“I do what I want”, il genio e la sregolatezza di Russell Westbrook
L’inizio di stagione di Russell Westbrook è semplicemente illegale. Un autentico uragano che si è abbattuto sulla Nba.
Si perchè dopo 19 partite giocate il nativo di Long Beach viaggia con una tripla doppia di media.
Si avete letto bene: TRIPLA DOPPIA DI MEDIA. Tradotto nei freddi numeri con un 30,9 punti 10,4 rimbalzi 11,3 assist.
Otto triple doppie a referto in questa stagione (e altre tre mancate per un solo assist) compresa la clamorosa prestazione da 51+13+10 contro Phoenix alla seconda partita stagionale, beh questo faceva già capire l’andazzo.
Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio le prodezze del numero 0
Westbrook segna con il 43% dal campo, una media di 23,7 tiri a partita (mentre la stagione precedente erano 18,1 “Effetto Durant”) e il 34% dall’arco, a differenza del solo 29% della stagione 15-16. Tira tanto, tantissimo, complice il fatto di essere l’unica star della squadra, e mantiene una percentuale da 3 non eccelsa, seppur migliorata dalla scorsa stagione. Infatti solo il 22% dei suoi tiri è preso dall’arco (per esempio Steph Curry tira il 56% delle volte dalla lunga distanza) dimostrando di essere un penetratore micidiale ma anche un discreto sfruttatore del Mid Range che tanto pare in via di estinzione.
Infatti andando ad analizzare il tiro vediamo che vanta un 60% nelle conclusioni al ferro e un 46% dal mid range. Conclusioni che l’ex Ucla è in grado di prendersi sfruttando la posizione arretrata del difensore che cercherà di evitare la penetrazione, ma anche grazie a un eccellente controllo del corpo che gli permette di coordinarsi in brevissimo tempo per il tiro.
Il secondo aspetto del suo gioco, forse quello più esemplificativo di ciò che è realmente Russell Westbrook sono i rimbalzi
Wesbrook è energia pura. È grinta animale fatta a persona e questo aspetto lo si vede più che mai nella sua fase a rimbalzo.
Nonostante sia il Play (o presunto tale nella concezione moderna del ruolo) il 25% dei rimbalzi difensivi di Okc finisce nelle mani di Westbrook. Questo non solo è indice della sua straordinaria forza fisica e della sua capacità di leggere il rimbalzo, ma alimenta il suo stesso gioco lanciando le sue famose corse in coast to coast. Infatti è capace di arrivare al ferro dalla parte opposta in 3-4 secondi. Micidiale.
Mano destra, mano sinistra, non fa alcuna differenza per Russ
L’incidenza maggiore sulla squadra sono tuttavia i suoi assist.
Un dato è semplicemente l’emblema di quanto Westbrook influisce nell’economia dei Thunder: il 59,1 % dei canestri del resto della squadra avvengono su suo assist. Una cifra spropositata e per fare un paragone citiamo uno dei migliori Play in circolazione come Chris Paul, il quale nella stessa statistica incide col il 45%. Semplicemente irreale.
Un giocatore totale che lotta per il titolo di Mvp senza una squadra da contender. Si perchè con queste cifre non prenderlo in considerazione per il trofeo individuale è solo follia. Certo questi numeri sono anche sintomo di come si trovi da “solo” in Oklahoma, con un Oladipo non ancora adeguato al suo livello (16 pt di media) e il duo Kanter-Adams poco produttivo offensivamente, con il turco che è anche un enorme buco difensivo (un buco difensivo da 17 milioni). Inoltre la squadra non eccelle sul tiro perimetrale e questo nella Nba moderna è aspetto molto grave. Russell non è mai stato un grande tiratore, ma quando il tuo migliore è il buon Domantas Sabonis che è solo un rookie qualcosa non va.
Tuttavia non è tutto oro quel che luccica, nel gioco di Wesbrook esistono i lati negativi della medaglia.
- La tendenza eccessiva all’isolamento. Infatti solo il 13% dei suoi canestri da 2 punti sono assistiti, mentre nelle schiacciate va al ferro con il solo 3,3% di tiri assistiti, chiaro segno di grandi capacità individuali ma di poco gioco di squadra.
- 5,5 palle perse di media sono tante, se poi lo proiettiamo sui 100 possessi diventano 16,2. Tante, troppe. Sintomatiche di un gioco 1 vs 1 insistito dal quale scaturiscono numerose perse dovute a singole forzature. E questo può concedere il contropiede facile agli avversari (Okc subisce in media 105 punti a partita ed a il dodicesimo difensive rating della lega)
Questi sono gli aspetti principali sui cui Westbrook deve ancora lavorare molto, ma diciamo che sono anche parte di quel personaggio genio e sregolatezza che è Russell. Totalmente imprevedibile come in questa azione
6 secondi a +3 ricevi palla e aspetti il fallo no? ASSOLUTAMENTE NO. Penetrazione folle, gesto atletico clamoroso e schiacciata omicida.
LAST BUT NOT LEAST
Russ ha ricevuto sostanzialmente la benedizione e l’ammirazione del più grande di tutti i tempi.
Si parliamo proprio di Michael Jordan che dopo il rinnovo con Okc ha commentato cosi “Semplicemente non so cosa dire. Mi ricorda me stesso trent’anni fa”. Parole semplicemente micidiali e non vengono dette solo perchè Westbrook è un atleta di punta del brand Jordan.
“L’atteggiamento, la voglia di mostrare il proprio valore, la passione: si capisce che ama questo gioco del basket”, parole che proseguono quando sempre lo stesso Jordan introduce Westbrook nella Hall of Fame di Okc: “Il suo senso di lealtà non si insegna, ci si nasce” lanciando anche una frecciatina a Kevin Durant.
Mai sottovalutare l’approvazione del più grande si sempre, potrebbe valere una certa considerazione quando si deciderà per l‘Mvp a fine stagione.
Intanto Russ non si ferma e continua a macinare gioco contro tutto e tutti, come ha sempre fatto. Con sfrontatezza.
I do what I want