Cantù-Varese, il post-partita. Aradori: “Queste le partite per cui si vive”. Molin: “Fondamentali la zona e la nostra pazienza in attacco”
Dopo un derby “brutto, sporco e cattivo” Pietro Aradori e coach Molin raccontano la vittoria di Cantù ai microfoni di RaiSport. Pietro, partitina hai messo lì oggi, 20 punti nel derby così, tanto per gradire…: «Eh sono queste le giornate per cui si vive. Un giocatore si fa il culo in settimana per arrivare alla Domenica e giocare questo tipo di partite. Quando giochi partite “normali” e le vinci sei contento, ma quando giochi queste, che sono derby e sono sentite il doppio, hai dentro il fuoco veramente… come ho detto si vive per queste partite».
Tanti motivi per vincere oggi, tanti hanno usato la parola crisi, battere Varese tenendola a 60 punti è stato notevole: «Abbiamo fatto una gran bella partita, soprattutto in difesa, in attacco i canestri possono entrare o uscire, ma quello che fa la differenza è la difesa… tanto fisico, tanta “legna” sotto canestro e questo è stato decisivo. Come ho detto prima, in attacco puoi sbagliare, ma l’importante è starci con la testa e noi oggi c’eravamo.»
Una dedica particolare?: «Sicuramente al nostro coach, al Trinca, che avrebbe voluto esserci, ma gliel’hanno vietato… quindi indubbiamente và a lui che avrebbe dato l’anima per esserci.»
Dieci tiri, dieci falli subiti, gioco spalle a canestro… sei stato molto lucido nelle letture: «Si…leggere è una cosa facile, farlo è più difficile, puoi fare bene come commettere errori. Sono contento, è una partita che vale doppio e mi dà il doppio della carica e dell’entusiasmo, avendola vinta in questa maniera. Adesso siamo di nuovo sulla nostra strada e vogliamo continuare alla grande per questo finale di stagione e per i playoff.»
Ottima prova di voi tre “italiani”: 34 punti in tre, anche il Cuso in doppia cifra e Mancio pochi minuti, ma bene, con 4 punti in un momento chiave. Un bel biglietto da visita per coach Pianigiani, da ieri C.T. a tempo pieno dopo le dimissioni dal Fenerbahce: «Cusin e Mancinelli sicuramente non devono dimostrare niente, sappiamo che giocatori sono. Però è importante dimostrarlo ad ogni partita, anche perché ci si dimentica delle partite passate e si ricorda sempre l’ultima. Per questo è importante dimostrare ogni volta quanto si vale e quanto si tiene a quello che si fa, questa è la forza, il fuoco che fa fare la differenza al giocatore.»
Cosa cambia per voi mentalmente questa vittoria: «Mah, ti dico, l’importante per noi è entrare in campo ogni Domenica sempre concentrati, ultimamente abbiamo avuto anche un po’ di sfortuna. Abbiamo fatto grandi partite (Milano, Sassari) poi siamo incappati in sconfitte evitabili, vedi Brindisi la scorsa settimana. Questa di oggi può essere un’ulteriore spinta e deve esserlo, ma è importante scendere sempre in campo con la grinta e la voglia di vincere».
E’ poi la volta di un Lele Molin campione di modestia, che ha guidato sapientemente la squadra in un match quanto mai delicato. Coach prima partita in stagione da capo allenatore e grande vittoria in un derby contro Varese capolista: «No, non credo di essere l’eroe della partita, la squadra è stata capace, in un match difficile, di mantenersi in equilibrio fino alla fine e con il desiderio di prendere questa vittoria, nonostante non sia stato un grande spettacolo di pallacanestro…»
Cos’hai pensato quando Trinchieri ti ha detto che non ce l’avrebbe fatta: «Sai, sebbene sia il più vecchio del gruppo, quando succedono queste cose avverti sempre che è una prima volta, poi giocare il derby con Varese capolista, in un momento in cui la squadra non riesce a concretizzare il lavoro che si fa in settimana… Era una partita estremamente delicata e non ti nascondo che un po’ di nervosismo prima della partita l’ho sentito.»
L’avete vinta togliendo alla Cimberio le proprie certezze, i punti di riferimento del loro “sistema”: «Si, questo dicono i numeri e credo sia la lettura giusta per la nostra vittoria. Con la zona siamo riusciti a togliere loro la filosofia di gioco che ha impressionato ed entusiasmato nella prima parte di stagione. In attacco, avendo in molti momenti la pazienza di cercare i post-up delle nostre ali, li abbiamo fatti crollare, li abbiamo “crepati” vicino a canestro. Peccato la scarsissima percentuale ai liberi e le nostre guardie in più di un’occasione hanno sbagliato da sotto tiri estremamente facili, che potevano dare una vittoria un po’ più facile, ma in un derby è necessario che ci sia questo pathos.»
Brooks da tre, Aradori contro le guardie, Mancinelli sia da ala piccola che forte, sono i vostri equilibri definitivi? E poi c’è il playmaking…: «Sicuramente il gioco interno con le nostre ali deve caratterizzarci, vista anche la tipologia dei nostri esterni. Sul playmaker… io credo che Johnny (Tabu, ndr) stia facendo una grandissima stagione, avverte la responsabilità di condurre una squadra ambiziosa, qualche volta gli è riuscito in modo splendido qualche volta un po’ meno, siamo noi che dobbiamo stargli vicini e supportarlo nei momenti in cui le cose non gli riescono. Questo è il nostro obiettivo, sono gli aspetti in cui dobbiamo migliorarci e credere per arrivare nelle condizioni migliori a giocarci il finale di stagione».
Coach, ultima cosa, tu che hai sostituito anche Ettore Messina in una Final Four di Eurolega, quanto vale vincere un derby?: «Io credo che, come sempre, l’ultima è quella che conta più di tutte. Aver vinto questo derby mi dà un’immensa soddisfazione, sono contento innanzitutto per la squadra, per il Presidente e poi per i nostri tifosi, altrimenti ci sale la depressione e per ultimo la soddisfazione di aver sostituito Andrea senza fare troppi danni…»
Stefano Mocerino
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