Intervista a Stefano Mancinelli, ala e capitano della Pompea Fortitudo Bologna, per Tuttosport.
Un estratto delle sue dichiarazioni.
“Siamo partiti per salvarci e non pensavamo di fare così bene. Siamo molto contenti, certo, anche se ben consci che non abbiamo fatto niente di definitivo.”
Chiuso il 2019 con le pesanti sconfitte nel derby e con Trieste. Come si è reagito nel match contro la Reggiana? “Siamo una squadra esperta, è bastato guardarci negli occhi senza dire troppe parole. Sapevamo che se avessimo perso anche con Reggio sarebbe stato un problema e questo poteva portarci ad essere nervosi; invece abbiamo fatto una grande partita dando una bella risposta.”
Il derby di Natale andato male… “Malissimo, altrochè. Dispiace per come abbiamo perso soprattutto per i tifosi. Dovevamo essere noi ad essere aggressivi dall’inizio e invece lo è stata la Virtus. Ora però non dobbiamo pensare più a quella sfida e neanche a quella del ritorno del 17 aprile: abbiamo altre gare da affrontare prima e che serviranno per raggiungere il nostro obiettivo.”
Il rapporto con coach Antimo Martino. “Ci aiuta molto e noi aiutiamo lui. Ci mette nelle migliori condizioni per esprimere le nostre qualità e se siamo messi così bene in classifica gran parte del merito è suo.”
Come spiegherebbe a un non tifoso Fortitudo cosa significa essere capitano e bandiera. “Innanzitutto è un onore. Sono arrivato qui sedicenne e mi sono conquistato tutto giorno dopo giorno sentendomi sempre in famiglia. La Fortitudo è tutto per me: se non la si vive non la si può capire: non è una squadra come le altre, c’è un popolo che vive per lei. Quando si dice che la Fortitudo è un sentimento si dice una verità. Io ho giocato in grandi piazze e in grandi squadre (Milano, Cantù e Torino) ma qui è diverso, è un’altra roba.”
A marzo saranno 37 anni. Già deciso quanto ancora giocherà? “Per il momento no. Intanto c’è questa stagione da finire, poi nella prossima penso di continuare. Dopo si vedrà ma per ora non ci penso.”