[ESCLUSIVA] Andrea De Nicolao: “Sono cresciuto alla Reyer Family grazie a coach De Raffaele”
In esclusiva ai microfoni per Basketitaly.it, abbiamo intervistato Andrea De Nicolao dell’Umana Reyer Venezia.
Diventato nelle sue tre stagioni in oro-granata una pedina fondamentale per la squadra campione d’Italia e vincitrice dell’ultima Coppa Italia a Pesaro, il playmaker classe 1991 nativo di Camposampiero ha risposto alle nostre domande sulla sua esperienza all’Umana Reyer, sul giovane compagno Davide Casarin, sul coach Walter De Raffaele e non può mancare la menzione alla sua iniziativa estiva che a giugno arriverà alla sua 9° edizione, il Denik Camp.
Innanzitutto come stai fisicamente? Hai lasciato il raduno della Nazionale da Napoli per la riacutizzazione di un problema al ginocchio.
“Avevo un ginocchio da far riposare e da stare tranquillo in questo finale di stagione. Ora sto bene, questa settimana mi è servita proprio per riuscire a schiamare quest’infiammazione che ogni tanto mi viene”.
Tu sei comunque uno stakanovista del parquet, non salti una partita tra Serie A e Coppe Europee da sei stagioni consecutive e oltre, segno di uno che non vuole mollare nulla!
“Mai dire mai, però è tanti anni che faccio tutte le partite, è vero. Cerco sempre di essere fisicamente sempre pronto con gli esercizi grazie ai preparatori e le fisioterapie che fanno sempre bene, e cerco di mantenermi non solo con quello, ma anche con alimentazione giusta e uno stile di vita sano, questo è sicuramente il segreto di riuscire a stare sempre bene”.
Reyer is Family. Dite “Family” quando fate gruppo e prima di entrare in campo per la partita. Come è cresciuta questa famiglia, questa società, questo ambiente… tu sei alla Reyer dal luglio 2017, cosa puoi dire a riguardo, perchè Reyer is Family?
“Diciamo ‘Family’ perchè la Reyer è come una famiglia, è come dire ‘gruppo’, ma un vero gruppo di persone che come in famiglia ama stare insieme. E quando si ama stare insieme, si ottengono sicuramente risultati perchè è riuscire a stare insieme che dà grande forza e consapevolezza ad un gruppo, e questo noi l’abbiamo dimostrato negli ultimi anni”.
Parliamo di un tuo compagno di squadra, Davide Casarin. Un classe 2003, Mvp della Next Gen Cup. Lui ti definisce come un fratello come Stefano Tonut e Valerio Mazzola… cosa ne pensi di lui?
“Come è noto a tutti, Davide ha grandi margini di miglioramento e grandi potenziali. Penso che lui ad oggi debba solo che pensare a lavorare come sta facendo, lavorare nel modo migliore per poter essere un giorno un giocatore. Adesso è ancora molto giovane ma le potenzialità ce le ha, quindi gli faccio un grosso in bocca al lupo e, per quanto io posso gli do qualche consiglio, dato che ci parliamo tanto, di fargli fare la cosa giusta e di aiutarlo in ogni situazione di partita o in campo durante l’allenamento per crescere”.
Parliamo di allenatori: tuo padre ti ha insegnato a giocare a pallacanestro; Francesco Vitucci ti ha fatto esordire nel massimo campionato. Hai avuto anche come coach (spero di non dimenticarne qualcuno) Sasha Djordjevic, Fabrizio Frates, Stefano Bizzozi, Alessandro Ramagli e Max Menetti. Infine Walter De Raffaele. Cosa ti ha dato e cosa ti sta dando in più, in cosa è stato più speciale nei tuoi confonti?
“Penso che ogni allenatore che io ho avuto mi abbia dato qualcosa come è giusto che sia, e mi ha aiutato nel mio processo di crescita, chi in un modo, chi nell’altro. Anche coach De Raffaele in questi anni mi ha aiutato e mi aiuterà a crescere sempre di più. È bello per questo in una carriera di un giocatore ogni anno riuscire a continuare a crescere, e dal canto suo, come sempre ho detto, De Raffaele fa crescere i giocatori, non è uno di quelli che gestisce semplicemente la squadra, ma proprio ti fa crescere all’interno degli allenamenti e delle partite, questa io credo sia la cosa più bella. Ci sono tanti aspetti sul quale sono cresciuto con De Raffaele, ma tante parti del mio gioco sia in attacco che in difesa sono cresciuto, su questo lo ringrazio”.
Cos’è per te la Mentalità Reyer? Coach De Raffaele dice che è un modo di lavorare in cui si punta sul professionista e sulla persona.
