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NBA, Danilo Gallinari: “Non so quando tornerò. Belinelli lotterà per il titolo. Su Hackett e Gentile…”

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La stagione 2013/2014 della NBA è finalmente alle porte. Nella prima notte non ci saranno italiani impegnati in campo ma ci si aspetta tanto dai nostri azzurri. Dal debutto di Gigi Datome con i Pistons alla rinascita di Andrea Bargnani con la maglia dei New York Knicks. Belinelli a San Antonio e Danilo Gallinari, alle riprese con il totale recupero dal brutto infortunio al ginocchio, con la sua

Denver. E’ proprio l’ex giocatore dell’Olimpia Milano ad essere stato protagonista di una bella intervista a cura del quotidiano “TuttoSport” che la redazione di BasketItaly.it è lieta di riproporvi:

 

L’obiettivo è rientrare, ma al meglio. Del resto Denver è in ricostruzione. Danilo Gallinari, può prevedere il suo rientro? «Non ho stabilito una data e tantomeno lo fanno i Nuggets. Con questo tipo di problemi bisogna pensare a recuperare al meglio. Tutto sta andando molto bene, la muscolatura è a buon punto,il ginocchio risponde, il legamento crociato non si era rotto del tutto, il vantaggio è che ancora tutto mio. per ora guardo i compagni, ma viaggio con loro e lavoro senza sosta».

L’ex Mvp Derrick Rose è rimasto fuori una stagione, suscitando perplessità a Chicago, ora è tornato al massimo. Sue sensazioni? «Me l’aspettavo, Rose non è il primo a subire questo incidente e se lavori bene e non insorgono problemi, si torna. Sono contento per lui, ha fatto benissimo. Forse poteva tornare prima, solo lui lo sa».

Denver è cambiata parecchio. Via coach Karl, il gm Ujiri, partito Iguodala. «Giocheremo in modo completamente diverso, con nuovi concetti difensivi e offensivi. Dove potremo arrivare non lo so. Tutto deve essere assimilato e si sono messi di mezzo gli infortuni, non solo il mio, non abbiamo potuto prepararci al completo. Anche chi è rimasto deve memorizzare abitudini. Brian Shaw ha come obiettivo ultimo l’attacco triangolo, è un allievo di Phil Jackson e Winters Ma ora non ci pensa, siamo in una fase di costruzione e transizione».

Primo anno con 4 italiani. Arriva Datome e Belinelli e Bargnani sono passati a San Antonio e New York. «Beli è finito in una grande franchigia che lotterà per il titolo. Sono contento, se l’è conquistato con il lavoro. E farà bene. Il Mago approda in una città super competitiva. Dovrà adeguarsi, a New York tutto è ingigantito, errori e successi. Se a Toronto aveva 5-6 giornalisti all’allenamento mattutino, lì ne trova 20-25 con telecamere spianate. Ha qualità per gestire la situazione, ma è un altro mondo. Sono felice per Gigi Datome, non conosco gli obiettivi di Dètroit che ha un nuovo progetto. Purtroppo anche lui si è fatto male, sta rientrando. Tifo per tutti».

In estate il mercato ha cambiato gerarchie e scenari. Le due big storiche, Lakers e Boston non sembrano da playoff. «Trasferimenti incredibili, inattesi, come Howard a Houston. Il risultato è che a Ovest è sempre più diffìcile, non si sa chi può arrivare 1 °, o 8°, almeno 12 possono ambire ai playoff. A Est 5 sono certe dei playoff: Miami, Brooklyn, Chicago, Indiana, New York, il resto è insondabile e di livello più basso».

Sempre due tendenze di gioco, tra Est e Ovest? «Meno del solito, per gli ingaggi di alcuni giocatori e coach a Ovest. In particolare inciderà Rivers ai Clippers».

Tredici nuovi coach, 9 esordienti. E 8 gm. Che significa? «Che nel business Nba tutto è possibile, una volta c’era più stabilità tra i coach, ora sono considerati come i giocatori».

David Stern, il commissioner della grande espansione, lascia il 1° febbraio. Si avverte il cambiamento? «No, perché il successore Silver è un suo collaboratore e perché la macchina da lui costruita è curata in ogni dettaglio. E poi penso che Stern darà ancora consigli».

Tante star hanno deciso di non prolungare in anticipo i contratti. Si libereranno a luglio LeBron James, Antony, lo stesso Kobe. «E’ sempre questione di business. Ma quest’anno è diverso perché – ad esempio – i Lakers nel 2014 avranno molto spazio di manovra per i salari. Forse qualcuno vuole capire quali siano i margini, economici e tecnici».

Ha seguito l’Italia all’Europeo. Sensazioni, oltre alla frustrazione personale? «Un’altra estate molto positiva. Certo, gira che con 7 posti mondiali, si sia arrivati ottavi, ma la squadra è cresciuta. Ora spero che l’Italia conquisti la wild card. Sarebbe bellissimo giocare il Mondiale».

Ha vinto la Francia di Parker, dopo tanti tentativi. «E sono contento per Tony. che lo meritava. E’ stato fondamentale anche per la sua carriera. Se perdi un anello Nba regalandolo a Miami ben due volte, in gara 6 e ga- ra 7, hai bisogno di fiducia subito».

Pronostico stagionale. Tutti aspettano Miami e LeBron, a caccia della tripletta. Ma… «Non sarà facile, perché i campioni hanno un anno in più. So che Wade ha lavorato in estate sulle sue ginocchia. Però bisogna verificare. E sotto canestro vedremo se Oden potrà contribuire, al rientro dal ritiro. Nel caso potrebbe spostare».

Possibili sorprese? «Sui giocatori non saprei, ma dico a est Washington e a Ovest-Minnesota. I Wizards hanno tanto talento e l’anno scorso quando è rientrato Wall hanno avuto media vittorie oltre il 50%.. Minnesota è stata colpita come nessuno dagli infortuni. Ora è al completo e ha aggiunto Martin».

Nel 2014 potreste essere 6 italiani, con Hackett e Gentile. Consigli? «Se hanno la possibilità, la colgano al volo, senza pensare a fermarsi un anno in più in Eurolega per maturare. Che Ale sia scelto o meno. E’ un’esperienza da vivere, appena si presenta»