Pochi giorni dopo la conquista dello storico Scudetto, Meo Sacchetti, coach della Dinamo Banco di Sardegna, annuncia in diretta su Sportitalia la sua permanenza a Sassari. Ecco il suo lungo intervento nel corso della trasmissione “SI Basket”, condotta da Matteo Gandini:
Di solito ci vuole qualche giorno in più per assaporare questi trionfi, per rendersi conto di quello che si è fatto. Sono passati quasi tre giorni, quali sono le tue sensazioni?
“Che sono stanco, perchè sono ancora in giro di qua e di là, perciò me la gusterò la prossima settimana”.
E’ stato un trionfo da tutti dipinto come il trionfo di una squadra che si affidava molto al talento individuale dei giocatori contro una squadra più quadrata e più legata agli schemi. Questo tipo di basket lo avete applicato perchè è un basket che è nel tuo dna oppure perchè avevi i giocatori giusti per fare questo tipo di basket?
“Mi è sempre piaciuto il basket di corsa, perchè mi sono identificato in un tifoso e ho detto: mi piacerebbe sicuramente giocare la pallacanestro in un modo più dinamico, come si diceva che è l’atletica giocata. E’ logico che poi abbiamo anche dei giocatori che ci permettono di giocare così e certe volte abbiamo anche esagerato in questo, ma alla fine abbiamo capito un pochettino le caratteristiche di certi nostri giocatori e abbiamo giocato quello che riusciamo meglio a fare, in modo positivo e anche in modo negativo”.
C’è chi ha paragonato il vostro trionfo a quello de Cagliari di Gigi Riva. Vi sentite in un certo senso pionieri? Nel senso che avete portato una rara soddisfazione sportiva alla Sardegna.
“Questa cosa era già venuta fuori con Gigi Riva l’anno scorso, lui aveva fatto una profezia e si è avverata. Logico avendo vinto dopo il calcio il campionato più interessante a livello di squadra, perchè ci saremmo noi e la pallavolo dopo il calcio come secondo sport d’Italia. Sotto questo aspetto è importante, poi è importante per tutta la Sardegna. In un momento difficile, siamo riusciti a legare un po’ con tutta la Sardegna, partendo da Sassari, come eravamo una volta, adesso siamo veramente l’immagine di tutta la Sardegna, siamo contenti di questo e abbiamo reso orgogliosa tutta una regione”.
Anche se il trionfo è ancora fresco, è logico cominciare a pensare al futuro. Oggi il vostro General Manager Federico Pasquini ha dichiarato che l’addio di Logan non è così scontato, anzi, ci sarà la volontà di provare a trattenerlo. Poi ha detto anche che sarà importante avere tanti giocatori nuovi per non cadere nel rischio di avere meno motivazioni, poichè i giocatori potrebbero essere appagati. Come vedi il fatto di dover probabilmente cambiare ancora tanto?
“Questa è la storia della nostra società e della nostra squadra, sin dal primo anno quando non riuscimmo a trattenere Kemp, poi l’anno dopo con White, e avanti così. Questa è la nostra storia e sappiamo che possiamo arrivare fino a un certo punto, oltre un certo livello non siamo competitivi. Questo è molto bello e la riprova è che una volta, quando eravamo in A2 e anche all’inizio della Serie A, era difficile che dei giocatori arrivassero in Sardegna perchè non facevamo le coppe, non sapevano dov’era Sassari. Adesso succede il contrario. Un po’ è Pasquini che chiama, ma molte volte sono i procuratori che vengono ad offrire i giocatori”.
Anche tu dovrai incontrare il presidente Sardara nei prossimi giorni per definire il tuo futuro…
“L’ho già fatto, l’ho già fatto, l’ho già fatto, perciò togliamo questo, ci siamo parlati, ci siamo spiegati perché è giusto spiegarsi, perché erano successe delle cose particolari. E’ giusto che uno tiri fuori tutto quello che ha. Ce lo siamo tirati fuori a vicenda, poi andiamo avanti così. E’ tutto”.
Quindi possiamo ufficializzare la tua conferma sulla panchina del Banco di Sardegna….
“Sì, ci siamo sputati in faccia quello che ci dovevamo dire”.
Quindi ora siamo sicuri, non ci sono più dubbi…
“Sì, fino alla prossima critica che arriverà, dal prossimo anno: tanto sono sei anni che come perdiamo due o tre partite, qua viene fuori la critica, ma questo è il ruolo dell’allenatore. L’allenatore è come un dirigente, è pagato per prendere critiche, è pagato anche per essere licenziato. E’ il nostro lavoro, è fatto in questa maniera, perciò lo sappiamo. Certe volte è facile, certe volte non è facile, però bisogna avere la consapevolezza di questo e lo si fa meglio”.
C’è stato un momento in cui avete iniziato a convincervi che potevate davvero raggiungere questo obiettivo?
“Sì, sicuramente, quando siamo andati in Coppa Italia, dal secondo tempo contro Cremona siamo cresciuti molto. Probabilmente sia nella semifinale con Reggio Emilia, sia nella finale con Milano, abbiamo giocato la nostra miglior pallacanestro di tutto l’anno, perchè abbiamo abbinato una buona difesa ad un attacco abbastanza equilibrato, con intensità. E lì ci siamo visti sicuramente più forti di quello che eravamo. Poi abbiamo avuto questa flessione perchè ci credevamo troppo più forti e allora abbiamo preso un paio di schiaffi e siamo tornati un pochino sulla terra. Ma penso che dopo la Coppa Italia ci fosse un pochino più di convinzione”.
Se Drake Diener avesse messo quel tiro?
“Il mondo è fatto così’, ne ho vinte e ne ho perse tante, questo succede. Il problema è che non era una questione di Drake, basta ritornare indietro a Cinciarini in casa nostra, se avesse messo nel canestro. La pallacanestro è così, ogni tanto ci vuole anche un po’ di fortuna, è normale, c’è una sequela di episodi che ha portato a questa situazione. Lo sport è così, l’ho detto in questo periodo: il treno passa, quando passa il treno devi salirci sopra, perchè certe volte, certi giocatori e allenatori, hanno aspettato una vita per avere l’occasione e non l’hanno mai avuta. Invece quando ti arriva l’occasione…. Questo mi ricorda molto la finale che abbiamo giocato noi contro la Spagna: noi in semifinale non abbiamo incontrato la Russia perchè la Spagna ha eliminato la Russia. Probabilmente se avessimo incontrato la Russia, difficilmente avremmo vinto, perchè non ci accoppiavamo bene. Perciò ogni treno ha le sue fermate”.