Conferenza stampa di chiusura della stagione per coach Pancotto che ha salutato i giornalisti nella sala stampa del PalaDelMauro.
“Mi sono venute in mente due cose in questi tre mesi e mezzo: ho pensato al pilota dell’aereo atterrato sull’Hudson che ha salvato centinaia di passeggeri o lo sceriffo del film “Mezzogiorno di fuoco”: entrambi chiamati a prendere decisioni sotto massima pressione. – esordisce così il coach marchigiano –
Sono stati i miei due compagni di viaggio nel girone di ritorno in cui ho sempre sentito il dovere di dare tutto me stesso per la Scandone. Un girone di ritorno in cui c’erano otto partite fuori casa e sette in casa, con le più forti da affrontare in casa e le gli scontri diretti in trasferta. In questi casi non si pensa, ma si agisce su tre valori: Uomini, Cuore e Lavoro. Le nove partite vinte su 15 incontri, unite alle vittorie della mia prima esperienza in biancoverde, si sommano per il 51,2 % di vittorie. Abbiamo dato valore ai valori, anche se non c’era una buona situazione. Ma ho sempre creduto che lo sport e la vita siano fatti dagli uomini che con le giuste motivazioni possono fare grandi cose grazie al cuore a al lavoro senza il quale non si ottengono risultati.
In questo percorso ho trovato persone importanti: società, staff e squadra, le 3 S a me care, si sono integrati e hanno lavorato per l’unico obiettivo. A 12 giornate dalla fine eravamo ultimi, a due dalla fine ci si giocavamo i playoff. Abbiamo saputo cambiare l’inerzia della stagione, sotto massima pressione nonostante mare mosso e tempeste, ma seguendo la nostra rotta. In questo cammino abbiamo scalato tutte le montagne alimentandoci delle paure e trasformandole in motivazioni. Tutti hanno contribuito, costruendo un carattere di squadra che ha permesso ad ogni giocatore di essere protagonista. Ho capito che era importante integrarmi con le persone, essendo diverso il momento rispetto al 2009: due tipologie di squadra, la prima giovane la seconda più esperta in cui era fondamentale trovare una chimica. Mi sono reso conto che c’era tanto da fare ma la volontà di farlo era superiore alla difficoltà. Ho commesso degli errori e li ho ammessi. Ho fatto capire ai giocatori che non dovevano sentirsi colpevoli ma che avevano la possibilità di migliorare, correggendo gli errori. La scelta di Biligha in quintetto, è stata ponderata e coraggiosa: volevo che fosse un segnale di forte motivazione per tutti. Con ogni giocatore ho stabilito ruolo e responsabilità, che ognuno di loro ha saputo esaltare con determinazione e senso di appartenenza. E’ stato un percorso difficile, ma eravamo pronti: abbiamo ricevuto tanti complimenti grazie al lavoro, riequilibrando l’attacco e costruendo una buona difesa e i riconoscimenti esterni ci gratificano perché hanno riportato Avellino al centro dell’attenzione, come città di basket.
Voglio ringraziare L’ing. De Cesare perché mi ha scelto e mi ha dato la possibilità di tornare e di lavorare nel modo migliore, il Presidente Sampietro, la Vicepresidente Malzoni, Nevole e De Paola, gli assistenti, il preparatore fisico e i fisioterapisti con i quali ho condiviso bei momenti, lo staff della sede e il responsabile del PalaDelMauro, e i giornalisti che hanno sempre criticato in modo costruttivo. Gli Original Fans e tutti i tifosi sono stati la spina dorsale dell’annata. Ho lasciato per ultimo i giocatori, che ho abbracciato e ringraziato singolarmente, per i valori che mi hanno trasmesso. Sono e restano gli artefici principali di questa stagione e rimangono gli attori protagonisti sui quali far crescere qualsiasi ambizione. E’ stata e resterà una stagione meravigliosa.
Saprete qualcosa molto presto dalla società. Prima bisogna chiudere il campionato, prendersi un paio di settimane per metabolizzare l’emotività. Dal 15 gennaio abbiamo un rapporto costante. Ora c’è bisogno di chiudere prima una pagina, per poi ripartire. La società è in ottime mani. La stagione appena conclusa ha arricchito il bagaglio di esperienza che saprà portare alle migliori scelte future, superando l’emotività. E’ importante che quando si fa una scelta, ci debba essere la condivisone, perché questa rafforza la scelta stessa.”