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Home Nazionale Jeff Brooks: “A Cantù salto più importante della mia carriera. Il derby? Adrenalina al massimo”.

Jeff Brooks: “A Cantù salto più importante della mia carriera. Il derby? Adrenalina al massimo”.

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Lunga intervista a Jeff Brooks, ala della Nazionale italiana e dell’A|X Armani Exchange Olimpia Milano, per TimeOut, inserto del mercoledì de La Gazzetta dello Sport.
Si parla del match di domenica in campionato che l’Olimpia affronterà al Forum di Assago contro l’Acqua S. Bernardo Pallacanestro Cantù, il derby tra Milano e Cantù.

Brooks, insieme a Vladimir Micov, Andrea Cinciarini e Christian Burns, è uno dei 4 ex della sfida. Dopo l’esperienza all’Aurora Jesi in A2, Brooks approdò a Cantù nella stagione 2012-2013. “Cantù è stato il salto più importante della mia carriera professionale. Se oggi sono qui lo devo a Bruno Arrigoni che, dopo il mio anno da matricola in Italia, mi seguì alla Summer League di Las Vegas per capire se avevo le qualità per giocare ad un livello superiore nella sua Cantù. (…). Bruno si convinse che ero il giocatore giusto e mi portò in Brianza dove ho vinto la Supercoppa e mi sono messo in luce in Eurolega. Con Arrigoni ho mantenuto un rapporto molto stretto e sono contento che sia tornato a Cantù a lavorare così potrò salutarlo con grande piacere domenica al Forum.”

Pochi dubbi sul valore di un derby: “Per me tutto quello che riguarda Cantù è speciale. In quella stagione ho conosciuto mia moglie Benedetta e ho potuto testarmi come giocatore in un ambiente di alto livello. E poi è sempre un derby, un evento che io apprezzo perché vengo dal Kentucky anche se lì quel termine è più collegato alle corse dei cavalli. Ma anche sotto il profilo cestistico, conosco ben il significato di partite come Milano-Cantù, Milano-Varese, Varese-Cantù perchè al college ne ho giocate tante nella zona di Philadelphia e so bene quale tipo di atmosfera si crei attorno a questo evento. L’adrenalina va al massimo, nessuno vuole perdere.”.

Brooks si considera un giocatore «old school». “Respingo le mode: non mi piacciono i tatuaggi o certi look stravaganti come si vede oggi in Nba. Non curo la mia immagine. Ho sempre seguito il mio spirito, mi piace essere quello che sono”.

Pochi dubbi sul futuro. “Adesso non posso immaginare un posto diverso dove vivere e giocare. Milano e l’Olimpia sono il top. Qui ho un altro anno di contratto. Ma non sarò io decidere come chiudere la carriera, sarà il basket a decidere per me. Tra 2-3 anni come tra 10. Mi piace vivere il presente, senza farmi troppi pensieri sul futuro”.

E sull’Italbasket alla FIBA World Cup… “Abbiamo una buona squadra, molto versatile e completa. Andiamo in Cina per fare bene,. Io ci credo”