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Milano, Cinciarini: ‘La pressione non mi spaventa, provo invece un grande senso di orgoglio. Gentile, la nostra stella’

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andrea cinciarini, reggio emilia Club blasonato? Sì. Progetto vincente? Idem. Eurolega? Pure. Coach Repesa? Presente. Tutti tasselli che, assemblati l’uno con l’altro, hanno portato Andrea Cinciarini, ormai ex Reggio Emilia, a dire Sì a Milano. Milano, città nella quale è già stato protagonista pochissimi giorni fa, indossando però la maglia Azzurra.

«Repesa mi ha fatto sentire importante. E’ un tecnico che usa il lavoro come metro di giudizio per le sue scelte. Se meriti vai in campo, altrimenti stai seduto. E’ il modo migliore valorizzare la concorrenza che giustamente si creerà. Vivo la stessa situazione anche in Nazionale, con compagni di pari valore, dove si lotta per il posto. Più siamo, meglio è. Tanto poi si vince tutti insieme» ha raccontato alla Gazzetta dello Sport. Nei tre anni in Grissin Bon è arrivata la vittoria in Eurochallenge, ma l’Eurolega «che per me è il massimo, mi manca fin dai tempi di Cantù». Play che va a prendere il posto di Hackett, pesarese come il Cincia: «Mi ha fatto i complimenti, dicendomi di essere sempre me stesso e di tirare fuori la grinta e cattiveria agonistica di noi pesaresi». Milano è davvero la realtà che potrebbe consentire a chi ne diventa protagonista di fare grandi cose, di diventare gigante fra  i giganti, ma è anche la società dalle forti ambizioni, dove magari la pressione a volte si fa tanto tanto alta. «A 29 anni sono a un punto di volta. Il momento giusto per tuffarmi in un’avventura così ambiziosa. A Reggio Emilia ho vissuto tre anni speciali e arrivando a un soffio dallo scudetto. Botta tremenda, certo, la sconfitta con Sassari ma ho-abbiamo fatto passi da gigante. Ringrazio società e tifosi per quelle stagioni intense ma adesso ho davanti un nuovo inizio. La pressione non mi spaventa, provo invece un grande senso di orgoglio». Sassari, Dinamo, e il ricordo vola subito alle ultime due gare della finalissima: «Ci penso molto spesso. Reggio è la mia seconda casa e arrivare all’ultima partita con diversi match ball nelle mani che non non si sono concretizzati mi ha fatto un male cane. È qualcosa che mi rimarrà dentro e che difficilmente riuscirò a rimuovere». Oltre al senso di orgoglio poi, ci sono anche la grinta e la carica, che arrivano direttamente dal capitano, Alessandro Gentile: «E’ contento della scelta che ho fatto, ha una voglia smodata di riscatto dopo una brutta stagione. Ci è rimasto molto male, per questo ha deciso di rimanere a Milano: vuole prendersi delle rivincite. In questo è molto contagioso. Lui è la nostra stella: attorno a lui deve crescere una squadra unita in cui ognuno deve togliere qualcosa a se stesso per darlo al collettivo. Dobbiamo fare gruppo perché la chimica di squadra conta più del talento».