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Gigi Datome. “Obiettivo ai Mondiali? Le Olimpiadi. E conquistare la gente come le calciatrici”

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Gigi Datome nazionale Italia

Lunga intervista a Luigi “Gigi” Datome, capitano dell’Italbasket, concessa al quotidiano La Stampa sulla preparazione ai prossimi Mondiali in Cina che prenderanno il via il prossimo 31 agosto.
Eccone un estratto.

Le sue condizioni fisiche dopo i problemi al ginocchio sinistro.
“Sto meglio. Era un intervento di pulizia che avevo preventivato da tempo. Speravo di poter rientrare per il torneo in Grecia (dal 16 ad Atene, ndr), invece dovremo ancora rinviare. Ma poi sarò di nuovo quello di prima”.

Sulla Nazionale nei primi match di preparazione.
“C’è tanta voglia di sbattersi, anche in allenamento, e un buon clima. La sconfitta in extremis contro la Russia a Verona? Ci farà bene. Dobbiamo capire che, soprattutto per una squadra piccola come la nostra, se abbassi il ritmo di gioco e fermi troppo la palla poi rischi di perdere da chiunque. Una lezione salutare”.

Su Gallinari e Belinelli.
“Beli sarà uno dei nostri terminali e si sta inserendo ogni giorno di più. Ma va servito bene e dobbiamo aiutarlo tutti ad aiutarci. Il Gallo invece non è ancora pronto dopo l’intervento di appendicite. Spero almeno che adesso gli infortuni ci lascino in pace”.

Obiettivo per questi Mondiali.
“Passare il primo turno, poi prenderci gusto. Mi auguro di centrare almeno il torneo preolimpico, se non addirittura la qualificazione diretta ai Giochi. Poi, certo, il sogno è sempre una medaglia”.

Vent’anni fa l’Italbasket vinse l’Europeo di Parigi.
“Avevo quasi 12 anni ed ero a Golfo Aranci, in Sardegna, nell’hotel dei miei. Giocavo già a basket e insieme ad altri ragazzini per la gioia feci il bagno vestito in una fontana. Indimenticabile”.

Perché l’Italia dei canestri non vince più una medaglia internazionale da 15 anni?
“Credo che le cause siano tante e difficili da risolvere, scarsa attenzione per i vivai, il professionismo, la mancanza di cultura, poca fame nei nostri giovani, impianti antiquati, troppi stranieri, anche la mancanza di coraggio. Tanti ultratrentenni in Nazionale non è un bel segnale”.

Un desiderio particolare, legato ai prossimi Mondiali?
“Che la gente in Italia si innamori di noi come ha fatto con le azzurre del calcio. Sarebbe già un bel risultato”.