“Come dice il coach, non è altro che un modo di lavorare nel quale si lavora facendo migliorare i giocatori sul proprio gioco e non nel gestire semplicemente la squadra. E’ un modo di lavorare dove i giocatori hanno una grande richiesta di migliorare dove lo staff risponde prontamente con sempre nuovi concetti, nuove tecniche, nuove armi difensive, nuovi armi in attacco… Dove si collabora tra staff e giocatori per migliorare ogni giorno sempre di più. Le persone che sono dentro al Progetto Reyer sono di un certo spessore e questo dà un grosso vantaggio fatto di poter migliorare e poter lavorare insieme”.
‘Se sei bravo giochi, altrimenti stai seduto’. L’ha detto il tuo coach Walter De Raffaele sulla crescita di voi italiani nelle vittorie dell’Umana Reyer, tra cui la Coppa Italia dove tu, Tonut e Mazzola siete partiti nello starting five. Per te, che sei uno dei consiglieri GIBA, cosa significa questa frase?
“Ha detto una cosa giusta. Come in tutti gli sport, se sei bravo giochi, altrimenti stai seduto, come dice il coach. Se sei in un momento di forma, se stai giocando meglio, è giusto che uno giochi piuttosto un altro giocatore. Questo fa parte anche in un’alchimia di gruppo, dove il giocatore deve sapere che momento stà attraversando e la squadra ha bisogno di lui a seconda del momento che sta attraversando il giocatore. Sicuramente De Raffaele ha ragione, in una squadra come la Reyer che punta sempre a vincere campionati e trofei bisogna essere sempre al top e sempre al 100% , è giusto che gioca chi se lo merita”.
Se ti dico: “il miglioramento non va atteso, va inseguito!”, parliamo del tuo motto e del Denik Camp. Si appresta alla sua 9° edizione, hai coinvolto i tuoi fratelli Giovanni e Francesco, hai avuto come ospiti negli anni Achille Polonara, Julyan Stone, Stefano Tonut, Bruno Cerella, le sorelle Dotto, Rod Griffin, Daniele Magro… Cosa è per te il Denik Camp? Come è nato?
“Il motto l’ho deciso 9 anni fa per il mio Camp, perchè credo che se uno voglia migliorare deve inseguire il miglioramento, non può aspettare che il miglioramento venga verso di se. Bisogna fare di tutto e il possibile per migliorarsi andando in palestra e andare al campetto per queste tipo di attività. Il Camp di Basket per me significa proprio questo: trasferire lì la mia passione per la pallacanestro e la passione dei miei ospiti, perchè durante gli anni ho avuto la fortuna che tanti amici sono venuti a trovarmi tra giocatori di Serie A e quant’altro, perchè possano trasmettere la loro passione e possano dare qualche piccolo consiglio ai nostri ragazzi. Sicuramente in una settimana non si fa fare diventare Michael Jordan nessuno, però in una settimana si può fare crescere la passione che hanno questi bambini, perchè magari nessuno di loro diventerà un campione, magari uno o due, ma magari tanti altri resterà all’interno del’ambiente a fare l’addetto stampa piuttosto che l’allenatore o un dirigente, o piuttosto un arbitro. Ma è bello che i nostri ragazzi possano vivere la nostra pallacanestro da tanti punti di vista, non solo quello del giocatore, e proprio per questo negli anni ho avuto la fortuna di invitare come ospiti tipologie diverse, il giocatore ma anche l’arbitro, anche il procuratore, il giornalista… e di questo i bambini sono stati contentissimi”.
Il Denik camp quest’ano si svolgerà sulla riviera romagnola da Domenica 14 giugno a Sabato 20 giugno. Ma il 24 giugno si giocherà Italia-Senegal al Torneo PreOlimpico a Belgrado… Quanto speri nella convocazione da parte di Meo Sacchetti per il PreOlimpico?
“Le date sono state decise insieme al mio staff. Per la Nazionale non si può mai sapere, è una cosa che si sa sempre all’ultimo secondo mentre il Camp ha bisogno di una programmazione a lungo termine dove c’è una fase di pubblicità, fase di organizzazione della settimana degli allenamenti, delle uscite, e una volta decisa la data tutto il resto verrà di conseguenza. Se spero nella convocazione? Da qui a giugno possono succedere tante cose, quindi chi lo sa, lo scopriremo solamente vivendo. Perchè adesso penso solamente alla Reyer e a finire al meglio questo campionato, poi a fine stagione si vedrà”.
Un ringraziamento doveroso per la disponibilità all’Ufficio Stampa Reyer (nella persona di Francesco Rigo) e naturalmente ad Andrea De Nicolao per la concessione dell’intervista.
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