Al via della stagione Nba manca ancora più di un mese ma noi iniziamo a scaldare i motori in vista di quella che potrebbe essere una delle stagioni più interessanti di sempre. Gli sconvolgimenti non sono stati pochi, l’estate del primo titolo dei Cleveland Cavs è stata bollente e noi inizieremo a presentarvi questa nuova era NBA squadra per squadra. Si comincia da est, con la franchigia più titolata di sempre: i Boston Celtics
LA STAGIONE 2015/2016
Abbiamo lasciato i Celtics reduci da 48 vittorie nella regular season che ha consacrato la stella di Isaiah Thomas (primo All Star a essere stato draftato con l’ultima scelta) sotto la guida di Coach Stevens, probabilmente l’allenatore più promettente di tutta la NBA. I verdi trifogli di Boston hanno cosi conquistato la quinta piazza della Eastern Conference sfidando ai Playoffs gli Atlanta Hawks, venendo sconfitti per 4-2. Il solo Thomas non era sufficiente per Boston che ha subito la fisicità di Millsap e Horford non riuscendo mai ad espugnare il campo di Altanta, perdendo gara 6 davanti al proprio pubblico. Ma questo era solo un passo del processo di rinascita di Boston che può certo dirsi soddisfatta della stagione passata. Adesso arriva il difficile: fare il salto di qualità.
A NEW ERA IN BOSTON
Eh si perchè dopo gli anni (ottimi) della ricostruzione, guidati con estrema maestria dal leggendario GM Danny Ainge, arriva il momento di fare il salto di qualità.
Una ricostruzione favolosa per la franchigia che ha saputo gestire scelte e mercato affidando la squadra a un Coach giovane ma estremamente capace come Stevens, tuttavia arriva la prova della verità anche per l’ex Butler Bulldogs.
L’estate ha regalato un free agent molto ambito come Al Horford (non sarà Kevin Durant ma è assolutamente un top player nel ruolo di ala/centro) e un Rookie estremamente interessante come Jaylen Brown. Negli ultimi anni Boston ha giocato nel ruolo di Outsiders, senza particolari ambizioni, non avendo cosi la pressione di ottenere subito il risultato. Tuttavia questo è destinato a cambiare e ora non si chiede più solo di mostrare un bel gioco ma l’obiettivo diventano i Playoffs (e fin qui niente di strano) ma con un ruolo da protagonista nella Eastern Conference, inseguendo magari le due squadre che appaiono un gradino più in alto, ossia i Cavs e i Raptors.
Al Horford rappresenta il ritorno di un “Big Man” che non si vedeva dai tempi di Garnett e assicurerà la capacità di attaccare l’area con continuità creando spazi per Thomas sull’arco. Molto ci si aspetta anche da Brown, dotato di una esplosività impressionante, che però dovrà smentire diverse perplessità sulla sua capacità al tiro, troppo spesso incostante e da questo punto di vista potrebbe essere importante il lavoro di Brad Stevens.
Ecco, il coach, forse il più grande fuoriclasse della squadra, è chiamato alla prova della verità e soprattutto alla gestione di più di una Star. Perchè far rendere al massimo una squadra di comprimari è un conto e far rendere al massimo una squadra con due stelle e diversi ottimi comprimari è tutt’altro mestiere, ma ci sentiamo di dire che potrebbe essere (di nuovo) un serio candidato al Coach of The Year.
ISAIAH THOMAS: THE LITTLE STAR
La star di Boston è piccola quanto luminosa. Parliamo di Isaiah Tomas, minuscolo playmaker di 175 cm che con l’arrivo da Phoenix a Boston (altra magata di Ainge) è esploso definitivamente conquistandosi un posto tra gli All Star. 22 pt e 6 assist di media per il ragazzo da Seattle che ha letteralmente conquistato la città e la squadra diventandone il leader assoluto. Non ce ne voglia Al Horford, che ha tutte le carte in regola per essere la star assoluta della squadra, ma ancora una volta pensiamo che gran parte del destino di Boston passi dalle mani fatate del folletto ex Sacramento.
LE ASPETTATIVE
Come già detto in precedenza è un anno di svolta per Boston che deve necessariamente alzare il livello rispetto all’anno precedente. Non è un lavoro facile per Stevens ma non gli si chiede neanche di arrivare all’anello subito (certo fosse arrivato un certo KD allora…) ma una posizione tra le prime 4, con il conseguente fattore campo nella post season, sono una richiesta legittima. Insidiare il duetto Toronto-Cleveland sarebbe un bel passo avanti. Arrivare a un secondo turno di Playoffs sarebbe soddisfacente, sognando chissà una Easter Conference Finals contro la Cleveland di Lebron che proprio Boston eliminò al termine della prima era Lebron in Ohio