Continua la marcia d’avvicinamento alla stagione NBA 2016/17. Nella puntata odierna analizziamo i Detroit Pistons, alla ricerca di continuità dopo il primo turno di playoffs dell’anno scorso.
LA STAGIONE 2015/16
La seconda annata del nuovo percorso affidato a Stan Van Gundy ha visto ritornare la franchigia del Michigan nella griglia post season: era dal 2009 che i Pistons non centravano i playoff, ovvero da quello che si sarebbe rivelato l’ultimo anno di un ciclo incredibilmente vincente (quello dei vari Billups e co. per intenderci). Dopo una prima stagione di “apprendistato”, l’ex coach dei Magic ha gettato le basi per un ambizioso progetto che prevede nel prossimo triennio di andare ben oltre il primo turno di playoff conquistato nel 2015: si è infatti provveduto a creare un nucleo di giovani sotto contratto a lungo termine su cui scommettere. Il tutto nella speranza di un ennesimo upgrade (soprattutto difensivo) del leader Andre Drummond. I primi frutti si sono potuti ammirare già nella scorsa stagione dove i Pistons hanno centrato l’ottavo posto ad Est prima di essere eliminati con un “bugiardo” 4-0 dai Cleveland Cavaliers futuri campioni.
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UN ROSTER PIU’ PROFONDO
Il primo obiettivo del mercato dei Pistons è stato rifirmare per cinque anni (al massimo salariale) Andre Drummond. Accanto al prodotto degli Huskies, la situazione è rimasta sostanzialmente la stessa con Reggie Jackson e Kentavious Caldwell-Pope (con il quale si sta già parlando di estensione) in guardia, Marcus Morris e Harris ad intercambiarsi nei ruoli di ala. La grande differenza si vedrà però in panchina, grazie alle multiple prese sul mercato dei free agent operate da Van Gundy: nel corso dell’estate sono arrivati Ish Smith (18 milioni in tre anni) come cambio del play, Jon Leuer (42 milioni in quattro) come lungo perimetrale e Boban Marjanovic (21 milioni in tre) per aggiungere profondità alle spalle del totem Drummond. Occhi puntati anche su Stanley Johnson e Aron Baynes, mentre sono destinati a contendersi minuti i vari Darrun Hilliard, Reggie Bullock ed il rookie Michael Gbinije. Discorso diverso per Henry Ellenson (scelto al primo giro del Draft), che verosimilmente sarà girato in D-League per “farsi le ossa”.
LA STELLA
Senza dubbi il giocatore di maggior talento della franchigia del Michigan resta Andre Drummond. Il miglior rimbalzista NBA del 2016 è il perno offensivo negli schemi di Van Gundy ma la crescita del centro classe 1993 appare tutt’altro che terminata (così come sperano in casa Pistons dopo il ricchissimo rinnovo). Un avvio fulminante nel 2015 con cifre che non si vedevano dai tempi di Wilt Chamberlain, per poi “tornare sulla Terra” e dimostrare i limiti che un ragazzo di 23 anni deve ancora superare: soprattutto a livello difensivo e ai terrificanti tiri liberi, che gli impediscono spesso di essere in campo nei quarti periodi. Se il gigante di Mount Vernon riuscirà a non farsi schiacciare dalle doverose aspettative dovute ai 130 milioni di dollari che percepirà e inizierà a lavorare con costanza e dedizione su questi aspetti del suo gioco, allora l’etichetta di “All Star” nessuno gliela potrà più levare.
OBIETTIVI
La crescita prevederebbe un miglioramento dell’ottavo posto di quest’anno, magari flirtando con la Top 5 ad Est e cercando di superare il primo turno negli ipotetici playoff. Un obiettivo che potrebbe essere, in teoria, alla portata dei Pistons, anche se le contendenti risulteranno come sempre molto agguerrite e livellate. Molto dipenderà dalla capacità di Van Gundy di riuscire a coinvolgere offensivamente quanti più giocatori possibili: se il gioco non ristagnerà nelle mani dei soliti noti (Drummond e Jackson ndr) e la difesa del ferro risulterà finalmente efficace allora potrebbe non essere inimmaginabile vedere Detroit andare avanti. I Pistons sono pronti a spalancare il gas…