Euroleague focus on Nicolò Melli. Ecco cosa lo rende uno dei miglior “quattro” in Europa
Dieci anni fa un ragazzino di Reggio Emilia, in un Palalido strapieno ma vicino al tramonto, venne premiato da sua maestà Michael Jordan in persona durante il Jordan Classic tenuto nello storico palazzetto di Piazzale Stuparich.
Dieci anni dopo non lo troviamo più a Milano o Reggio Emilia (con somma tristezza per il campionato italiano) ma si è trasferito in terra tedesca, dove quei capelli biondi e quella folta barba lo fanno quasi sembrare il simbolo della Baviera cestistica in costante crescita.
Sotto quella maglia tedesca batte un cuore italiano gonfio di agonismo (ricordatevi gli urli di rabbia nella storica finale contro Siena) che sta scalando le gerarchie europee attirando l’attenzione dei grandi club.
Cos’è diventato Nicolò?
Sostanzialmente parliamo del prototipo perfetto del 4 nel basket moderno. Intelligente, rimbalzista, veloce di piedi in difesa, capace di leggere i movimenti dei compagni e dotato di mano morbida dalla lunga distanza.
Capitolo 1: Il rimbalzo
Mason Rocca ci insegna che per prendere rimbalzi non bisogna essere grossi, e gente come Raduljica e Bargnani ci ricordano che l’altezza non fa necessariamente di te un rimbalzista.
Melli è un mix delle migliori qualità: centimetri e Tìtecnica. Posizione unita a stazza fisica fa si che Nicolò oggi sia il secondo rimbalzista di tutta l’Eurolega (7.1 rimbalzi a partita) e il primo in assoluto per rimbalzi difensivi.
Capitolo 2: La difesa
Come si vedeva già a Milano e in nazionale Melli è un ottimo difensore. La sua velocità di piedi gli permette di reggere il cambio difensivo contro un piccolo avversario ma soprattutto ha la capacità di leggere l’attacco avversario per staccarsi e recuperare sul lato debole, ostacolando il tiro o trovando la stoppata
Quelli li si chiama Milos Teodosic per la cronaca
Capitolo 3: Il post basso
Nel corso degli anni, ma soprattutto col trasferimento a Bamberg, Melli ha sviluppato maggiormente il gioco in post basso, non limitandosi a una presenza perimetrale. Il suo fisico parla per se: 205 cm e 107 Kg non possono non farsi valere in avvicinamento.
Avvicinamento di potenza, girata interna con finta. 2+1
Ma giocare in avvicinamento non vuol dire cercare solo il tiro, infatti è altrettanto importante leggere la difesa che ti raddoppia e servire il compagno che taglia dal lato debole e Melli sa farlo ottimamente, complici le ottime spaziature del Bamberg di Trinchieri
La difesa di Milano è complice ma bisogna saperlo vedere quel compagno
Capitolo 4: Il tiro e l’attacco
La mano morbida di Nicolò è nota fin dai suoi tempi alle giovanili (nel quale si parlava perfino di trasformarlo in un 3) ma i miglioramenti degli ultimi due anni sono semplicemente strabilianti.
Ad oggi è il miglior tiratore da 3 della massima competizione europea con il 62%. SESSANTADUE. Semplicemente senza parole, 23/37 dall’arco grazie a una coordinazione di tiro molto ordinata sapendo sfruttare ottimamente le situazioni in cui la difesa avversaria lo “battezza” dall’arco.
Magnifica questa esecuzione con 2.8 secondi sul cronometro. Ricezione, giro sul perno e movimento da guardia
Non va dimenticata però che oltre a una mano morbidissima l’azzurro è anche dotato di una buona capacità di mettere palla a terra per bruciare il difensore in recupero. Abilità non perfetta ma che in diverse situazioni di transizione offensiva può rivelarsi estremamente utile sia per liberare spazio ai compagni sia per mettere in difficoltà una difesa più lenta
La questione: Perchè non succedeva a Milano?
È il tema più discusso ogni qual volta Melli (come ieri) si rende protagonista di una prestazione superlativa.
Bisogna partire da un preconcetto essenziale: ogni squadra può avere un sistema di gioco diverso nel quale un giocatore si esalta o risulta più marginale.
Il Bamberg di Trinchieri e la Milano di Banchi sono estremamente diverse soprattutto nell’utilizzo dell’ala grande. Per Trinchieri è un punto focale del suo gioco, come già visto a Cantù con Marteen Leunen. Detta i ritmi dell’attacco e sa aprirsi sempre per un tiro valido, venendo spesso coinvolti.
Nel gioco di Banchi l’ala grande è più marginale e perimetrale limitandosi spesso a un ricezione e tiro. L’interprete perfetto era infatti Kristjan Kangur.
Questo non vuole dire che un sistema è meglio dell’altro (l’Olimpia ci ha vinto uno scudetto cosi) ma che per Nicolò Melli si è rivelato tale.
Ma la questione principale è probabilmente la fiducia. Melli a Bamberg sente la fiducia (e sicuramente anche minor pressione, Milano è una piazza malefica sotto questo punto di vista) mente in Italia non la sentiva.
A volte basta davvero poco per sbloccare un talento e farlo crescere, soprattutto se giovane. In fondo molti si dimenticano che Nicolò ha 25 anni ma è già alla settima stagione di Eurolega, per 116 partite giocate. E gli occhi delle big europee si stanno concentrando su di lui.
Certe cose non capitano per caso.