Count Down: Easley rovina l’esordio di Metta, Filloy e Langston costruiscono il successo, messo a rischio dal tentato suicidio nel finale dei regolamentari
Succede di tutto e di più nel finale di Pistoia-Cantù, dopo un match avviato verso una tranquilla conclusione sul +12 per i padroni di casa a 3′ dalla fine. L’esplosione di Johnson-Odom, non nuovo a questi exploit quando la partita sembra sfuggita e può attaccare seguendo l’istinto, e la sagacia, già evidente, di Metta rovesciano l’incontro, prima che VitaSnella dia l’ennesima prova della propria fragilità nei finali di partita, regalando la vittoria, insieme a un pesantissimo 2-0 negli scontri diretti, agli uomini di Moretti. In Count Down, le cifre che, mai come oggi, possono solo tentare di spiegare un match pirotecnico, che, sagra degli errori a parte, aggiunge parecchio peperoncino alla prima di Metta con la maglia di Cantù:
10 come i rimbalzi offensivi di Pistoia nel solo primo tempo (16 alla fine). Il dato sotto i tabelloni racconta della maggiore aggressività con cui i padroni di casa approcciano la partita. Con i secondi possessi della prima metà, la GT Group compensa le basse percentuali dal campo (15/38 complessivo con 2/8 da tre), solo la reazione degli ospiti prima dell’intervallo tiene cucito il match sul 38 pari.
9 come gli assist di un Langston Hall (13, 5/13 dal campo, 5 reb) silenzioso, ma che lascia un segno pesante sulla partita, grazie alla lucidità nel mettere in ritmo i compagni. E 9 sono i punti di consecutivi di Johnson-Odom (21, 8/13 dal campo con 3/5 da tre) negli ultimi 3′ dei regolamentari, quando scioglie le briglie al proprio enorme potenziale offensivo per lanciare la rimonta disperata di Cantù. E’ l’ultimo ad arrendersi, ma sui 40′ è il pistoiese a farsi preferire nell’interpretazione del match.
8 rimbalzi, 14 punti e 3 assist è il fatturato della prima uscita italiana di Metta World Peace. Aldilà delle cifre (3/14 dal campo, ma 8/8 ai liberi con 5 falli subiti) e delle 3 perse, dove sconta l’impatto con l’interpretazione europea dei passi, impressiona per come entra progressivamente in partita, considerato che è arrivato da tre giorni. Se non la decide è per l’incredibile finale con cui Cantù scalpella l’opera della propria rimonta, altrimenti la palma di MVP all’esordio non gliela avrebbe tolta nessuno.
7 su 21 dalla linea dei 6.75 per Pistoia, che vince una partita dove tira con percentuali più basse, sia da due (41.8% GT Group, 46.3% VitaSnella) che da tre (con Cantù che chiude 9/24), e alla fine prende meno rimbalzi di Cantù per una valutazione più bassa (85-94). La statistica non è tutto, si sa, tanto meno in un match folle come quello di ieri, anche perché fino a 3′ dalla fine dei regolamentari, in pochi avrebbero potuto eccepire su una comoda vittoria dei toscani. Il bello del basket, anche se i tifosi di Cantù non saranno comprensibilmente d’accordo.
6 come le palle perse da Cantù nel solo primo quarto (16 alla fine). Ancora una volta la gestione dei possessi è il principale problema dell’attacco di Sacripanti, che finisce per vivere di soli isolamenti, pagando pesantemente in termini di qualità dei tiri. E 6 su 14 dal campo per un Filloy che conferma la propria crescita nella seconda parte di stagione, con una prova di grande personalità, specie all’inizio, dove detta i tempi del match, e nel finale dei regolamentari prima della follia collettiva dei toscani, con i punti che sembrano scavare il break decisivo.
5 falli subiti, 11 rimbalzi, a dispetto dei soli 4 punti, sono il contributo di Valerio Amoroso alla causa pistoiese. L’ala da Cercola si sacrifica in difesa contro Metta, pagando solo nel finale, e fa un gran lavoro sotto le plance per il contributo meno evidente, ma tra i più solidi alla vittoria della truppa di Moretti.
4 come le stoppate date da Cantù, due a testa per Williams e Shermadini. Ma se per il centro da Wake Forest, al netto dell’ingenuo fallo a 11” dalla fine (ne parliamo al punto 2), resta una partita raddrizzata nella ripresa grazie a una competente difesa a centro area, il georgiano fornisce un’altra prova anonima, deludendo ancora chi si attendeva dal suo arrivo un punto di riferimento nel pitturato.
3 come le triple di C.J. Williams (25, 3/6 da tre, 6 reb) nel break a cavallo dei due quarti finali, che aveva praticamente risolto la partita a favore di Pistoia. Nel complesso, a dispetto di percentuali da due non eccelse (6/14) e del gran numero (20 in tutto) di tiri presi, è lui la spina nel fianco per una difesa che per 37 minuti lo insegue sia sulle partenze dal palleggio che dietro i blocchi. Non è un caso se in tre vanno a contestare il suo tiro nel finale di overtime, lasciando a Easley lo spazio per il tocco decisivo.
2 come gli inspiegabili falli, uno per parte, prima di Filloy su Feldeine che regala i tre liberi del pareggio al 40′, poi di Eric Williams, che sul più 4 a 11” dalla fine del supplementare, pensa bene di entrare nel cilindro di Brown sul catch & shoot frontale da tre dalla rimessa pistoiese in attacco. La persa di Gentile e Metta sulla rimessa gira la frittata, ma l’ingenuità del centro canturino è quella che rompe per prima le uova del possibile successo esterno
1 come il secondo che manca alla fine quando la tripla di C.J. Williams si stampa sul primo ferro, giusto il tempo per dare modo a Tony Easley di realizzare il tap-in vincente, grazie alla difesa che collassa sul tiratore, forse memore della beffa di Turner a Brindisi, lasciando totalmente scoperto il tabellone.
0 come gli assist della coppia di playmaker canturini. Gentile (14, 3/4 da tre) e Johnson-Odom vestono i panni dei realizzatori, sono decisivi nel convulso finale dei regolamentari con cui Cantù acciuffa l’overtime, ma la gestione dell’attacco di squadra è rivedibile, con palla e uomini, non solo per colpa loro, troppo fermi. Zero sono anche i punti di Ivan Buva, statistica che lascia perplessi considerato che parliamo del lungo più in forma per Sacripanti nell’ultimo mese (oltre 16 di media nelle ultime 5 prima di Pistoia). Troppo presto per collegarlo all’approdo di Metta, ma il contributo del croato in vernice viene del tutto a mancare e Cantù ne risente non poco.
Stefano Mocerino
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