La pioggia di fuoco dall’arco e i lunghi atipici di Cremona nel Count Down della vittoria su Cantù
E’ l’irreale 11/17 da tre nel primo tempo a tenere banco nell’analisi dei numeri della sfida del PalaRadi. Il ritardo cronico della difesa canturina nei recuperi sui tiratori e nella lettura del pick’n’pop cremonese genera una grandinata di triple che ipoteca la partita. Le prove sottotono di Ragland e Leunen lasciano Cantù acefala, in balia del ritmo imposto da Jackson e Rich con la regia di Woodside.
Il secondo tempo inverte la tendenza (1/9 da tre Vanoli nella ripresa), ma la squadra di Sacripanti paga lo sforzo fatto per rientrare e nei minuti finali manca della lucidità necessaria per completare la rimonta.
10 come le triple a bersaglio della Vanoli sui primi 16 tentativi, con l’undicesima di Ndoja in scadenza di secondo quarto a fare da ciliegina sulla torta del sontuoso primo tempo cremonese.
9 come i canestri dal campo di uno scatenato Jarrius Jackson (25pti, 6/8 da due, 3/10 da tre), che insieme all’ex Jason Rich (19pti, 4 assist) guida l’assalto all’arma bianca dei primi 20′ con cui Cremona mette l’ipoteca sul match.
8 come gli assist di un lucido Ben Woodside (7pti, 2/2 da tre), che prende in mano la regia in assenza di Chase innescando puntualmente i compagni e come i rimbalzi di un solidissimo Klaudio Ndoja (6pti, 4 falli subiti), il cui impatto dalla panchina si fa sentire nel momento migliore del break Vanoli.
7 uomini a bersaglio dai 6.75 per coach Gresta, ovvero tutti quelli mandati in campo ad eccezione del centro Curtis Kelly. Anche i lunghi Vanoli sanno segnare da lontano e allargano il campo mandando fuori giri la difesa canturina, lenta sui recuperi e in difficoltà sul pick’n’pop avversario.
6 come i rimbalzi di Adrian Uter (15pti, 7/9 da due) e Michael Jenkins (26pti, di cui 21 nel secondo tempo), che nella ripresa provano a guidare la rimonta biancoblu, il giamaicano facendo a sportellate in vernice, l’ex-Brescia colpendo a ripetizione dall’arco (4/10 nei due quarti finali).
5 come i punti consecutivi che Sime Spralja manda a referto nel momento in cui Cantù risale fino al -2 sull’87-85 a metà del quarto periodo. Il centro croato (15pti, 7 reb), già indecifrabile per la difesa nei primi 20′ con la sua atipicità, rimette tre possessi tra le squadre e autografa la vittoria Vanoli.
4 come le palle perse, l’ultima sanguinosa a meno di un minuto dal termine seguita dall’antisportivo, di un Pietro Aradori (14pti, 5/7 al tiro, 5 assist) che per il resto non demerita, ma non riesce ad essere l’abituale punto di riferimento per i suoi in attacco.
3 come le triple del secondo quarto di un Tripkovic (11, 3/5 da tre) che, in dubbio alla vigilia, entra dalla panchina e dà il proprio sostanzioso contributo per spaccare in due la partita
2 come i canestri dal campo di MaartyLeunen (5, 2/6, 3 reb, 4 assist), anche lui disperso nell’anarchia della difesa canturina nei primi due quarti. Il capitano stavolta non gioca l’abituale ruolo di tessitore e rimane sostanzialmente avulso dal resto della squadra e dalla partita.
1 come la prima vittoria cremonese negli scontri con Cantù (0-8 prima di ieri sera). La squadra di Gresta ottiene un risultato a suo modo storico e rilancia la propria classifica con due punti importantissimi, data la caratura degli avversari, in chiave salvezza.
0 come i punti di Joe Ragland (8pti, 2/9 dal campo, 3 assist) nella ripresa. La point guard canturina, incappa in una serata opaca, resta a secco da due (0/4) e senza le sue penetrazioni taglienti, più che i punti, vengono a mancare quelle rotazioni difensive obbligate che generano movimento e mettono in ritmo l’attacco di Sacripanti.
Stefano Mocerino
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