Paolo Moretti lascia il Pistoia Basket dopo 6 anni e mezzo e lo fa in accordo con la società, nonostante il tecnico aretino avesse ancora un anno di contratto.
Come ha spiegato lo stesso Moretti, la riduzione dell’ingaggio sarebbe stata troppo radicale rispetto a quello firmato solamente lo scorso anno e ha preferito non accettare nemmeno un prolungamento dello stesso, con una netta riduzione.
L’addio è stato comunque consumato con grande rispetto delle parti, con la società che potrà risparmiare un bel po’ di soldi e Moretti che avrà la possibilità di accasarsi ad una società con mete più ambiziose.
Dopo i ringraziamenti di rito da parte del presidente Roberto Maltinti ed il vice, Ivo Lucchesi, è stato un emozionato Moretti a parlare. Arrivato a gennaio del 2009 con la squadra in Lega 2 e sull’orlo della retrocessione, in questi anni ha riportato il grande basket nella nostra città toccando l’apice nella scorsa stagione, quando Pistoia è riuscita ad impaurire la corazzata Milano al primo turno dei play off e costringendola addirittura alla bella.
Paolo ha dato molto alla città ed alla società, ricevendone anche molto e conquistando il titolo di miglior allenatore dell’anno nel 2014.
“E’ un incontro che vorrei durasse tantissimo –le parole di Moretti– perchè vorrei ripercorrere 6 anni e mezzo, ma dobbiamo stringere e andiamo avanti. Oggi è il giorno in cui ci salutiamo ed è un momento particolare, forse un po’ malinconico, ma è un buon momento; soprattutto dopo la stagione della finale persa con Brindisi, mi sono sempre domandato se era il caso o meno di continuare a lavorare a Pistoia. E’ stato l’inizio del periodo migliore ed ogni estate mi sono chiesto se ripartire, se rimettersi in gioco oppure mettere il punto e salutare; non mi è mai capitata l’opportunità di fare una scelta diversa e la società ha sempre fatto di tutto per trattenermi, economicamente e dal punto di vista tecnico. Credo che oggi non ci siano più i presupposti per andare avanti, ma possiamo salutarci con la forza di rimanere amici e sereni; le motivazioni sono economiche perchè ho un contratto importante e che la società farebbe fatica ad onorare, a discapito di quella che sarebbe stata la costruzione della squadra. Le opportunità di prolungare e abbassare l’imgaggio non l’ho ritenuta accettabile e nel mio interesse ho preferito prendermi del tempo; lasciare un contratto senza avere nulla in mano si fa mal volentieri, ma per mia scelta ho preferito ringraziare, ma non accettando un allungamento al contratto con riduzione dell’ingaggio, pur essendo una proposta seria e concreta. Qualsiasi altra soluzione credo avrebbe potuto rompere degli accordi e degli equilibri che non volevo rompere. Finisco ringraziando perchè sono stati anni splendidi e ricchi di soddisfazioni, con aspetti emotivi importanti e ringrazio tutti senza fare nomi, perchè omettere un nome sarebbe un dispiacere. Ovviamente devo nominare Fabio Bongi, Michele Galli e Vinicio Vignaliche sono stati con me dal primo minuto, poi Gianluca Mazzoncini, Marcello Billeri e Luca Civinini; ovviamente ringrazio il settore giovanile per le sinergie create in questi anni e devo dire che Lorenzo Saccaggi in assoluto rispecchia di più questo tipo di collaborazione. La DNG ha fatto un grande risultato, straordinario per la nostra storia insieme e accodandomi a tutto quello detto in questi giorni vorrei aggiungere quelli che hanno lavorato a questo lavoro, ripetendo, Marcello, Fabio, Luca e Gianluca. Marcello Billeri è il nome che i ragazzi hanno vissuto di più”.
