Esclusiva – Luciano Riccobono, l’uomo al quale il Poz deve la carriera
Prima di fare due chicchere con Luciano Riccobono dobbiamo fare un passo indietro. Chi è quel riccioluto friuliano che ha tanto da raccontare ? Basta leggere un passaggio del ricordo di Gianmarco Pozzecco nel libro appena uscito in edicola Longobardi Basket Cividale ( e non solo):
”Domenica 11 ottobre 2007. Arriviamo al palazzo dello sport di Scafati .Cerco di intrufolarmi tra i tifosi di casa ma non è semplice. L’aver annunciato la fine della mia carriera spinge i tifosi delle squadre avversarie a volermi salutare. Mi cambio e sono in campo ed improvvisamente tra le innumerevoli voci che cercano di attirare la mia attenzione ne sento una familiare. Mi giro e non credo ai miei occhi! E’ Luciano Riccobono, senza esitare mi lancio dalla balaustra ed in un interminabile abbraccio riviviamo idealmente quella splendida stagione che portò entrambi a vivere un’entusiasmante promozione. Nessuno dei presenti poteva immaginare che senza quella persona che stava dall’altra parte della barricata , probabilmente, quel funambolico giocatore che a fine partita sarebbero andati a salutare non sarebbe mai esistito. Era il 1990 ed avevo appena concluso il mio primo campionato in serie D con l’Inter 1904 Trieste.Nessuno era pronto a scommettere su un giocatore delle quasi inesistenti capacità fisiche e completamente pazzo. Fortunatamente per me ,Renato Fantini ed il mitico Luciano Riccobono erano alla guida del Cividale .Quando arrivai per firmare , Lucianino prese una moneta da 100 lire ed inizio a palleggiare con i piedi dicendo che aveva fatto le giovanili nel Milan e capii che avevo fatto la scelta giusta!Salimmo in C dopo una stagione esaltante che mi proiettò nel mondo professionistico, iniziai a girare l’Italia ma sempre con Cividale nel cuore. Grazie Luciano, Grazie Cividale … per sempre”. Non poteva esserci presentazione migliore per Luciano Riccobono che il suo libro Longobardi Basket Cividale ( e non solo) è riuscito a portare all’attenzione nazionale una realtà che tanto ha fatto il basket nazionale. Venti anni vissuti dal 1983 al 2003 sulle montagne russe ma riuscendo con abilità e un pizzico di genio a trovare le risorse per fare basket a Cividale con una scalata dalla promozione alle soglie dell’allora B1 riuscendo a portare al Palazzetto di Via Udine giocatori come Lorenzon, Bullara, Milani oltre al Poz e tecnici come Martelossi, Bardini e Ciani. L’istrione Riccobono tornato nella sua Cividale dopo un decennio che lo ha visto peregrinare per tutta la penisola:” Si sono rientrato a casa e mi è venuta l’idea di scrivere questo libro. Il ricordo di me che ha voluto fare il Poz mi riempe di orgoglio. Quando è venuto a Cividale (per questo ci ringrazia sempre) era in crisi: stava meditando di lasciare il basket per il calcio. Siamo stati Fantini ed io a convincerlo ( e ci fu consigliato da coach Franco Ciani), dopo una giornata intera trascorsa a casa sua a Trieste con papà Franco e mamma Lella, di non lasciare il basket e provare, almeno per un anno, a vivere lontano da casa e pensa che aveva diciassette anni. Lo abbiamo fatto studiare e alloggiare presso il collegio Bertoni di Udine e, nonostante la nomea di ragazzo non particolarmente tranquillo, si è comportato benissimo. Pensa che per diversi anni, oramai celebrato campione, mi spediva cartoline con i saluti da tutte le parti del mondo”. Un’altro giocatore in grado di vestire anche la maglia della nazionale come Tiziano Lorenzon, inseguito con atteggiamento quasi da stalker verso il presidente Millia proprietario di Sassari e del cartellino del giocatore nato a Treviso, ebbe parole bellissime per te chiudendo la propria prestigiosa carriera proprio a Cividale:” In un’intervista rilasciata al Messaggero Veneto parlò di un giocatore , di un coach e di un presidente che erano rimasti nel suo cuore. Il giocatore era Terakanov guardia della nazionale russa, come coach Lajos Toht e come presidente indicò proprio me dicendo che gli ero stato vicino in un momento delicato della sua vita e della sua carriera soffrendo assieme a lui. Queste semplici ma toccanti parole mi emozionarono tantissimo specie perché confermavano la bontà del mio impegno come dirigente sportivo”.
Il rimpianto di non essere riuscito a riportare il Poz a Cividale:” Pozzecco dopo la straordinaria stagione con noi era pronto per spiccare il volo e lo lasciammo andare all’ A P. Udine nonostante l’avessimo pagato l’estate prima venticinque milioni delle vecchie lire ma non potevamo tarpargli le ali.Avevamo un sogno di riportarlo da noi magari insieme a Chiacig che è un nostro concittadino doc ma non ci siamo riusciti! Spero solo che qualcuno magari emozionandosi con il mio libro posso dopo 10 anni di buio investire nuovamente su una piazza storica come la nostra”.