Count Down – Vitali detta i tempi, Cusin controlla il pitturato. E Cremona vola in testa alla classifica
Conferma importante per la Vanoli di coach Pancotto, che nel posticipo di ieri espugna il Pianella, rispedendo Cantù nel limbo delle proprie incertezze. Se Cremona conferma i propri punti di forza nell’asse Vitali-Cusin e in una pattuglia di Usa, costruita e dedita in funzione di supporto al duo italiano, l’Acqua VitaSnella torna prigioniera del dualismo Corbani-Gerasimaenko, col coach costretto a digerire le scelte della proprietà, per cercare di far quadrare un roster con incastri più complicati del cubo di Rubik. Senza un cambio per Hodge, che obbliga a gettare nella mischia uno Zugno chiaramente non pronto per questa responsabilità, e di fatto con una sola guardia, Heslip, a vocazione totalmente offensiva, Cantù registra il passo indietro di un Abass costretto a giocare sempre fuori posizione, col terzo incomodo Ross a complicare le rotazioni delle ali. In count down ecco i fattori chiave del match che conferma i ragazzi di Pancotto sul gradino più alto, se pur in affollata coabitazione:
10 come i punti di Luca Vitali, conditi da 6 rimbalzi e 9 assist, che gioca una partita di assoluto controllo. Imposta il ritmo congeniale alla squadra e coinvolge tutti i compagni di squadra, da pick’n’roll come sul perimetro. Le percentuali non scintillanti (2/4 da due e 1/6 da tre, ma tre triple sono sparacchiate nel garbage time a risultato acquisito) e le 4 perse non spostano di una virgola l’impatto del play cremonese, MVP di serata all’unanimità.
9 come i falli subiti da un Cusin (18, 5/6 da due, 8/10 ai liberi e 6 reb) che cresce di minuto in minuto. Apparentemente in difficoltà all’inizio contro i lunghi di Cantù che riempiono l’area, si trova la strada spianata con l’ingresso di Tessitori nel primo quarto e prende il controllo del pitturato per non mollarlo più. Il cambio sistematico praticato da Cantù che lo porta spesso nel mismatch favorevole contro Hodge o Zugno è una manna per il centro friulano, che capitalizza a dovere
8 su 31 da tre per un’Acqua VitaSnella che abusa più del solito del tiro pesante. Già nella prima metà i tentativi dal perimetro eguagliano quelli da dentro l’arco (2/14 dai 6.75, 9/14 da due). Al ritorno dagli spogliatoi e nella foga della rimonta la soluzione dalla distanza diventa in pratica l’unica opzione, con l’ultimo quarto che fa registrare 9 triple tentate (di cui 3 a segno) a fronte di un magro 2/4 da due.
7 come le vittorie consecutive della Cremona targata Pancotto. Partita sottotraccia la Vanoli, che in realtà aveva dato ottimi segnali già in precampionato, si conferma squadra quadrata sui due lati del campo, che sa bene ciò che vuole fare nei 40′. E la pattuglia di americani ben cementata attorno all’asse play pivot italiano, dà una stabilità tecnica che poche formazioni di seconda fascia (sulla carta perché la classifica dice altro) possono vantare.
6 su 10 dall’arco dei 6.75 per un Heslip (30, 18 dei quali nel solo terzo quarto) scatenato nella ripresa . Il canadese diventa la principale e unica arma offensive di una Cantù che non riesce a muovere la palla come vorrebbe, impastoiata da rotazioni poco equilibrate, con un solo giocatore in uscita dai blocchi. Il prodotto di Baylor fa quello che sa e lo fa bene, il problema è che con un attacco così monocorde e prevedibile nessuna squadra può andare lontano. E 6 sono anche gli assist di Walter Hodge, cui la configurazione anomala di Cantù addosso tutto il peso dell’attacco. Inarrestabile quando attacca il ferro (10 falli subiti), finisce per perdere la connessione col resto della squadra, le scelte di tiro insolitamente poco lucide (0/3 da due, 0/6 da tre), dimostrano la connessione instabile col resto dei quintetti che vanno in campo per i biancoblu.
5 come i punti consecutivi di un efficacissimo Deron Washington (18 e 7 reb con 3/3 dall’arco), fattore per niente oscuro del successo Vanoli, quando Cantù prova a ricucire, avvicinandosi fino al -7 (63-70) a metà ultimo quarto. L’ex Pistoia vince il duello con Abass (8 e 5 assist) costringendolo a faticare per tutta la sera e tenendolo ben lontano dai fasti di Domenica scorsa a Venezia.
4 su 8 dal campo, con 0/2 da tre, più 9 rimbalzi è il fatturato di JaJuan Johnson (12 e 18 di valutazione in 33′), positivo nella prima metà, quando gioca prevalentemente fronte a canestro, meno nella ripresa, quando gli viene chiesto di giostrare in post basso. Come per Abass però, l’impressione è che l’inserimento di Ross nelle rotazioni finisca col pestargli i piedi, obbligandolo a giocare in modo poco congeniale e togliendolo mentalmente dalla partita.
3 su 6 dal campo e 3 reb per un Gaspardo (11 in 22 minuti) di grande impatto dalla panchina, uno dei fattori che tengono alta l’intensità delle rotazioni di Pancotto. Il suo +11 di plus/minus è il secondo migliore del match, dopo il +15 di un McGee che porta avanti compiti difensivi con grande dedizione, mettendo pressione sulle linee di passaggio canturine
2 come le partite perse da Cantù con questo roster, che prevede l’esclusione di Kenny Hasbrouck per trascinarsi Ross nei 12 a referto. Equilibri che saltano, un reparto esterni palesemente tropo corto, soprattutto il chiaro distacco tra proprietà e allenatore nelle decisioni tecniche, per un situazione che nel lungo periodo non può durare. E con il corollario di una conferenza stampa dove il ping pong di responsabilità – “scelte del club” dirà Corbani a domanda specifica – non è un bel biglietto da visita per la nuova Cantù.
1 su 2 dal campo per tre punti complessivi in 16′ nella solita prestazione ectoplasmatica di LaQuinton Ross. Imposto dall’alto, Corbani fatica, in questo caso comprensibilmente, a trovargli un posto nelle rotazioni, perdendo quanto di buono si era costruito a Venezia. Giocatore ormai palesemente sfiduciato e inviso al pubblico, non si capisce esattamente l’utilità di proseguire nel rapporto con la società, quando una transazione consensuale del contratto sembrerebbe la cosa più opportuna per entrambe le parti.
0 come il fatturato dei due centri di Cantù, Berggren e Tessitori, in 25 minuti cumulati sul parquet. Se il centro da Wisconsin (solo 3 rimbalzi, 1 stoppata e 1 assist le voci positive del suo tabellino) incappa in una serata poco felice, per il giovane italiano le prove d’appello sembrano ormai finite e il responso sull’appartenenza a questo livello è senza dubbio negativo. E nello spot n°5, certo meno importante di una volta , non puoi comunque permetterti di chiudere con lo score completamente in bianco.
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