A 10 anni dall’ultima, i Los Angeles Lakers raggiungono la Finale di Conference – nel 2010 poi conquistarono il titolo NBA – interrompendo così l’astinenza più lunga della storia della franchigia gialloviola. Gli Houston Rockets salutano questi Playoff 2020 con una prestazione non esattamente da incorniciare, che fa da perfetto seguito a tre nette sconfitte incassate nel giro di pochi giorni con grosso demerito di giocatori e staff tecnico, ma certamente anche merito dei Lakers, capaci di riprendersi da una pessima Gara-1 e di imporre superiorità tecnica nei successivi quattro incontri, quelli che hanno sancito il passaggio alle tanto attese Finali di Conference.
Quello dei Lakers in gara-5 è stato un successo veramente mai in discussione, se si esclude solo l’unico momento di difficoltà della gara di LeBron e soci con gli Houston Rockets a portarsi sul -6 sul 59-65 a inizio terzo periodo. I Lakers avevano messo il match totalmente in discesa con il 33-11 di parziale nel primo periodo (35-20 al 12′), chiudendo sul 62-51 a metà gara. Dopo il momento apparentemente di rientro dei texani come si diceva, Los Angeles ha chiuso il match costringendo Houston a tirare i remi in barca con eccessivo anticipo, e la squadra allenata da Mike D’Antoni ha incassato un’assoluta mareggiata che l’ha travolta per un 95-69 dopo tre quarti, una sentenza per i texani. Ultimo quarto di garbage time e senza storia, L.A. che chiude sul risultato finale di 119-96 e che fa un passo avanti verso il traguardo finale.
Nelle stats finali da notare che Houston ha tirato con il 37% dal campo e il 26% dall’arco, troppo poco per impensierire la difesa dei gialloviola che dominano a rimbalzo, 50-31 il conto.
Mvp del match, chi se non LeBron James: 29 punti, 11 rimbalzi e 7 assist. Per il numero 23 gialloviola è l’undicesima finale di Conference raggiunta nel corso della sua carriera, per dire è meglio di quanto fatto da 21 delle 30 franchigie NBA nella loro storia. LeBron inoltre raggiunge Oscar Robertson e diventa uno dei due giocatori ad aver raccolto almeno 250 punti, 100 rimbalzi e 80 assist nelle prime dieci gare di postseason. Per Anthony Davis, invece, una giornata “di relax”, chiusa con 13 punti, 11 rimbalzi e soli nove tiri tentati dal campo.
Sono sei gli atleti in doppia cifra alla sirena finale per la squadra allenata da coach Frank Vogel: Kyle Kuzma dalla panchina manda a segno 17 punti e tre triple segnate, che si aggiungono alle quattro a testa a bersaglio di Danny Green (14 punti) e Markieff Morris (16 con 6/7 al tiro complessivo in 24 minuti). 19 i canestri totali dalla lunga distanza dei gialloviola, nuovo record di franchigia nella post-season.
Per i Rockets, si “salva” James Harden 30 punti con 12/20 al tiro, sei rimbalzi, cinque assist, ma un eloquente -29 di plus/ minus. Russell Westbrook, invece, si segnala più per il litigio con il fratello di Rondo che per la prestazione offerta sul parquet: a gara praticamente chiusa, William Rondo, collaboratore NBA presente sugli spalti nell’area riservata ai familiari, ha iniziato a sottolineare il fatto che i Rockets dovessero tornarsene a casa e “The Brodie” ha chiesto e ottenuto il suo allontanamento. Tornando alla prestazione di Westbrook, solo 10 punti, 4/13 al tiro, sei assist e un’incapacità di determinazione e di incidere sul match che lascia il segno (in negativo) sulla stagione e sul futuro di Houston che adesso sarà chiamata a qualche importante riflessione sul futuro di giocatori e coaching staff, interrogandosi sulla bontà dello small-ball, dovendo decidere se proseguire o meno con Mike D’Antoni alla guida della squadra.