Gianluca Basile: “Fortitudo prendi Justin Knox”
Gianluca Basile è in vena di ricordi: rispolvera le belle esperienze del passato e sottolinea il suo amore per la Fortitudo Bologna. Nella sua bacheca italiana ci sono due scudetti, entrambi vinti con l’Aquila ormai più di 15 anni fa. Il Baso ha trascorso 6 anni in maglia biancoblù tra il 1999 e il 2005. Nella seguente intervista l’ex nazionale sugerisce un atleta da portare in Emilia Romagna per fare il salto di qualità.
Questa mattina sul Corriere dello Sport:
Guardando il mercato della Fortitudo, è soddisfatto?
«Si discute della conferma dei veterani Mancinelli, Cinciarini e Rosselli, ma la differenza in A2 la faranno gli americani. Se la squadra dovesse andare ai playoff, i senatori farebbero fatica a giocare tanto, anche se io a 35 anni ho vinto l’Eurolega al Barcellona. Molto dipenderà dalle loro condizioni fisiche e da quanto saranno impiegati. E’ difficile pensare di vederli sempre sul parquet per 30′-35’».
Ha parlato dell’importanza degli americani. Cosa pensa dell’arrivo in biancoblù di Hasbrouck?
«Nella stagione 2015-16 lui era a Cantù e io al mio ultimo campionato a Capo d’Orlando. Non andavamo benissimo. Avrei voluto prenderlo. Da allora sono trascorsi anni, non so se può ancora fare la differenza in A2, ma lo ricordo per il suo gioco difensivo e per la sua attitudine a non “mangiarsi” palloni».
La Fortitudo è impegnata nella ricerca del lungo straniero che completerà il roster. Lei chi prenderebbe?
«Io abito a Capo d’Orlando e nel finale della scorsa stagione ho visto Justin Knox. E’ stata una bella sorpresa: mi è piaciuto tantissimo. E’ grosso, prende rimbalzi, non ha molto tiro da tre, ma dai 5 o 6 metti è pericoloso, per cui riesce comunque ad aprire il campo. Sa giocare a pallacanestro. Per questa Fortitudo sarebbe perfetto. Piuttosto mi interrogo sull’assenza di un’ala forte tiratrice. Mancinelli ha tanto post basso, ma il suo tiro da tre va e viene. Non è una sicurezza. Su di lui, le squadre avversarie possono rischiare in difesa. Poi neanche Rosselli è un tiratore e Benevelli lo è un po’ di più, sebbene non sia nato come tale. Sarà fondamentale trovare la chimica giusta».
Nella stagione 2013-14 lei e Benevelli avete giocato insieme a Capo d’Orlando. Che ricordi ha?
«Andrea aveva molti alti e bassi e poco spazio, ma ogni volta che entrava si faceva ttovare pronto. Aveva un buon tiro dai 5 o 6 metti e poteva segnare anche da tte, sebbene non fosse quello che sapeva fare meglio. Non ha un fisico da super atleta, però è uno che dà sempre il massimo. Il ruolo di cambio di Mancinelli per lui è perfetto».
Sempre a Capo d’Orlando lei ha avuto come compagno di squadra e come allenatore Gianmarco Pozzecco. Come valuta la sua breve avventura sulla panchina della Fortitudo?
«Non l’ho sentito, per cui non so effettivamente come siano andate le cose. Gli avevo detto, prima che firmasse, che secondo me sarebbe stato troppo rischioso andare in una squadra non costruita da lui e forse non adatta al suo modo di giocare o di vedere la pallacanestto. Non conosco i veri motivi per cui ha lasciato. Poz è particolare. Non si possono mai sapere bene le ragioni delle sue decisioni».
Adesso che Capo d’Orlando è in A2, seguirà più da vicino anche la Fortitudo, pur essendo stata inserita nell’altro girone (quello Est; ndr]?
«Se mi troverò da quelle parti, andrò sicuramente a vederla. La retrocessione di Capo d’Orlando è stata dovuta ad un’annata cominciata male e in cui è un po’ mancata la fortuna. Poi si è verificato qualche risultato inaspettato, come la vittoria di Pesaro a Milano, una situazione che nella pallacanestto non può esistere. Probabilmente l’Olimpia avrà preso l’impegno sotto gamba e Pesaro ne avrà approfittato».
Quanto manca alla Serie A la Fortitudo?
«Tanto, anche come spettacolo. La cornice di pubblico che offrono i tifosi biancoblù in Serie A non esiste».
La società è intenzionata a costruire un nuovo palasport a Bologna che diventi di proprietà della Fortitudo. Secondo lei è necessario?
«Non so chi possa costruire in un periodo storico in cui si fatica a trovare liquidità.Qualche magnate arabo o russo? Ho letto del coinvolgimento di Sabatini. Lui è un businessman. Se vede l’affare, si butta. Non credo che si fermi per vedere se si tratta di Virtus o di Fortitudo. Io più che a costruire un impianto di proprietà, mi concentrerei a portare la squadra in Serie A, poi valuterei».