Finisce nell’apoteosi del Pala Desio il recupero del derby della 6^ giornata tra Acqua VitaSnella e EA7 Milano, con Cantù che timbra una vittoria fondamentale nella corsa ai playoff e fa il pieno di energia mentale dopo la debacle di Venezia. Troppo grande la differenza tra le due squadre in termini di motivazione e intensità, con un Olimpia che rinuncia ad Hackett e Elegar (problemi muscolari) accorciando parecchio le rotazioni, soprattutto nel reparto lunghi.
Non era comunque scontato che gli uomini di Sacripanti vincessero – e in modo così netto – contro la prima forza del campionato, ma la coppia Gentile-Johnson Odom prende in mano la partita fin dalle prime battute, il dominio a rimbalzo e la capacità di Metta World Peace di leggere la partita fanno il resto. In count down i nostri numeri-chiave del derby n°155:
10 come i punti in ciascuna metà gara per Stefano Gentile (20, 7/12 dal campo, 6 reb, 7 falli subiti per 24 di valutazione), Mvp del derby senza se e senza ma. Coerente con la propria linea di abbigliamento (Cazzimm’ State of Mind, ndr), il play casertano gioca una partita a tratti sfrontata, da attaccante puro (tanto è vero che non ci sono assist nella sua serata), penetrando a ripetizione nel cuore della difesa milanese, senza tralasciare due triple chirurgiche, specie la seconda che in avvio di quarto periodo lancia definitivamente la fuga di Cantù.
9 come le triple di Cantù (su 25), che si integrano in un attacco raramente così bilanciato (24/48 da due) che permette ai biancoblu di tenere sempre in mano il ritmo partita.
8 come i rimbalzi offensivi di Cantù nei secondi 20 minuti (17 in tutto per un conto totale che dice 46-34 VitaSnella). I biancoblu dominano letteralmente sotto le plance, con un silenzioso ma efficace Shermadini (11 reb, 5 offensivi) e un roccioso Buva (6 e 8 reb) meno protagonista in attacco rispetto alle ultime uscite, ma fisicamente pronto a lottare su ogni palla.
7 come i falli subiti da Samardo Samuels (15, 6/9 dal campo 5 reb), forse l’unico vero baluardo allo strapotere canturino nel pitturato. Il lungo giamaicano mette in difficoltà la difesa di Sacripanti nel primo tempo, specie contro il più leggero Shermadini, e ingaggia una battaglia fisica con Eric Williams, contro il quale tiene fino a che Banchi lo richiama in panchina quando il match se ne va.
6 come gli assist di un Feldeine (5, 2/7 al tiro) silente in attacco, ma ben presente nella trame della partita. Il dominicano di New York torna a creare gioco per i compagni, da vero playmaker aggiunto, al tiro non è nella serata migliore, anche in virtù di qualche scelta mal congegnata che gli si può tranquillamente perdonare.
5 su 6 dal campo per 11 punti nel 4° quarto quarto di Eric Williams (15 in totale con 3 reb e 2 recuperi), il cui impatto cresce nel corso del match per diventare incontenibile nel finale. Dopo l’uscita di Samuels, dispone come vuole del povero Gigli, segnando a ripetizione dal post basso per i punti che estendono a dismisura il gap pro Cantù.
4 come i falli tecnici, tutti evitabilissimi, sanzionati dalla terna Paternicò, Sabetta, LoGuzzo. Eccessivo il primo, sulle civilissime proteste di Banchi, affrettati quelli a Williams e Ragland per semplici reazioni d’istinto, misterioso l’ultimo a DJO, mentre applaude per caricarsi dopo il suo secondo fallo. Un “pregio” però va riconosciuto ai tre grigi: l’avere dimostrato cosa voglia dire arbitrare con presunzione invece che con personalità.
3 come le triple di Metta (13, 5/13 dal campo, 3 reb) e Johnson-Odom (13, 3/5 da tre, 2 assist). Inutile guardare alle cifre o a qualche forzatura dell’uomo con le Panda shoes, impressiona sempre più per come legge la partita, azzannando alla giugulare quando sente la possibilità per i suoi di spezzare in due il match. DJO entra in campo con una carica agonistica esponenziale, i problemi di falli lo limitano ma non lo spengono. La bimane rovesciata in contropiede dice tutto della sua voglia di riscattare Venezia e portare a casa una partita simbolo come questa.
2 su 11 dal campo per un Alessandro Gentile (5, 4 reb, -3 di valutazione) a tratti quasi disinteressato e avulso dal gioco di squadra. Quando Cantù scappa prova a prendersi qualche responsabilità, spesso in isolamento, con forzature che finiscono per alimentare ulteriormente il break degli avversari.
1 come la vittoria che mancava a Milano per eguagliare la striscia record di 21 della Virtus Bologna 2001/02. L’Olimpia si ferma ad un passo da questo traguardo simbolico, quello che preoccupa, lo evidenzia lo stesso Melli, è che qualche crepa si insinui nel muro biancorosso. Anche per questo, una sconfitta del genere potrebbe essere addirittura salutare per gli uomini di Banchi.
0 punti in 8 minuti per un Kleiza (0/2 da tre) quasi indisponente per approccio alla partita, sulla quale non lascia traccia. Guardasse al proprio fianco in panchina all’attitudine di Bruno Cerella (6, 2/3 dal campo e tanta difesa, non a caso il suo – 4 di plus/minus è il meno peggio in casa Olimpia), Milano ne avrebbe molto da guadagnare.
Stefano Mocerino
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