Paolo parla poi di come è stato accolto in società, di quello che lascia dal punto di vista sportivo ed emotivo, senza avere ancora alcune certezza sportiva sul proprio futuro. “Ho trovato persone che hanno capito subito che tipo di carattere avevo per inserirmi al meglio. Era una struttura che aveva bisogno di un uomo di queste caratteristiche; anche Iozzelli, con le sue capacità, ha aggiustato le sue caratteristiche umane per permettermi di esprimermi al 100%. Ho trasmesso grande passione a loro ed ai giocatori e credo che questa sia stata la base del feeling e del rapporto che si è instaurato. Come diceva giustamente Ivo, sei anni e mezzo nello sport sono una vita; abbiamo perso padri e visto nascere figli (si emoziona, ndr), ma ho iniziato ad avere la sensazione che si iniziava a sopportarmi e poteva essere l’inizio di una chiusura brutta, per cui credo fosse arrivato il momento. Da qualche giorno a questa parte il mio manager ha preso contatto con alcune società, ma non ho assolutamente contatti e vorrei provare a fare un salto in avanti a livello di obiettivo, provando a misurarmi con qualcosa di più importante. Al momento però posso anche permettermi di aspettare e scaricare un po’ le tensioni. Il club mi ha sempre fatto sentire, in maniera crescente, al centro del progetto e del sistema, sia dal punto di vista economico che delle attenzioni. Già affrontare il passo di cambiare fulcro, il club mette un punto e volta pagina e questo dimostra che c’è forza, volontà, ci sono idee e persone che vogliono andare avanti. Il mio staff è ancora qui, perchè oggi ho confermato a tutti che non posso aiutarli in nessun modo quindi sarà una decisione del club se continuare a lavorare con questi eccezionali professionisti. Dalle promozioni, alle finali di coppa, ai risultati che sono stati speciali, ma non sono la cosa più importante; siamo riusciti a riportare grande entusiasmo in città, che comunque già esisteva, ma è stato importante riuscire a mantenere questo entusiasmo con il passare degli anni e soprattutto la percezione di quella che è Pistoia oggi nel basket. E’ un posto che allenatori e giocatori, nel prossimo futuro, vedranno sempre volentieri”.
Moretti poi passa ad analizzare l’ultima stagione che, nonostante la salvezza a qualcuno è apparsa non del tutto soddisfacente. “Ad inizio stagione abbiamo commesso l’errore di non riuscire a gestire bene le aspettative che si erano create per la stagione precedente. Il numero di abbonati è stato un grande risultato ed il fatto che comunque abbiamo fatto un mercato di italiani abbastanza roboante, ha fatto pensare ad un’altra grande stagione. Purtroppo la capacità di vivere la città da parte egli americani ha influito molto; Washington aveva un modo diverso di stare in campo rispetto a Milbourne, al di la delle qualità. Uno aveva un modo di stare in campo che emozionava, l’altro aveva poco appeal nei confronti della gente. Per fare un altro esempio, Amoroso e Toppo hanno due modi diversi di stare in campo, ma chi può dire che uno si impegna di più o meno dell’altro; vi assicuro che Milbourne si impegnava come Washington, ma abbiamo avuto un modo di porsi da parte degli americani, poco furbo e smaliziato e questo ha dato impressione di poco impegno o attaccamento. Ci sono stati molti episodi che potevano svoltare la stagione, come il finale della gara con Bologna; anche il fatto di vivere poco la città da parte di questi ragazzi, ha portato a questa situazione. Ringrazio tutti i giocatori passati da Pistoia in questi 6 anni e mezzo da quelli più bravi o meno bravi, ma di tutti ho un ricordo indelebile che mi porterò sempre con me. Ci sono nomi scontati, ma come allenatore ogni anno in stagione sottolineo sempre che l’apporto del decimo conta tanto quanto l’apporto del miglior realizzatore e mi dispiacerà non nominare tutti quelli che sono stati meno sotto i riflettori. In questi giorni Wanamaker ha firmato un prolungamento a cifre ancora più importanti rispetto a quelle delle scorso anno, e Brad è un giocatore che abbiamo scelto in mezzo allo scetticismo generale. Abbiamo scelto per ultimo e impiccati Kyle Gibson, dopo un no di Banks. Magari con Banks, Brad non si sarebbe espresso cosi, quindi la chimica fra i giocatori è fondamentale. La fortuna di mettere a chiusura di un gruppo un giocatore ti permette di far esprimere il gruppo in un certo modo”.
Da questo momento, come ha dichiarato Roberto Maltinti, si penserà al nuovo allenatore, ma non era possibile parlare dell’amante con il marito ancora in caso. Il nome più gettonato è sempre quello di Vincenzo Esposito che, da Caserta, danno già sulla panchina biancorossa.