Keith Langford a 360° nel suo ritorno in Italia contro Cantù
Sono passati poco più di otto mesi dalla partenza di Keith Langford da Milano ma il sentimento di nostalgia e mancaza è senza dubbio reciproco; infatti Langford con il suo Kazan è stato eliminato nella fase a gironi dell’ Eurolega e anche l’Olimpia senza uno dei suoi protagonisti e top scorer della passata stagione sta faticando non poco nella fase delle top 16.
Keith, atterrato a Milano per il match di Eurocup contro Cantù racconta le emozioni provate al suo ritorno nella città, il rapporto con i vecchi compagni dell’Olimpia, la sua nuova avventura con il Kazan e molto altro.
In seguito l’ intervista della Gazzetta dello Sport al giocatore:
“Come sono sceso dall’aereo mi ha colpito un’ondata di emozioni. Girando per Milano mi sono tornate in mente tante cose. Ma essendo tutti bei ricordi mi ha fatto molto piacere”.
C’è mai stata la possibilità che rifirmasse per l’Olimpia? “A inizio stagione Portaluppi mi aveva parlato chiaramente, dicendomi che la squadra sarebbe andata in un’altra direzione. Poi le cose sono cambiate e a un certo punto sembrava che potessi restare. Ma alla fine non è andata così”.
Ora ce lo può dire: ci sono mai stati veri problemi con Gentile? “Onestamente no. Eravamo arrivati a un punto in cui ci eravamo capiti. Forse all’inizio del primo anno c’erano state difficoltà, lui era giovane, stava ancora imparando tante cose, mentre io ero il veterano e volevo solo fargli capire di incanalare in modo positivo quello che stava cercando di fare. E’ un lottatore come ce ne sono pochi, ha solo bisogno di avere accanto qualcuno che lo capisca”.
Alessandro può giocare nella Nba? “Assolutamente sì. Gliel’ho detto dal primo anno, dipende solo da lui, da quanto è pronto a sacrificarsi. Ha più talento di qualsias altro giocatore della serie A, italiano o straniero”.
Sorpreso dal rendimento di Milano in Euroelega? “In parte sì, pensavo ormai avessero svoltato, che l’inerzia dello scudetto vinto li spingesse. Ma allo stesso tempo ha perso due giocatori chiave come me, non per fare il gradasso, e Jerrells. Ci avevamo messo due anni per arrivare a quei livelli, è dura ripartire da zero o quasi. Forse se terranno questo gruppo intatto la prossima stagione potranno lottare ad alto livello anche in Europa”.
Come giudica le due sconfitte con Sassari? “La prima ci può stare, era a inizio stagione, la seconda mi ha sorpreso. Ma è la conferma del gran lavoro che sta facendo Sacchetti”.
Spesso però viene criticato per lo stile di gioco della sua squadra. “Quelli della vecchia scuola, gli storici della pallacanestro, magari storcono il naso ma per un giovane giocatore non c’è nulla di più attraente. La cosa importante è che prendano gente adatta a quel sistema. Logan, Dyson e Lawal sono perfetti ad esempio”.
Deludente anche la vostra eliminazione in Eurolega. “Molto, avevamo grandi aspettative. Ma in ogni caso c’è una stagione da onorare, dobbiamo essere professionisti sino in fondo”.
Conosce bene coach David Blatt: come valuta il suo operato a Cleveland? “Ho sempre detto a tutti di avere pazienza. E infatti ora si vedono i risultati. Certo, avere LeBron in squadra aiuta. Credo arriveranno in finale Nba”.
E per il titolo? “Non mi spingo a dire che lo vinceranno i Cavs. L’Ovest è fortissimo. Da come andranno i playoff nella Western Conference credo nascerà o meno la necessità di cambiare il sistema di qualificazione, come ha già accennato il commissioner Silver”.
Suo fratellino al Paok sta andando alla grande. “Lo seguo da lontano ma sono molto felice per lui, sta disputando la sua miglior stagione da professionista”.
Cosa serve per battere Cantù? “Basto io (ride, ndr.)… Sono le mie partite, attaccherò sin dalla palla a due, sono eccitato dall’idea di tornare a giocare al Pianella”.
In questi giorni negli Usa si è scatenato il dibattito sul cyberbullismo. Voi atleti venite spesso insultati da chi si nasconde dietro un account Twitter o Facebook. “Fa parte del gioco. Certo, dà molto fastidio, ma essendo professionisti dobbiamo cercare di non perdere il self control. Vogliamo i soldi, la fama, ci fa piacere quando ci ritwittano, purtroppo dobbiamo accettare anche l’altra faccia della medaglia”.
Da afroamericano come giudica i problemi razziali negli Usa? “E’ una situazione molto difficile, ma sono decenni che li affrontiamo, non c’è nulla di nuovo. Ora che ho un figlio vorrei imparare da quello che sta succedendo per educarlo ed evitare che si ripetano gli stessi errori. Stiamo facendo progressi, pensate a 200 anni fa, o al fatto che abbiamo un Presidente nero o che in Germania c’è una donna Primo Ministro. Purtroppo la storia tende a ripetersi e ogni tanto ripetiamo gli errori del passato”.