Gallinari torna sulle Olimpiadi “Vinto nulla in 11 anni, vuol dire che gli altri sono più forti di noi”
Grandi e piccini pazzi di Danilo Gallinari. E come non esserlo? Oltre ad essere il miglior giocatore italiano di pallacanestro è anche una persona eccezionale, sempre attento al sociale ed alle iniziative rivolte soprattutto ai più piccoli. La stella dei Nuggets è stato ospite, ieri mattina, della Sorbolo Basket School dove ha incontrato tanti bambini dispensando foto, autografi e preziosi consigli.
Al termine dell’incontro, Danilo è stato intervistato dalla Gazzetta di Parma con cui ha parlato principalmente di Nazionale. Ecco l’intervista:
Olimpiadi, da poco concluse, alle quali la nazionale italiana non si è qualificata.
«Sì, ero davanti alla tv anche io, ma – confessa – ho fatto un po’ di fatica a vederle…».
Come mai, nonostante tanti giocatori forti, l’Italia non riesce a qualificarsi?
«Perché ci sono squadre più forti di noi. È solo una questione di merito. Non siamo stati in grado di vincere nulla in undici anni, quindi vuol dire che gli altri sono più bravi».
Però ci sono individualità molto forti che giocano come lei nell’Nba…
«Non sono d’accordo. Ci sono individualità più forti che giocano in altre nazionali. Quindi vuol dire che non siamo così forti».
Cosa bisogna fare per rivedere l’Italia alle Olimpiadi?
«Costruire una chimica di squadra e una organizzazione perfetta. Serve tanto lavoro perché non siamo forti come gli altri».
Una volta per gli italiani la Nba era un miraggio. Oggi ci sono giocatori e allenatori italiani: il sogno è diventato realtà?
«Sì. La Nba è diventata molto globale e giocatori da tutto il mondo possono arrivarci».
Quest’anno c’è stato l’addio di Kobe Bryant, cresciuto qui vicino, a Reggio Emilia…
«Lui ha un ottimo rapporto con l’Italia, parla perfettamente l’italiano e il fatto che sia così legato al nostro Paese è una bellissima storia».
Quante ore si allena ogni giorno e quanti tiri fa in allenamento?
«Mediamente tre o quattro ore e faccio dai 500 ai 700 tiri. Al giorno».
Cosa le piacerebbe fare alla fine della carriera?
«Tante cose. Magari allenare; non i grandi come me, che ascoltano molto poco, ma i piccoli come voi che ascoltano molto».