Adams, il baffo che terrorizza l’Occidente
In Borat Sasha Baron Cohen nei primi minuti della pellicola pare solo destinato ad essere l’ennesimo esotico personaggio buffo, una nota di folklore destinata solo a farci ridere. Alla fine della pellicola il buffo giornalista si è rivelato molto meno inoffensivo di quello che pareva in quei primi minuti, dando una scossa non indifferente utilizzando non per forza le maniere più lecite. Steven Adams è Borat applicato alla pallacanestro.
La somiglianza anche somatica nasce dagli iconici baffi, che con Kanter hanno fatto nascere gli ormai quasi casualmente iconici Stache Brothers, su cui molti si sono soffermati in maniera più fantasiosa e completa di quanto potrei fare io. Il parallelo però non si esurisce qui: Big Kiwi viene, come soprannome lascia intendere, dalla Nuova Zelanda e sembrava un unicum destinato a rimanere un paio di stagioni in NBA o comunque con una onesta carriera da role player, anche Borat doveva essere intrattenimento puro, cosa che dimentichi dopo poco o che rivedi la sera con gli amici e invece viene citato negli aticoli a anni di distanza per aggiungere un riferimnto pop.
Si dice che i marinai sappiano adattarsi a qualunque latitudine, senza tuttavia sentirsi mai parte di ciò che li circonda, e forse questa è la loro forza. I marinai cambaino i loro modi, i loro comportamenti e sanno integrarsi nei posti ma tuttavia non cambiano mai la loro essenza più profonda, che è la parte che rimarrà una volta che dovranno salpare per un altro porto.
Adams è nato da un ufficiale della marina inglese fermatosi in Oceania e forse ha dato un pò dello spirito del marinaio al figlio. Sicuramente gli ha dato l’altezza: Tutta la “Famiglia Addams” potrebbe fare paura se incontrata in un angolo buio: non per motivi prettamente estetici quanto per l’altezza: i numerosi eredi del marinaio, con tante consorti diverse ovviamente, viaggiano tra i sette piedi abbondanti e il metro e ottantatre di una delle “sorelline” del nostro.
l’Adams di oggi, come un buon marinaio, pare essersi perfettamente integrato sulla nave Oklahoma, ma continua ad apparire un glich che gioca con le sue regole, quei baffi stanno lì a ricordare che comunque lui è qualcosa di diverso. Se Oklahoma ha battuto una delle corazzate della stagione (anzi, facciamo della storia) e ci sta regalando una serie con più spunti del previsto lo si deve a lui.
Come gli uomini di mare il nostro novello Magnum P.I ha subito una evoluzione sostanziale, almeno come giocatore. Arrivato da Pittsburgh come specialista difensivo ha saputo crearsi situazioni in cui rendersi pericoloso anche dall’altra parte. Ben conscio dei suoi limiti ha saputo trovare l’appoggio nel momento del bisogno di un perfetto complemento a lui come Kanter: scopertosi perfetto partner in crime quando più la palla pesava, dopo gara uno. Ha saputo razionalizzare la sua straordinaria forza atletica in un contesto di squadra senza rinuciare ad essere sè stesso, perchè se un giorno si troverà in un contesto diverso, in Oklahoma o in un altro porto, comunque resterà riconoscibile. Adams resterà sempre il giocatore fisico in grado di entrarti sotto pelle a forza di gomitate. Non rinuncerà mai alla sua parlantina e il suo atletismo sarà empre quello che gli farà guadagnare contratti Nba. Ormai è chiaro però che l’etichetta di big man difensivo di quando era entrato nella lega è riduttivo vedendo l’impatto che può dare e che ne fa un gioctore tutt’altro che monodimensionale.
Come Borat anche Steven Adams difficilmente vincerà premi nella sua carriera, perchè è troppo semplice, troppo nazionalpopolare, troppo spudorato per il mondo moderno dei Curry, dove la semplicità è solo a livello apparente. Questo non significa comunque che Adams non possa diventare, anzi già lo è, un cult per milioni di tifosi. Adams ti divertirà sempre anche senza per forza arrivare a coprire le sue lacune, perchè in fondo se non le avesse non sarebbe il giocatore che è oggi, un gioctore fondamentale.