Tra l’era Giorgio Panto e l’era Umana con Luigi Brugnaro, il presidente della Reyer Venezia era lui, Luciano Bertoncello.
Bertoncello si è spento, se ne è andato nella serata di lunedì all’età di 75 anni nell’ospedale dell’Angelo di Mestre dove era ricoverato da circa quattro mesi per i postumi del maledetto Covid-19. Grazie alle cure praticate dai sanitari si è poi negativizzato al tampone, ma purtroppo gli strascichi lasciati dalla malattia gli hanno intaccato l’organismo e lo hanno indebolito, al fine di cedere.
Originario di campo San Polo, a Venezia, dopo aver lavorato nell’edilizia e imprenditoria, fu il traghettatore dellla Reyer in un periodo buio e dimenticato da tanti, se non troppi, quando si militava nelle serie minori dalla stagione 2001/2002 alla 2005/2006, anno dell’arrivo in B1 con la serie della Finale Promozione vinta battendo la Bitumcalor Aquila Trento, gli anni dei reyerini Francesco Marini, Mario Guerrario e Marco Bellegotti, solo citandone alcuni. Prese allora i pochi sostenitori che frequentavano il PalaTaliercio all’epoca sotto la sua ala costruendo le basi di una grande ricostruzione. E per chi lo ricorda, sa che si è dedicato e ha dato anima e corpo alla squadra oro-granata, fino a cedere il passaggio di consegne nel 2006 per l’appunto alla presidenza di Brugnaro.
Questo il ricordo dell’attuale presidente della Reyer, Federico Casarin, dalle colonne dell’edizione odierna de La Nuova Venezia.
“Il mio unico rammarico è stato quello di averlo conosciuto troppo tardi. Era pacato, sempre positivo e prodigo di consigli, con tantissime idee per la testa. Un uomo d’altri tempi. Continuavamo a vederci e a sentirci anche dopo la sua uscita dal basket. Spesso lo incrociavo a messa, nella chiesa di Carpenedo. Mi faceva un mucchio di domande, perchè voleva sempre essere al corrente del mondo Reyer, era ancora innamoratissimo di quei colori. Tutta la società lo ricorda con grande affetto”.