Nba- Si ritira Rip Hamilton, l’uomo mascherato infalllibile ai liberi
Le partite possono avere significati diversi a seconda dei contesti e delle persone che ad esse si approcciano. Così, se per gli appassionati italiani il match tra Pistons e Knicks è stata soprattutto l’occasione per rivedere un Andrea Bargnani ad alto livello, a Detroit si respirava un’aria nostalgica. La notizia del giorno nella Motor City era infatti il ritiro ufficiale di Rip Hamilton. Proprio lui che contro quell’avversario al Madison Square Garden aveva fatto la storia, con un carrer high da 51 punti, secondo a superare i 50 al Madison dopo Jordan . Se vi state ancpra chiedendo come possa sconvolgere il ritiro di un giocatore sostanzialmente fermo dal 2013 probabilmente avete bisogno di maggior fosforo o la vostra passione per la palla a spicchi di Oltreoceano è ancora relativamente giovane.
Richard “Rip” Hamilton ha fatto parte di due delle più grosse sorprese del basket americano degli ultimi 20 anni, ma ci sono almeno tre highlights che tornano in mente mentre annuncia il suo ritiro all'”His & Hers” show su ESPN.
Momento uno: Il giorno in cui il basket si accorse di Rip Hamilton era un pomeriggio del 98. Nella bacheca di UConn ancora non figurano titoli ma c’è già il coach, poi Hall of Fame, Nick Calhoun. Quel giorno si gioca per la East Region Final contro Washington e Connecticut è sotto di un punto con 29 secondi sul cronometro. Khalid El-Amin, che comparirà poi spesso nei roster europei, recupera palla e da a Voskhul (con cui verrà scelto ai Bulls) ma questi con 8 secondi sul cronometro si vede sputare il tiro dal canestro ne nasce una doppia battaglia a rimbalzo, la palla finisce nelle mani di Rip la cui mano non trema e segna sulla sirena. Rip dirà:”Tutti, chi in campo e chi in panchina semplicemente si rifiutavano di perdere. Quando c’è una tale comunità d’intenti si può solo vincere, io sono solo il tipo che ha preso il tiro.”.Il giorno dopo il titolo del “The Corant” sarà: “Last words: RIP Washinghton”. L’anno dopo ne metterà 27 in finale contro Duke e di tiro importante ne farà un altro: una tripla a tre minuti dalla fine decisiva che gli varrà il titolo di Mvp delle Finals, il titolo (il primo di tre per UConn), ed ovviamente un biglietto per la Nba direzione proprio Wahington, dove giocherà pure con MJ.
Momento due: E’ il 2002, i Wizards spediscono Rip, diventato un solidissimo scorer, a Detroit in una mega trade che coinvolge pure l’all star Jerry Stackhouse. Nello stesso anno arrivano dal draft Chauncey Billups e Tyshaun Prince, nessuno si aspetta quello che succede di lì a poco
Momento tre: In un anno Rip si frattura tre volte il naso e anche se è guarito decide di mantenere in campo la mascherina, cosa che farà per tutto il resto della carriera. E’ il 2004 ed ai tre del 2002 si è aggiunto pure l’irrequieto Rasheed Wallace, ex Portland “Jail-Blazers” ed ex (per una partita) Atlanta.
Il match è la gara 6 contro Indiana: Rip ne fa ventiquattro dei 75 che trascinano Detroit, contro l’arcigna difesa di Reggie Miller e co. fa un terzo dei punti di tutta la squadra. Dichiara:”sapevo che gli altri erano stanchi così ho provato ad attaccarli”. Gli altri, perchè lui stanco non lo è mai.
Momento quattro: Stessa stagione, i Pisons sono arrivati a sorpresa in finale ma contro i Lakers di Kobe in gara tre già pare tutto finito, e pure Hamilton non pare quello della serie precedente. E invece è proprio l’uomo mascherato l’eroe di gara tre con ben trenta punti che saranno il massimo per un Piston in quelle Finals. Detroit vincerà quel titolo. Si ricorderà la leadership di Sheed, la stoppata di Prince e Billups sarà Mvp delle Finals, l’uomo mascherato è felice di poter nascondere il suo sorriso dietro la sua protezione.
Momento cinque: 6 gennaio 2005. Hamilton è in serata no e sbaglia dieci tiri dal campo. Alla fine però è il miglior scorer nel match contro i Grizzlies. Rip ne ha messi 14 a cronometro fermo perchè dalla linea della carità Hamilton è una sentenza. Quando tira ha un modo tutto suo di farlo, è iconico. Prima di tirare palleggia lateralmente un paio di volte, una cosa che nessun altro farebbe mai ma che lo aiuta ad avere una percentuale irreale ai liberi. Diventerà di lì a poco a tutti gli effetti un All Star.
Momento sei: Detroit ha smesso di essere quella squadra dei sogni e la gente, complice la crisi di tutta la città in generale, inizia a disertare il palazzetto. Anche Rip non è più al centro del progetto nonostante il contrattone e parte dalla panchina. Succede anche il sette febbraio quando ne mette 38 contro i Bucks, segnando un record per la franchigia.
Da allora qualcosa si rompe con Detroit ed anche il suo corpo comincia a dare i primi scricchiolii. L’avventura a Chicago è falcidiata da infortunii e dopo di essa Rip dovrà dire addio al basket giocato. Proverà a rientrare e contribuirà come ambasciatore alla promozione della Lega, tanto che qualche mese fa lo si è visto a Madrid con James Worthy. Fino a giovedì quando getterà definitivamente la spugna.
Ieri sera il faro dei Pistons contro i Knicks era un altro ragazzo passato per Univesity of Connecticut, Andrè Drummond ma c’è da giurare che nessun tifoso di Detroit stava davvero guardando quella partita. Tutti stavano riguardando quel match contro i Knicks al Madison, dove Rip ne mise 51, come solo Jordan.
Photo: Keith Allison