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Landi:”L’Eurolega con la Virtus per mio padre”

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Il punto in casa Virtus: con l’uscita di scena di Cantù, da oggi potrebbe cominciare a movimentarsi il mercato dei dirigenti, con Arrigoni pronto ad assumere il ruolo di DS in casa Virtus.

La questione sembra solo una formalità, vedremo quando ci sarà l’annuncio nei prossimi giorni. Intanto, Andusic è stato chiamato al raduno della nazionale serba per gli Europei, forse non entrerà nei 12 finali, ma è sicuramente un buon segnale per l’investimento fatto dalle VuNere quest’anno.
L’MVP delle finali U19 di Udine, Aristide Landi, ha rilasciato un intervista a Stadio, sul suo presente, ma soprattutto sul suo futuro. Ecco le sue parole:

Gli infortuni che ho subito? Io non ho paura le cose brutte ti fortificano. Dopo il problema al ginocchio mi davano per perso, ma non mi sono spaventato, e se c’è da rischiare di farsi male non è un problema. Due volte MVP, sono di un altro livello? Per carità, c’è sempre gente migliore. E si può sempre crescere. Sono cresciuto caratterialmente? Ho il carattere del vincente, non mi arrendo mai, voglio dare comunque il mille per mille. Le sfortune ti spronano, ti rafforzano. E poi con me sono stati bravi a parlare spesso Consolini e Sanguettoli. La mia storia? Ho cominciato con la pallacanestro a quattro anni. Anzi, già quand’ero nella pancia di mia madre, che andava a vedere le partite di mio padre. Fino ai 13 anni sono stato a Potenza poi, dopo tanti provini, ho scelto la Virtus. La tradizione, la foresteria, la possibilità di allenarsi con Sanguettoli e Consolini, una città che ti fa sentire a casa: qui ho trovato tutto. Una svolta dettata anche dal destino? Mio padre è mancato sei anni fa, è stato un momento difficile, dopo un anno dalla sua scomparsa ho deciso di partire. Alla mia età ebbe l’occasione di giocare in A2, ma mia nonna non volle, e fece tanta B1. Adesso sarebbe fiero? Avrebbe pagato perchè crescessi in fretta e potessimo giocare insieme, lui l’ha fatto fino a 41 anni. Vado in campo per lui? Sì, anche quest’anno, in finale, avevo la maglia col suo ritratto. E’ un punto fermo. Cosa vuol dire essere impiegato con continuità al piano di sopra? All’inizio soffrivo un po’, perché non giocare è difficile, mi pesa non poter dare un contributo. Poi, grazie a Bechi, ho avuto l’opportunità. Lui si è fidato, io sono stato bravo. Adesso il primo obiettivo è restare in Virtus. Se decidessero di prestarmi in Legadue? L’importante è giocare. So che se prenderanno questa decisione sarà per il mio bene. E spero di guadagnarmi la richiamata. Pensavo di essere già pronto per la serie A? Il salto dalle giovanili è indescrivibile. Ma ero molto motivato, e poi avere la fiducia di Gigli e Poeta ci ha aiutato. Paura? Quella mai, emozione sì. E’ stata una grande esperienza, spero che continui, ho ancora più voglia. Ho parlato con Villalta? Non ancora. Il suo arrivo darà positività all’ambiente, l’idea è riportare il club in alto. La Virtus dei giovani? Siamo stati molto fortunati, un’altra società che sceglie questa strada non c’è. Che giocatore sono? Sono molto a mio agio sull’esterno, devo migliorare all’interno. Esagero col tiro da fuori? Anche. Ho sempre avuto l’istinto di tirare, ma voglio prendermi le responsabilità. Il mio modello? Solo mio padre. Era un centro, molto meglio di me in area. Il sogno da dedicargli? L’Eurolega con la Virtus.