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George (is) the best? La rinascita del campione d’ Indiana

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Paul GeorgeSe scegli di tifare per i Clippers significa che vuoi imparare a soffrire. Se lo fai tra gli anni novanta e i duemila forse alla base c’è un pò di masochismo. Paul George tifava Clips, e forse questo l’ha aiutato a capire come trarre sempre il lato positivo dai periodi bui. Forse questo background l’ha inconsciamente aiutato a riprendersi da un infortunio che avrebbe steso molti e a tornare più forte. Difficile trovare un giocatore più completo oggi su un parquet Nba. Ci sono realizzatori puri forse migliori, tipo Harden, o semplicemente giocatori più forti, tipo Curry o LeBron, ma non c’è nessuno capace di essere così efficace in ogni singola cosa che fa come Paul George da Fresno State California.

George è tornato più forte di prima perchè migliorato: ora è un giocatore diverso in una squadra diversa. Che avrebbe giocato in una Indiana diversa, alcuni direbbero più moderna, si sapeva già ai nastri di partenza. Che lui avrebbe giocato diversamente si sapeva e sul discorso si era espresso praticamente chiunque. Che cambiare potesse far rima con miglioramento non era però così scontato. Il figlio di Paul Sr. e Paulette,quelli che hanno avuto la fantasia di chiamarlo Paul ma almeno gli hanno risparmiato di nascere a San Paolo, tornato sul parquet non aveva trovato più le rassicuranti ed imponenti silhouette di David West e Roy Hibbert, sostituiti da quel Monta Ellis con un pysique du role decisamente differente. Come se non bastasse praticamente tutti, tranne lui, parevano entusiasti all’idea di giocare quella “small ball” che piace a tutti nella Nba degli anni 10. Paul ad onor del vero pare un pò meno esaltato dalla prospettiva che significa traslocare nella posizione di quattro e significa, en passant, pure più colpi sotto canestro da gente più grossa di te, non il massimo se rientri dall’infortunio. Il discorso in breve si amplia e non è più: “Paul George può giocare da quattro'”, pechè appare chiaro che possa farlo. Il discorso è se voglia farlo e quanto questo possa pagare dividendi. Alla fine George in pre season lo fa capire chiaro e tondo: per lui non funziona, lui vuole giocare da tre. Il Gm, tale Larry Bird, prende nota e, al posto di biasimarlo, gli ricorda quanto sia importante, strategia vincente. Coach Vogel, che intanto aveva già pronto il playbook con lui da quattro, non può permettersi un George non contento ma è troppo inteligente per buttare via tutto il lavoro di mesi. Ha quindi resuscitato CJ Miles mettendolo da quattro, quantomeno in difesa di modo che George si ritrovi accoppiato con il tre avversario con spesso un matchup favorevole grazie a straordinarie doti atletiche e centimetri. Offensivamente il raggio di azione di George si è allargato e sostanzialmente ha aggiunto “giocate da quattro” al suo arsenale. Si è passati in breve da un Paul George che si doveva adattare alla squadra ad una squadra che ha finito per adattarsi al ritmo e al gioco di George. Se è vero che l’attacco di Indiana è più dinamico rispetto alle ultime versioni è anche vero che prende sempre più minuti un giocatore che è l’antitesi dello small ball come Mahimi. Avere la squadra costruita intorno a lui ha gonfiato le cifre di George e lo ha reso l’uomo copertina della lega, tolto l’alieno col trenta che gioca un campionato a parte, ma questo espone la squadra a inevitabili rischi qualora George incappi in un calo fisico o semplicemente in una giornata storta, vedere la sconfitta a Portland. Paul George ha a lungo nella Nba portato il ventiquattro dell’idolo Kobe. Come lui anche Paolo Giorgio tende a prendersi tanti tiri. Visto il suo ruolo di leader la cosa è normale e quasi necessaria ma deve lavorare sulla selezione di tiri. Ad oggi PG13 tira troppo dal mid range e questo non è ammissibile in una squadra che comunque quest’anno ha cambiato strada. Al momento Paul George non lo ha mai pensato che questo fosse un problema e finchè gioca così a ragione lui ma se Indiana vuole arrivare lontano deve passare da un ulteriore upgrade del suo uomo franchigia, soprattutto in ottica playoff, ma è tranquilla:George ha già dimostrato di migliorare.

Photo by: Joseph Glorioso Photography