cantù
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