Nicolò Melli: “Lavoro sempre al massimo per farmi trovare pronto. E con Zion è più facile”
Intervista a Nicolò Melli per l’edizione odierna di Tuttosport.
Un estratto delle dichiarazioni dell’ala dei New Orleans Pelicans.
Col rientro di Zion Williamson, Nicolò è diventato fondamentale nella squadra.
“Avevo già cominciato ad avere più spazio qualche partita prima, l’allenatore Alvin Gentry non mi aveva detto nulla, ma ero tranquillo. In effetti all’inizio mi avevano detto che al rientro di Zion le dinamiche sarebbero cambiate. Ho attraversato anche un periodo in cui la palla non entrava, ma al tiro è così, non ci pensavo troppo. Conta la fiducia. E gli spazi con Zion si ampliano”.
Più brillante e veloce.
“Mi sono fatto operare al ginocchio in estate dopo due anni difficili, l’ultimo disastroso per il dolore. Ora sto bene, non sono ancora al massimo, diciamo all’85/90%. Ma in estate, compatibilmente con gli impegni, lavorerò per raggiungere il massimo”.
Ambizioni da playoff.
“Siamo in corsa, dicono che abbiamo il calendario più facile, ma bisogna sempre andare in campo e vincere, dimostrarlo, insomma. Di sicuro ci proviamo con ogni forza. L’ottava a Ovest è Memphis, ma siccome siamo avanti 4-0 nei confronti diretti forse dovremmo guardare con attenzione Portland, più esperta”.
Trovarsi pronto quando non si sa quando giocherai.
“Non lo so, forse perchè ho fatto panchina anche in Europa, così ho sempre pensato di dover lavorare al massimo. Poi c’è anche il fattore ‘c’, diceva Basile. Se a Toronto non fosse entrata la prima tripla, forse la storia sarebbe diversa”.
6 mesi nella NBA.
“Non mi aspettavo niente, ma ci sono cose che mi hanno sorpreso, a cominciare dall’organizzazione capillare. Per il gioco, penso che, mettete però mille virgolette, ci sia meno tattica. Anche per le dimensioni del campo, se ti spazi un centimetro in più rispetto a quanto provato non cambia. E il talento diffuso e l’atletismo e la velocità, sono pazzeschi”.
Zion Williamson
“Un bravissimo ragazzo, a posto, dedito. Come giocatore lo vedete quanto domini, ma in allenamento fa cose ancor più incredibili. La combinazione di velocità, potenza e talento è unica. Sono in mezzo a tanti giovani e giovanissimi, per la prima volta ho la sensazione di sentirmi vecchio, ecco”.
Come ha vissuto la morte di Kobe Bryant.
“Su queste questioni private preferisco non esprimere cosa passi dentro di me. Ma posso raccontare come abbiamo ricevuto la notizia: eravamo già in palestra per la partita. Il silenzio. Ecco, le facce che faticavano a incrociarsi. E poi tutti a aspettare una smentita mai arrivata”.
Se sarà al Preolimpico.
“Eccome, io quando sto bene in azzurro vado di corsa”.
Come si vive il Coronavirus negli USA.
“Preferisco non esprimermi, evitare banalità. Non è che si debba parlare sempre e su tutto. Anzi è uno dei problemi attuali. Io non sono esperto. Però mi pare si sia passati dalla sottovalutazione alla sovraesposizione e che questo non faccia bene al Paese”.