E’ la fisicità la cifra principale della sfida tra Caserta e Cantù, che i brianzoli portano a casa in un finale convulso da assalto all’arma bianca. Partita decisa da episodi, lamenta coach Dell’Agnello, nel complesso Cantù è però più lucida nei possessi decisivi, capitalizzando il tremendo impatto di Hodge, che premia la scelta di Corbani di farlo esordire nonostante i soli tre allenamenti con la squadra. Non da meno la prova – la migliore fin qui in stagione – di LaQuinton Ross, che si fa carico dell’attacco biancoblu nella giornata opaca – per i primi 30 minuti – di Brady Heslip, prima che il canadese metta un paio delle sue zampate decisive da oltre l’arco nel finale. Di contro Caserta concentra le proprie cose migliori in un secondo quarto da 28 punti segnati, in cui aveva accumulato 10 lunghezze di vantaggio grazie al 19-5 iniziale. Le accelerazioni di Peyton Siva, che schiaccia la difesa verso il canestro per poi riaprire sul perimetro, creano triple aperte che fanno volare l’attacco bianconero e traballare la difesa ospite. La Juve ha il torto di non capitalizzare il momento, né la superiorità a rimbalzo della prima metà (19-12 all’intervallo, conto quasi pari – 20 a 19 – da lì in poi), permettendo a Cantù di rientrare già prima del riposo. Soprattutto gli ospiti si riprendono il controllo del ritmo, rallentandolo nella seconda metà gara, premessa indispensabile per mandare in corto circuito l’attacco di Dell’Agnello, con le palle perse in serie nei 10 minuti finali che mettono una pietra sulle ambizioni di vittoria dei padroni di casa. Questi i numeri chiave della sfida del PalaMaggiò:
10 come i rimbalzi difensivi di LaQuinton Ross (17, 12 reb, 3 rec, 5 falli sub, 25 val.), un presidio sotto il proprio tabellone e autore di una prova a tutto tondo. L’ala da Ohio State gioca un match da protagonista in attacco (6/10 da due), dove è una minaccia costante (5 falli subiti), solido anche nella propria metà campo (3 recuperi). Mostra la faccia giusta fin dall’inizio, la nota dolente fin qui, se è questo, oltre ad allontanare le voci di taglio, può fare la differenza nel prosieguo della stagione.
9 come le palle perse da Caserta nel secondo tempo. Quando la qualità del match si abbassa è la Juve a pagare il prezzo più alto, specialmente nell’ultimo quarto dove ben 6 palloni finiscono alle ortiche. Cantù è più pronta in difesa, con 5 dei suoi 14 recuperi nei 10’ conclusivi (contro i soli 6 complessivi di Caserta) che spostano l’asse di equilibrio della partita.
8 su 14 dal campo per un Walter Hodge (20 e 4 assist) già decisivo. Se Cantù cercava un go-to-guy per i momenti decisivi, la point guard da Florida sembra essere decisamente la risposta. Sposta il baricentro offensivo della squadra con i suoi 14 tiri tentati (6/11 da due, 2/3 da tre), rispetto ai 5.3 di media del suo predecessore Hall. La sua forza fisica è un fattore, emblematici i due canestri più fallo della ripresa quando Cantù ha bisogno di punti. 8 son anche gli assist del suo avversario Peyton Siva (13, 4/13 dal campo), che concentra buona parte dei propri numeri, tra cui 6 assist, nella prima metà. Padrone del ritmo-gara nel secondo quarto, Hodge lo cancella nella ripresa quanto a decision making e le sue 3 perse nel finale di partita pesano come un macigno sulla sconfitta casertana.
7 su 12 da tre per la Juve nei primi 20 minuti di partita, con il micidiale 6/8 del secondo quarto che rischia di essere un colpo da K.O. per gli ospiti. Con Cantù preoccupata di contenere l’esplosività di Hunt sotto canestro, il penetra e scarica di Siva apre praterie per i tiratori sul perimetro. Caserta ha il torto di essere poco consistente nel frangente, facendosi rimontare già prima della pausa, complici le invenzioni di un Hodge immarcabile per gli esterni bianconeri.
6 su 7 dal campo e 6 rimbalzi nella partita di Viktor Gaddefors (12pti e 16 di valutazione, la migliore dei suoi). Suoi l’inizio ed il finale di partita, dove sa prendersi responsabilità quando nessuno dei compagni riesce più a metterla. Segna l’ultimo canestro dal campo della Juve, anche ultimo vantaggio interno 68-67 a 3’ dalla fine, purtroppo per Caserta la palla non gli torna più in mano nei possessi che decidono la gara.
5 come le stoppate di un solido Berggren (7 più 6 reb e 2 assist per 15 di val.), uno dei segreti silenziosi della difesa di Corbani nella seconda parte del match. Appassionante il duello ad alta quota con Hunt, con i rispettivi lay-up rimandati al mittente a 60” dalla sirena, nel convulso finale. Il centro ex-Capo d’Orlando risponde con 5 rimbalzi offensivi nella sua doppia-doppia, anche se paga scelte non sempre lucide (4/13 da due) e gli abituali problemi in lunetta (3/6)
4 su 7 dai 6.75 per Daniele Cinciarini (16 punti ma 4 perse), in un match dai due volti. Efficacissimo contro Heslip, verso cui sfrutta il vantaggio fisico, viene zittito da Hasbrouck, altro protagonista difensivo nonostante il 2/11 nell’altra metà campo. Gli passa per le mani la tripla del possibile sorpasso a 10” dalla fine, ma la manda sul ferro, dando via libera al successo di Cantù.
3 come le triple, chirurgiche come sempre, che Brady Heslip (10, 3/7 da tre) butta sul piatto della bilancia negli ultimi 11 minuti. Letteralmente oscurato dalla difesa di Dell’Agnello (0 punti e 0/5 dal campo fino al 29’), si sblocca dal perimetro alla fine del terzo quarto e infila due traccianti nel finale di gara, l’ultimo per il definitivo sorpasso ospite sul 68-70 a 2’ dalla sirena.
2 su 7 dall’arco dei tre punti per un Micah Downs (14, 4 reb, 3 perse) fattore nella tentata fuga casertana del primo tempo, quanto protagonista mancato della seconda parte. Confusionario e poco lucido nelle scelte di tiro “down the stretch”, le due perse nel quarto di coda e il -13 di plus/minus (peggiore in assoluto) lo condannano.
1 come l’unica tripla su 8 tentativi che Caserta riesce a mandare a bersaglio nella ripresa. Quando Cantù aumenta la pressione sulla palla la pulizia dei tiri disponibili per i bianconeri cala drammaticamente. Cambia la mappa di tiro e cambiano le scelte in attacco per una Juve che si schianta nell’area collassata degli ospiti, producendo una ripresa da soli 27 punti e 25 di valutazione di squadra.
0 come i canestri del campo di un Bobby Jones (2/4 in lunetta, 7 reb e 3 perse) fuori partita, alla sua peggior prestazione contro quella Cantù cui aveva fatto spesso maglia in maglia Virtus. Dopo la partenza di Amoroso, la Juve non può permettersi una prova simile dal suo numero 4, che si accolla anche il torto di fallire il primo dei due liberi che potrebbero pareggiare il conto a 23” dalla fine
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