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Home Serie A Dequan Jones sfonda il tetto del nostro Count Down. L’esordio di un buon Maynor non salva Varese

Dequan Jones sfonda il tetto del nostro Count Down. L’esordio di un buon Maynor non salva Varese

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Jones (Cantù) vs Baldi Rossi (Trento)E’ un Jones formato NBA quello che ci “costringe” ad uscire dallo schema classico del nostro Count Down con un 11/11 dal campo che non può essere ignorato. L’ex Orlando è il simbolo dell’energia con cui Cantù aggredisce il match, volando letteralmente via quando l’attacco prende ritmo, salvo poi rimetterlo quasi in gioco per i problemi non nuovi nella gestione dei vantaggi, quando il match rallenta. Varese priva di due pedine chiave come Diawara e Kangur resiste come può, brava a sfruttare quelle poche cose che la difesa di Sacripanti concede, su tutte il pick’n’pop che coinvolge Callahan, ben identificato da Maynor e Rautins, combinazione che crea parecchi grattacapi agli avversari. Nel conto alla rovescia atipico di questo derby n°153, ecco le chiavi che riportano il momentaneo sereno nel cielo sopra il Pianella:

11 su 11 dal campo, con 3/3 dai 6.75, 7 rimbalzi e 5 assist per 36 di valutazione. Dequan Jones ritocca verso l’alto la vetta del nostro Count Down, ma la sua prova è di quelle eccezionali. Il prodotto di Miami University domina fisicamente la partita, seleziona con cura ogni scelta di tiro, sia dall’arco che in avvicinamento, in una serata in cui vede il canestro largo quanto lo stretto della Florida, senza negare al pubblico un paio di escursioni sopra il ferro a quote proibitive. Man mano che prosegue l’adattamento al basket europeo, più emerge il potenziale devastante del giocatore, frettolosamente etichettato come “semplice” super-atleta in avvio di stagione.

9 come il plus/minus, ma in negativo, di James Feldeine (14, 4/10 dal campo, 1 assist), che ha un impatto in chiaroscuro con il derby, iniziato in panchina per tutto il primo quarto. Entra in campo proprio quando Cantù ha esaurito la propulsione iniziale e paga il calo di ritmo dell’attacco. Le sue triple tuttavia arrivano in momenti chiave, la prima con Varese tornata a – 4 nel secondo quarto, la seconda per il +15 che suggella la fuga definitiva dei padroni di casa. E sono 7 suoi punti consecutivi a ricacciare ancora indietro gli avversari tornati a – 6 con 5′ sul cronometro del quarto di coda.

8 uomini a segno per Sacripanti, il solo Laganà (in campo per pochi secondi) e Abass non sporcano il referto. Le rotazioni del coach canturino si consolidano attorno al quintetto che vede Feldeine partire dalla panca e con Buva (9 e 5 reb) da 4, senza per questo alterare la distribuzione dei minuti. Dietro il Jones mostruoso di ieri, tutti portano il proprio mattone, rimane qualche dubbio sull’intero quarto quarto concesso a Hollis (5 più 5 reb), probabilmente per ragioni di accoppiamenti difensivi, nonostante il linguaggio del corpo dell’ex-Biella lasci più di una perplessità, specie nella propria metà campo.

7 assist nel solo secondo tempo, 11 in totale per l’esordiente Maynor (12, 4/12 dal campo). Il playmaker con discreta carriera NBA sembra incontrare le caratteristiche che Pozzecco cercava. Dopo due quarti spesi a capire su quale pianeta sia atterrato, si fa apprezzare nella seconda metà per la lucidità con cui guida a squadra e mette in ritmo i compagni, ottime basi per coltivare ambizioni di rilancio quando Varese sarà tornata a pieno organico.

6 su 10 da trepunti per un Craig Callahan (20 e 5 rimbalzi) che sfrutta a pieno la sua atipicità per portare i lunghi brianzoli lontano da canestro. Il suo pick’n’pop con Rautins (11 e 6 assist, con 2/9 da tre) costringe la difesa a inseguirlo sul perimetro, da dove colpisce a ripetizione tenendo agganciati i suoi. Ed è sempre lui nel finale, complice una difesa che fatica a identificarlo col dovuto anticipo, a mettere i tiri che fanno tremare il Pianella.

5 come i rimbalzi di Christian Eyenga (15, 7/9 da due e 3 assist) il più efficace nel pareggiare l’energia che Cantù mette in campo, soprattutto in uscita dagli spogliatoi. Sette dei 13 punti totali di Varese nel terzo quarto portano la sua firma, un fattore nell’impedire che lo svantaggio degli ospiti superasse il ventello.

4 su 7 da tre per Stefano Gentile, decisamente più a proprio agio nel ruolo di playmaker titolare. Perdonate un paio di scelte scellerate, la sua gestione della palla e la distribuzione dei palloni (4 assist) rendono più fluido l’attacco d Cantù, soprattutto quando i biancoblu possono alzare il ritmo.

3 come gli assist di Georgi Shermadini ( 6 più 4 reb), autore di una prova poco appariscente in attacco, dove manca dell’energia per concludere vicino a canestro, ma tatticamente fondamentale per le letture nella propria metà campo, come conferma il +18 di plus/minus nei suoi 21′, il più alto del match.

2 come le assenze pesantissime che condizionano Varese. Senza Diawara e Kangur i biancorossi pagano sul piano dell’aggressività e, in moneta sonante, anche a rimbalzo (42-28 per Cantù, con 11 offensivi). Con l’arrivo di Maynor, il veterano ex-Venezia e l’estone ex-Siena e Milano potrebbero rendere l’attacco del Poz davvero indigesto per le difese del nostro campionato.

1 su 9 dai 6.75 per Varese nel terzo quarto. L’andamento ondivago del tiro dal perimetro condiziona la partita degli uomini di Pozzecco. Quando la luce si spegne, grazie alla pressione sulla palla degli avversari il match prende chiaramente la direzione di Cantù. Il bombardamento finale (5/9 nel quarto periodo, maturato soprattutto nei 4′ finali) sorprende una VitaSnella troppo sicura che alza il piede dall’acceleratore, troppo poco e troppo tardi però per rimettere in discussione il risultato.

0palle perse, ultima ma non meno importante voce, per un Darius Johnson-Odom (10, 2/3 da tre, 5 assist) che gioca una partita in totale controllo. Anche il linguaggio del corpo dice come la combo da Marquette rinunci razionalmente, quasi “violentando” il proprio istinto, a qualcuna delle sue zingarate, le stesse che gli avevano attirato critiche in passato, per una maggiore condivisione della palla e per non fermare la circolazione. Vede gli ultimi 7′ dalla panchina, non certo per demeriti, anzi l’impressione è che la sua presenza avrebbe potuto evitare i brividi finali.

Stefano Mocerino

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