A2 Final Six – Verona all’appuntamento con la Storia
Abbiamo scelto un titolo un po’ altisonante per presentare la Tezenis Verona, ma visto il carico di storia della Scaligera e il lungo Purgatorio delle serie minori sopportato negli anni 2000, crediamo che arrivare a questa Coppa Italia di A2 nel ruolo di favorita metta davanti a un momento simbolicamente molto importante gli uomini in gialloblu. Stiamo parlando di una società sorta dalle ceneri del fallimento del 2002, che è risalita in modo graduale e sta vivendo finalmente una stagione magica. La cruna dell’ago di una sola promozione in A obbliga a essere perfetti, non solo bravi, e il dover pervenire a tale traguardo solo tramite i playoff è un modo subdolo di accrescere la pressione su chi guida la classifica. Un granello alla volta, si finisce per doversi sobbarcare una montagna. La Coppa Italia può quindi servire come prima valvola di sfogo per l’attuale capolista della Gold, una liberazione dalle ombre di troppi anni senza successi, una rivincita di inestimabile prestigio per tutti i suoi tifosi.
IL MOMENTACCIO ALLE SPALLE – Verona ha appena sorpassato il momento più delicato della stagione, e ora si presenta da obbligatoria favorita alla tre giorni di Rimini, di nuovo a ranghi completi. L’infortunio di Ndoja occorso nella gara contro Trapani non ha fatto dormire sonni tranquilli a Ramagli per tutta la prima metà di febbraio: insieme allo stop forzato di Gandini, ha lasciato quasi del tutto sguarnito il settore lunghi. Ai sudori freddi provocati dalla sconfitta contro Casale, che in quel momento faceva perdere per la prima volta da inizio stagione la leadership in classifica a vantaggio di Brescia, faceva però da contraltare una settimana dopo la vittoria proprio contro la Centrale Del Latte. Il recupero di entrambi i lunghi ha infatti riportato al suo splendore la capolista, che ha bissato il successo interno andando a saccheggiare Biella nell’ultimo turno, in maniera più imperiosa di quanto non dica il 69-75 finale.
GRANITICHE CERTEZZE – Proprio l’aver appena sconfitto la principale rivale per la promozione ha fatto recuperare tutte le certezze alla Tezenis, che vediamo difficilmente arginabile nelle prossime due gare. E lo diciamo perché, a questi livelli, il roster a disposizione di Ramagli non ha praticamente punti deboli. In regia De Nicolao sta facendo mangiare le mani a Varese per averlo lasciato andare: non sono tanto le cifre a premiarlo (10 punti, 6.3 assist, 3.4 rimbalzi di media), quanto la fluidità di gioco che garantisce con costanza al quintetto. I due americani Umeh e Monroe stanno dando spettacolo, il secondo in particolare è tra i papabili per il titolo di MVP del torneo. Poi ci sono l’esperienza e l’intelligenza cestistica di Ndoja e Boscagin, la solidità di Gandini e Reati, l’arma segreta Giuri per dare un pizzico di imprevedibilità quando De Nicolao riposa.
Il talento è equamente distribuito in tutti i reparti, la squadra segna tanto ma sa adattarsi ai ritmi bassi, è grossa fisicamente ma può vincerla sul gioco interno come dal perimetro. Pochi gli svarioni durante le partite, è in assoluto la compagine che si permette meno “dormite” di tutta la A2 Gold. Infine, un dato che non può fare star tranquilli i prossimi avversari: nelle quattro sfide avute finora con le partecipanti alle Final Six della stessa categoria (due gare con Brescia, una a testa con Ferentino e Torino) la Tezenis non ha mai perso. I quattro k.o. in campionato sono arrivati con le tre formazioni sul fondo classifica (!) e con l’attuale quarta, la NoviPiù Casale.
Le difficoltà più grandi sembrano legate alle imponderabili variabili della partita secca e alle fiammate di puro basket-spettacolo di Brescia, l’unica che può davvero ribaltare il pronostico e detronizzare la papabile regina di Coppa.