Molti si chiedono come abbia fatto con quei mezzi fisici (poco più di 180 cm) ad essere un giocatore che spostasse gli equilibri di una Lega come l’NBA nella quale per ben cinque stagioni è stato capace di superare i 30 punti di media (2000/01, 2001/02, 2004/05, 2005/06 e 2006/07). Stiamo parlando di “The Answer”, al secolo Allen Iverson. Sono lontani però i tempi in cui la guardia di Hampton era l’idolo delle folle, i tempi in cui trascinava i suoi 76ers alle Finals del 2001 perse poi contro i Lakers.
Da due anni infatti Iverson è free-agent ma nonostante ciò, sono sempre numerose le voci relative ad un suo ritorno in campo. L’ultima risale alla giornata di ieri e vorrebbe i Texas Legends, squadra di D-League affiliata ai Dallas Mavericks, interessati all’ingaggio. L’obiettivo sarebbe stato quello di ripetere le operazioni che hanno già portato alla firma di altri veterani dell’NBA come l’ex Celtics Delonte West, l’ex Timberwolves Rashad McCants e il 37enne Mike James. Quest’ultimo in particolare, chiamato con un decadale proprio dai Mavs, si è poi visto estendere il contratto fino a fine stagione. Inoltre i Legends sono noti per aver già dato una mano a giocatori come Sean Williams, Antonio Daniels e Chris Douglas-Roberts a tornare in NBA. Nonostante quindi ci fossero buoni presupposti per la conclusione dell’affare, subito l’ex Fila ha raffreddato l’entusiasmo: “Ringrazio per la grande opportunità concessami, ma credo che non sia la strada giusta per me”. Il suo vero obiettivo sarebbe infatti un ritorno in grande stile: “Mi rendo conto che le mie prestazioni hanno contribuito a farmi lasciare in anticipo l’NBA. Tutti i giorni i miei fans mi chiedono quando tornerò, purtroppo non dipende solo da me. Ma se Dio mi concederà una nuova possibilità, darò tutto me stesso: il mio sogno è concludere la carriera in NBA”.
Una NBA alla quale Iverson ha dato tanto. Tutto ha inizio nel 1996 quando i 76ers lo chiamano con la prima scelta assoluta, una scelta che porterà subito i suoi frutti vincendo Allen il premio di Rookie dell’anno. Nel 2001, come già ricordato, trascina Filadelfia alla Finale per il titolo nella quale hanno però hanno la meglio (4-1) i Lakers dei vari O’Neal, Bryant e Phil Jackson. Sempre nel 2001 è eletto Mvp. Nel 2005 vince per la quarta e ultima volta il titolo di miglior realizzatore della Lega (a 33.3 punti di media). Con la maglia dei 76ers ci resta per 10 anni fino a quando, nel 2006, passa ai Nuggets. A Denver continua ad attestarsi su buone medie realizzative (nel 2007 a 24.8 punti, nel 2008 a 26.4). Nel 2008 approda a Detroit e, complici anche continue noie fisiche, il suo rendimento cala. Prova quindi a rilanciarsi a Memphis ma rescinde il contratto prima della fine della stagione. Nel dicembre del 2009 ritorna, smentendo così le voci che lo volevano vicino ai Knicks, a Filadelfia. Neanche “l’aria di casa” consente a “The Answer” di ritornare ai suoi livelli: i dolori al ginocchio e i problemi di salute della figlia sono un macigno troppo pesante e la rescissione del contratto risulterà essere l’unica soluzione. Infine l’approdo in Europa nel 2010, al Besiktas, squadra nella quale disputa solo 7 partite causa problemi ad una gamba che lo costringono a non vedere il campo fino a maggio. L’accordo biennale, anche in questo caso, si interrompe prima della scadenza naturale.
Il resto è storia recente. Neanche le vagonate di milioni di dollari del campionato cinese, che hanno attratto numerose stelle NBA, sono riuscite a convincere Iverson. Il suo sogno è concludere lì dove tutto ebbe inizio nel 1996, dopo 17 anni nei quali ha respirato il dolce profumo della vittoria e bevuto l’amaro calice della sconfitta. E’ il sogno di un bambino di 37 anni innamorato dell’NBA. Si sa: “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. E chissà che un giorno non possa davvero tornare. Good Luck Allen!
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