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Do You Remember? Marty Conlon, l’irlandese dal… gomito largo!

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“Quando lo stile non è tutto”: potrebbe essere riassunta così la carriera di Martin McBride Conlon, lungo americano di origine irlandese con passato anche in Italia ed NBA. Nato nel Bronx nel 1968, il giovane Marty frequenta l’high school all’Archbishop Stepinac. A suon di prestazioni ben oltre la doppia doppia di media, strappa la chiamata dell’Università di Providence dove viene allenato da Rick Pitino.

Con i Friars raggiunge anche una storica Final Four, restando in squadra per quattro anni con ottime medie (14.7 punti e 7.6 rimbalzi nella stagione da senior). In quegli anni inizierà a perfezionare il suo famigerato tiro con il gomito larghissimo, unito ad una postura molto scolastica che lo portava a far sporgere eccessivamente anche il fondoschiena all’indietro, fin quasi a sfiorare il parquet nel momento del caricamento del tiro. Questa meccanica rappresenterà il suo marchio di fabbrica che, a dispetto dello stile rivedibile, si dimostrerà spesso letale anche dalla lunetta e dall’arco (60% da 2, al 35% da 3 e al 70% ai liberi nelle sue avventure in Italia).

Marty Conlon

Marty Conlon, una vita da giramondo del basket

Terminata l’esperienza al College, Conlon inizia a girovagare in cerca di una squadra. Non viene scelto al Draft ma assaggia l’NBA cambiando spesso franchigia: l’esordio avviene con i Seattle Supersonic, passando anche per i Sacramento Kings, i Washington Bullets e gli Charlotte Hornets. E’ però con i Milwaukee Bucks ed i Boston Celtics che colleziona le annate migliori, sfiorando anche la doppia cifra di media. L’arrivo di Pitino in Massachusetts, tuttavia, aprì alla partenza di Marty che non trovò ulteriore spazio.

Nel 1997 arriva poi la chiamata europea, con la Fortitudo Bologna che punta sull’irlandese: si tratterà però di una fugace apparizione, appena 5 partite e 21 punti. Il nativo del Bronx tornerà così in NBA fino al 2000 alternandosi con poco spazio tra Miami, Boston e Los Angeles (sponda Clippers). Il ritorno nel vecchio continente avviene in Spagna con il Fuenlabrada, prima di indossare la canotta di Verona. Con gli scaligeri nel 2001 è protagonista di un’ottima annata, chiusa con 13 punti e 7 rimbalzi di media in campionato. Nella sua stagione c’è anche un high in Eurolega di 23+8.5 nella serie contro l’Olympiakos.

Il ritorno in Italia e l’esperienza di Napoli

Il suo girovagare lo riporta in America dove, senza squadra, si dedica per alcuni giorni successivi all’attentato dell’11 settembre a fare da cuoco per i bisognosi. Da lì a poco arriverà la chiamata della neopromossa Napoli. All’ombra del Vesuvio si fa immediatamente apprezzare a suon di eccellenti prestazioni (high di 23 contro Siena in Coppa Italia). Con la sua esperienza contribuisce al raggiungimento del secondo turno dei playoff (eliminati dalla Virtus Roma di Myers). Con i partenopei diventano ancor più famosi i suoi blocchi, con il suo stile particolare che viene idolatrato dai tifosi azzurri.

Al termine della stagione non viene però rinnovato da Napoli ma torna al PalaBarbuto nel 2005 dopo un’avventura poco fortunata in Spagna al Murcia. Gli azzurri, dopo l’infortunio di Corey Albano, richiamano quel 37enne che pochi anni prima si era fatto voler bene dal pubblico napoletano. Chiuderà il campionato con il 59% da 2 il 41% da 3, risultando subito decisivo contro Milano con 8 punti e 6 rimbalzi. La stagione di Napoli terminerà al primo turno dei playoff contro la Benetton Treviso.

Che fine ha fatto Marty Conlon?

Quella con Napoli sarà l’ultima apparizione di Marty Conlon da giocatore. L’irlandese-americano, che attualmente vive a New York, intraprenderà poi una carriera da assistente allenatore nella nazionale irlandese. In seguito diviene dirigente di NBA International, lavorando a stretto contatto con i bambini.

Passato alla storia per la sua dinamica di tiro davvero unica, si è sempre dimostrato un giocatore affidabile ed un ottimo compagno di squadra per compagni e allenatori. Il prodotto di Providence non avrà convinto per stile ma è sempre riuscito a lasciare un pezzo di sé nelle varie esperienze della sua carriera: impossibile dimenticarlo! 

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