Reggio, Dalla Salda: ‘Investiamo tanto sul vivaio e quando crescono giocano: è cosi’ dai tempi della A2′
Vincenzo Di Schiavi sulla Gazzetta dello Sport ha intervistato l’Amministratore Delegato della Pallacanestro Reggiana Alessandro Dalla Salda dopo il successo nella Beko Supercoppa. Ecco il testo: ” Perché tanti italiani in squadra? «Perché non siamo più il secondo campionato dopo la Nba, e quindi il livello degli americani che ci possiamo permettere è scaduto. Spesso vengono da noi con lo spirito di una vacanza-lavoro. Con gli italiani il rapporto è più diretto, il processo di identificazione col club più rapido. Noi abbiamo un po’ anticipato i tempi perché da anni gli italiani non solo li compriamo ma cerchiamo di costruirceli in casa e, siccome investiamo tanto, li facciamo anche giocare altrimenti non avrebbe senso». ” Quanto investite nel settore giovanile? «Circa 400 mila euro l’anno». ” Cifra notevole, pochi club se la potrebbero permettere. «Ma noi investivamo nella formazione e nel vivaio da quando eravamo in A-2, con risorse molto più limitate, rischiando il capitale perché da sempre è la nostra visione strategica». ” Resta il fatto che gli italiani e gli europei costano comunque di più. «Anche qui: se prendo un americano spesso lo devo cambiare durante l’anno, oppure, se gioca bene, dopo tre partite mi chiede di andare via. Preferisco spendere qualcosa in più all’inizio ma impostare un progetto chiaro. Noi abbiamo puntato sui lituani che sanno a giocare a basket e sono innamoratissimi del nostro Paese. Passione, competenza e professionalità sono le tre parole d’ordine nella gestione delle risorse, ganglo fondamentale di una società di basket come di una normale azienda». ” State diventando un modello, con un unico neo: il palasport. «Il problema del palazzo a Reggio risale agli Anni 80 e noi siamo stanchi. Senza una progettualità seria sull’impiantistica non si va da nessuna parte. Chiariamo: non è un problema del club ma di tutta la città e non è un problema solo di Reggio ma di quasi tutta l’Italia. E quindi bisogna essere drastici: chi ha un palasport di 5000 posti può fare la Serie A, altrimenti si deve trasferire. Noi per primi. Vogliamo rilanciare il basket? È il momento di fare scelte coraggiose».