Do you remember? – David Vanterpool, il maestro del “canestro e fallo” divenuto campione d’Italia e d’Europa a più di trent’anni
David Vanterpool ha militato solo tre stagioni in Italia, ma ci ha messo ben poco per diventare uno di quei giocatori quasi proverbiali, le cui movenze e caratteristiche ti si incidono indelebilmente nella testa fino a farti dire, magari riferendoti a un giocatore più o meno simile che vedi agire sul parquet, “ha fatto una giocata alla David Vanterpool!”.
La storia del nativo di Daytona Beach classe 1973 andrebbe raccontata a tutti quelli che lottano giornalmente per emergere e far valere le proprie capacità, senza perdere per un attimo la fiducia in se stessi: cosa dire altrimenti di un atleta arrivato quasi per caso in Italia a 30 anni e diventato nel giro di poco tempo campione d’Italia e d’Europa e in seguito vice coach in NBA?
La carriera di Vanterpool inizia nella Montgomery Blair High School da dove accede alla St. Bonaventure University di New York dove gioca per i Bonnies con buoni risultati fino al 1995, quando viene però ignorato dal Draft NBA. Vanterpool capisce di doversi guardare intorno e tenta subito l’esperienza estera con una fugace apparizione di due partite in Italia con Gorizia, che non apprezza debitamente le sue potenzialità (succederà molti anni dopo) e gli procura un biglietto sola andata per la Cina, dove passerà due anni con la canotta dei Jilin Northeast Tigers. Nel 1999 il ritorno negli States è agli Yakima Sun Kings, e qui grazie a buone prestazioni e alla vittoria del titolo CBA rientra nei radar NBA, strappando un contratto con i Washington Wizards, dove però lo spazio è minimo e la conseguenza è una nuova retrocessione nella lega di sviluppo NBA, questa volta l’ABA, con i Kansas City Knights.
Scelta provvidenziale perchè una Scandone Avellino decisa a trovare giocatori americani dall’ottimo rapporto qualità-prezzo lo nota nell’estate 2003 e lo porta in Irpinia a quasi 30 anni, tra l’indifferenza dei molti che non conoscevano nulla della sua quasi insignificante carriera. La prima stagione italiana di Vanterpool è inaspettatamente super e rappresenta la svolta: punti, classe, leadership e un’incredibile duttilità tecnica e tattica che lo portava a giostrare su ben tre spot sul parquet, play, guardia e ala piccola, e sempre con risultati eccellenti. La chiamata di Siena non si fa di certo aspettare, con Recalcati alla ricerca di un sesto uomo di assoluto rendimento e folgorato dalle capacità tecniche e fisiche del giocatore delle Isole Vergini americane. L’ambientamento in un club deciso a vincere e diventare un top team in Italia e in Europa è immediato e Vanterpool si cala nella parte con incredibile efficacia: grazie 194 cm spalmati su un fisico snello e muscoloso, gioca tre ruoli facendosi trovare sempre pronto in difesa, a rimbalzo e in attacco grazie a quel movimento in post basso con tanto di “hesitation” che gli faceva guadagnare innumerevoli canestri e falli ogni volta che si materializzava vicino o sotto canestro, tanto che per lo speaker del PalaSclavo di Siena era diventato quasi automatico annunciare il fallo insieme a quasi tutti i canestri realizzati dall’atleta americano. L’intelligenza cestistica e la personalità che permette a Vanterpool di adeguarsi ad ogni situazione di gioco, traendone sempre il massimo profitto in entrambi i lati del campo, e sempre con quell’andatura da “falso lento”, valgono lo Scudetto con Siena e la seconda Final Four consecutiva del club toscano (Vanterpool è inserito nel secondo miglior quintetto della competizione),ma anche e sopratutto una nuova e prestigiosa chiamata, quella del CSKA Mosca, nel 2005, al termine di una seconda stagione in biancoverde più avara di successi. In Russia il talento e la duttilità di Vanterpool trovano la definitiva consacrazione sotto la guida di Ettore Messina: a 33 anni arriva la vittoria in Euroleague a Praga contro il Maccabi, con uno squadrone dominatore anche in patria (titolo e coppa di Russia nel 2006 e 2007).
Appese le scarpette al chiodo nel 2007, la voglia di Vanterpool di trasferire la sua intelligenza tattica e adattabilità anche dalla panchina gli procura l’incarico di vice allenatore proprio al fianco di Messina, che nel frattempo aveva rivinto l’Euroleague nel 2008 e con l’aiuto di Vanterpool arrivò a sfiorarla pure nel 2009, perdendo stavolta la finalissima contro il Pana di Obradovic. Messina si trasferirà a Madrid non proseguendo il rapporto con David, che tre anni dopo però si riprenderà la rivincita su quella NBA che non l’aveva mai considerato: a chiamarlo stavolta come vice è l’ex canturino Terry Stotts sulla panchina dei Portland Trail Blazers, ruolo che occupa tutt’ora. Dove siamo sicuri sta insegnando, oltre che quell’inimitabile movimento spalle a canestro, una lezione ben più importante: che nel basket è possibile vincere tutto anche a più di 30 anni suonati, aspettando di cogliere le proprie occasioni. Meglio tardi che mai.