Road to Final8: la Virtus cerca una coppa per legittimare il suo ritorno tra le grandi
Passerà anche da Pesaro il processo di ritorno tra le grandi della Virtus Bologna, alla disperata ricerca di un trofeo importante per poter finalmente legittimare il proprio ritorno tra le grandi d’Italia. Con la leadership in campionato, frutto di 2 sole sconfitte in 20 gare la squadra di Djordjevic partirà inevitabilmente coi favori del pronostico ed il primo avversario, la Reyer Venezia battuta a due volte in stagione, non rappresenta almeno sulla carta un avversario insormontabile. Le ultime sconfitte in EuroCup e soprattutto nell’intercontinentale di Tenerife possono aver minato qualche certezza, ma il dominio dei Bolognesi, soprattutto in Italia è stato fin qui quasi totale.
LA STORIA
Le Vnere si dividono con Treviso il record di coppe vinte (8), di cui 2 dall’introduzione della formula attuale di final eight. Tuttavia il digiuno dura ormai da 18 anni, poiché l’ultimo trionfo è datato 2002, quando la Virtus, guidata da un certo Manu Ginobili, dominava i parquet europei. Dopodiché, tra vicissitudini societarie e tecniche, quattro sconfitte in finale consecutiva tra il 2007 e il 2010 e null’altro. Nella scorsa edizione lo sfizio di eliminare nella classica del nostro basket l’Olmpia Milano, ma quest’anno l’obiettivo sarà ovviamente portare a casa la coppa.
PUNTI DI FORZA
Sarebbe scontato ed ingeneroso ridurre la Virtus al suo uomo simbolo: quel Milos Teodosic che al momento è il più credibile candidato al premio di MVP della stagione, ma certamente partire con un fuoriclasse di tale spessore nel proprio roster è un privilegio che in Italia pochissimi possono vantare. Dando dunque per scontato quanto l’ex Clippers significhi per i bianconeri, non si può non riconoscere l’importanza del lavoro di coach Djordjevic nell’assemblare una squadra capace di sia di far rendere al meglio il proprio asso, sia all’occorrenza di sopperire il più possibile alla sua mancanza (che comunque, quando c’è stata, si è sentita). In questo senso un plauso va anche alla dirigenza, capace di inserire diversi elementi di grande qualità: su tutti Stefan Markovic; passatore eccellente è buonissimo difensore, Kyle Weems; macchina da punti a tratti devastante e Julian Gamble, presenza pesantissima sul pitturato in entrambi i lati del campo. La mano del coach serbo è poi evidente anche nel valorizzare al meglio anche quegli uomini meno appariscenti come Giampaolo Ricci, arrivato in estate in sordina ma ormai inamovibili in quintetto e con medie di punti e rimbalzi più che convincenti. Da non dimenticare poi il pesante apporto dalla panchina di uomini quali capitan Baldi Rossi, Vince Hunter, David Cournooh, l’ultimo arrivato Devyn Marble o il vicecampione dei mondo Marcos Delia.
PUNTI DEBOLI
Tecnicamente e a livello di individualità pochi se non nessuno. I problemi evidenziati in molte uscite di questa stagione semmai sono semmai di natura mentale, con diversi blackout che, se in campionato sono stati quasi sempre tamponati grazie al talento dei singoli e dalle letture dell’allenatore, sono stati deleteri nelle due uscite fino ad ora più importanti della stagione: la finale di coppa intercontinentale, dove un approccio sbagliato nel primo tempo ha reso necessaria una rincorsa rivelatasi poi insufficiente per cambiare le sorti del match; e l’ultima sfida quasi da dentro o fuori con il Partizan Belgrado, dove un vantaggio di 15 punti è stato buttato via negli ultimi secondi.
Se la Virtus dovesse però mantenere il livello di gioco e di intensità tenuta fin qui in patria, ecco che considerare i Bolognesi come principali indiziati ad alzare il trofeo sarebbe legittimo.