Do You Remember?: Anthony Bowie, l’uomo dalle tre vite in Italia
Il giocatore protagonista del Do You Remember? settimanale è un giocatore americano, che nel decennio a cavallo tra il 1991 ed il 2001 ha vissuto tre esperienze nel nostro campionato di serie A1. Il giocatore in questione è Anthony Bowie ai giorni nostri oramai un allegro cinquantenne dallo spirito immutato come quando calcava i parquet del Nba ed Europa. La carriera cestistica ad alti livelli di Bowie, nato a Tulsa il 9 Novembre 1963, inizia con l’università di Oklahoma tra il 1984 ed il 1986 con i Sooners. Terminata l’avventura con il college nella primavera del 1986 viene scelto al terzo giro del draft Nba con il numero 66 dagli Houston Rockets. Per Anthony ala dal fisico non massiccio e muscolato (alcuni almanacchi narrano di appena 86 kg distribuiti su 198 cm di altezza ad inizio carriera), ma dai movimenti leggiadri e sinuosi sul rettangolo di gioco e con una tecnica di tiro da riproporre in dose massicce via video ai ragazzini delle scuole di minibasket, le porte dei campi illuminati dagli effetti speciali dei pro americani si apriranno solo tre anni più tardi dopo un biennio trascorso in Cba con i Quad City Thunder, squadra dove è cresciuto anche un altro Anthony di cognome Parker prima di diventare un assoluto protagonista in Nba con i San Antonio. Proprio dagli Spurs inizia l’avventura tra i pro per Bowie, che con i texani in 18 gare disputate sicuramente non sfigura producendo ben 8,6 punti a partita in 24 minuti di media. La buona esperienza a San Antonio gli vale la chiamata dalla franchigia che detiene i suoi diritti, cioè quei Rockets nei quali nella stagione 1989/90 disputa 25 garem ma i suoi numeri si dimezzano rispetto l’anno precedente con 4,3 punti in 13 minuti di media. L’anno successivo nel Novembre del 1990 Bowie ha la sua prima esperienza oltreoceano e proprio nel nostro campionato con Varese. Bowie arriva in una Ranger lontana parente di quella che l’anno precedente ha perso la finale scudetto contro Pesaro, dove Meo Sacchetti è fuori per oltre metà stagione per il terribile incidente della gara 2 nella finalissima contro Pesaro e nel proprio roster comincia a farsi le ossa il sedicenne Andrea Meneghin. Per Bowie ci sono quasi 21 punti di media a recita mentre la sua Varese si salva al termine dei play-out, ma l’annata italiana sarà molto importante per Anthony, ed infatti non è un caso che la sua migliore stagione in Nba sarà la successiva, quando approda agli Orlando Magic e produrrà in 52 partite 14,6 punti in 33 minuti di media in campo. Dopo quattro anni trascorsi con i Magic arriva nuovamente in Italia, e nuovamente in Lombardia, all’Olimpia Milano per la stagione 96-97. Nella Milano detentrice del titolo Bowie raccoglie la pesante eredità di Ro Blackman. La stagione milanese non mantiene le premesse della vigilia, infatti i meneghini saranno eleminati nei quarti di finale dei play-off e per Anthony ci saranno 14,8 punti di media a gara. Il periodo tra l’estate del 1997 e del 1998 sarà molto travagliato per Bowie, che sarà tagliato dal Tau Vitoria di Sergio Scariolo, si opererà al ginocchio e non supererà un provino con la Rimini di Piero Bucchi, ma il finale sarà lieto perché arriverà l’ultima chiamata dal Nba dai Knicks. La sua esperienza con New York non sarà esaltante (solo 2,8 punti di media) e così nel 1998 si chiuderà la sua carriera Nba per approdare definitivamente in Europa. Il suo ritorno europeo non sarà per nulla male, infatti con lo Zalgiris Kaunas Bowie sarà il trascinatore insieme a Stombergas e Tyus Edney della vittoria nella finalissima di Eurolega del 1999 a Monaco di Baviera contro la nostra Kinder Bologna per 82-74. Dopo aver vinto anche il titolo lituano nella stessa annata l’anno successivo si trasferisce in uno dei club più ricchi in Europa in quel periodo, e precisamente all’Aek Atene. Con la compagine ateniese Anthony si riconfermerà “re di coppa” vincendo la Coppa Saporta 2000, ed ancora una volta ad uscire sconfitta sarà la nostra Kinder Bologna per 83-76. Dopo un’altra annata sempre in Grecia al glorioso Aris Salonicco, Bowie tornerà in Italia nel Gennaio del 2001, e per un strano scherzo del destino lui giustiziere in passato della Virtus, ai cugini acerrimi rivali della Fortitudo Bologna. In questo caso a vendicarsi saranno i virtussini, trascinati dall’astro nascente Manu Ginobili, che batteranno la Paf 3-0 nella finalissima scudetto dopo averla eliminata, anche, dall’Eurolega nel mese di Aprile. Nella sei mesi all’ombra delle Due Torri per l’ala americana ci saranno 9,4 punti e 5 rimbalzi in 28 minuti di media nel nostro campionato, un preludio all’addio dall’attività di giocatore, che terminerà l’anno seguente con i russi dell’Ural Great Perm nel 2002. Appena terminata la carriera di giocatore inizierà subito nel 2003 la carriera di allenatore al Bishop Moore High School a dimostrazione di come il destino di questo grande giocatore e della pallacanestro siano sempre legati, anche una volta conclusa la sua brillante carriera agonistica, dove l’Italia ha visto un Bowie in erba nell’annata varesina, uno maturato dopo il quadriennio di Orlando e nel pieno della propria maturazione tecnica a Milano, ed infine quello sul viale del tramonto, ma ricchissimo di saggezza cestistica, quello apprezzato oramai trentasettenne alla Fortitudo.