La Reyer batte Cremona 80 a 74 in un caldo PalaTaliercio. Ecco i numeri e le curiosità, tutto rigorosamente in CountDown.
10 i minuti giocati da Andrea Conti. Era da oltre 15 anni che il “vecchietto” classe ’74 non partiva in quintetto in serie A. La data è il 21 settembre 1997, quando si giocò Varese-Roma, e nello starting five all’epoca per la formazione lombarda allenata da Recalcati, c’era anche Roberto Cazzaniga, suo attuale compagno di squadra. Coach Gresta, data l’assenza di Harris, decide di rischiarlo. In 10 minuti gioca di sostanza, fronteggiato da un avversario più giovane e preparato come Diawara. Il capitano bianco-blu non sfigura e segna pure 5 punti. Commette i tre falli come ordinato dall’allenatore prima del match.
9 i rimbalzi catturati da Szymon Szewczyk. Questa statistica dovrebbe significare che il polacco abbia giocato una gara positiva. Invece, escludendo le carambole catturate tutte difensive, in attacco svanisce. Il polacco gioca troppo nervosamente, non da lui. Zero punti segnati, solo due tiri tentati e perde nettamente il duello con Peric. Litiga con Vitali, con lo stesso croato non se le manda a dire e commette un ingenuo fallo tecnico che poteva costare caro alla squadra. Ma la vittoria arriva e dopo la fine della partita, fa il consueto Doge capo-ultrà nel saluto finale ai tifosi.
8 i punti segnati da Tim Bowers. La guardia ex Caserta, molto reattivo nelle ultime uscite, entra solo nell’ultimo minuto del primo quarto ed è lui a fermare il 13 a 0 di parziale per Cremona. Poi, grazie alla sua energia e mobilità, oltre alla lucidità di Rosselli, Venezia recupera in difesa. Partita sostanzialmente positiva con 13 di valutazione. Forse, meriterebbe di giocare più minuti. Da sottolineare però, sul finire di terzo quarto, quando non si accorge che manca un secondo alla fine del periodo e va in palleggio e non decide di tirare.
7 i falli subiti da Peric. L’ala croata, protagonista nella vittoria con Sassari, si rende molto pericoloso e intraprendente in molte azioni della squadra, prendendosi molte responsabilità nel tiro con 15 punti e distribuendo ben 3 assist. Nel primo quarto fa quello che vuole contro Szewczyk e nel secondo contro Marconato. Con il connazionale Stipanovic, autore di una doppia doppia, segna 22 punti nel solo primo tempo. Poi, la Reyer migliora la difesa ma l’ex Benetton, in aria di derby, tiene sempre a contatto la squadra, pur sparendo di fatto nell’ultimo quarto segnando solo 2 punti. Splendido un suo passaggio dietro la schiena per Stipanovic a fine secondo quarto.
6 su 8 al tiro di Jiri Hubalek. La settimana precedente, il giocatore ex Dinamo aveva sorpreso i tifosi, e non solo, per la sua prova monstre fornita nella vittoria contro Biella. Non è stata un caso. Mazzon gli da fiducia lasciandolo in campo per 28 minuti e Jiri lo ripaga con una prestazione difensiva perfetta. Con lui sul parquet la Reyer vince di 23: sporca i passaggi avversari, lotta come un leone sotto i tabelloni, al tiro è perfetto dentro l’area con il 5 su 5 al tiro, per 15 punti totali sua miglior prestazione offensiva stagionale. Ad ogni suo canestro si alza il noto coro Hu-Hu-Hubalek e nel giro di campo nel saluto ai tifosi diventa il giocatore più cercato per gli autografi
5 i punti segnati da Jarrius Jackson. Per la terza gara consecutiva, la guardia ex Veroli non va in doppia cifra. Non segna nel parziale a favore nel primo quarto e non riesce a ingranare nel resto della partita. La zona veneziana lo ipnotizza e 3 falli lo mandano in confusione.
4 i liberi sbagliati su 8 tentativi da Luca Vitali. Il giocatore scuola Virtus Bologna alla vigilia della partita veniva considerato come lo spauracchio per Venezia. Gioca ordinariamente nel primo tempo e la squadra gira al massimo nel primo quarto volando nel punteggio. Ma nel prosieguo del match si smarrisce, prova molto il tiro, sbaglia 4 liberi, perde 4 palloni, tra i quali quello decisivo a fine match quando non si capisce con Jackson scagliando la sfera decisiva in tribuna e non realizza la tripla finale. Inoltre il pubblico di casa lo prende molto di mira e non gliele manda a dire, a causa di molte sue simulazioni da giocatore esperto e furbo nel procurarsi falli e chiamate favorevoli.
3 i falli commessi da Aaron Johnson. Tutti nel primo tempo, tra i quali quello evitabile sul tiro da tre di Clark che realizza il gioco da 4 punti. Questi lo condizionano nel prosieguo della match. Segna comunque 8 punti e fa girare la squadra. Sbaglia però due liberi su tre tentativi, inusuale per un giocatore che ha il 75% dalla lunetta.
2 il secondo quarto di Kee Kee Clark. Il play di passaporto bulgaro, dopo il primo quarto sembrava un giocatore totalmente annebbiato. Litiga col ferro e non riesce a produrre gioco. La Reyer ne risente. Mazzon inserisce allora Bulleri, la squadra gira e si avvicina al punteggio. Rientra in campo con l’inerzia favorevole per la propria squadra: segna due triple, tra le quali una con tiro libero trasformato sul meno 14, e la sua spinta offensiva porta la Reyer alla vittoria.
1 il primo quarto. Sembrava il classico Pesce d’Aprile per Venezia e i suoi tifosi, ma era tutto vero. 6 a 22 per la squadra di Gresta che forse si è troppo illusa nel prosieguo della partita. Complice la Reyer, che forse doveva ancora digerire l’ovetto pasquale e che ha iniziato con la difesa molle e statica, tiri impacciati, 6 palle perse in tutta la prima frazione, con la conseguenza che la Vanoli è scappata sul più 16 su continui contropiedi. Come nella partita di andata, anche ieri la formazione di Gresta vince un solo quarto. Ma non sono loro a trionfare alla fine questa volta.
0 il voto ai “pseudo-tifosi” veneziani che hanno fischiato la squadra dopo soli 5 minuti. Sia chiaro, la persona che entra allo stadio o palazzetto per assistere all’evento sportivo e che paga il biglietto, ha tutto il sacrosanto diritto di far sentire la sua voce, sia nelle critiche che negli elogi per la propria squadra. Ma purtroppo i primi malumori e fischi si sono levati già all’inizio della partita, dopo neanche 5 minuti di gioco. Un eresia. Da contorno disgustoso, pure qualche applauso ironico al canestro di Johnson che ha chiuso il quarto. Sembrerebbero giusti e intuibili, visto che Venezia era sotto di 16 dopo soli 10 minuti, ma quando si è trattato di applaudire la propria squadra, nel secondo e terzo quarto, i contestatori son rimasti seduti, come prima della partita all’inno di San Marco, con esclusa la curva di casa e pochi intimi, a cantare la canzone della città. Domanda: ma solo quando è festa si presentano codesti tifosi? E nel resto del campionato, dove vanno? La risposta vien da se. La speranza, soprattutto, è che non si presentino se la squadra va ai playoff.
BasketItaly.it © Riproduzione riservata