Dopo alcune stagioni di partita vera, con la Nazionale Italiana impegnata contro i migliori stranieri del campionato, si è tornati per l’All Star Game alla formula del match spettacolo. Di fronte due selezioni con il meglio offerto fin qui dalla Serie A, con la sola eccezione dei giocatori di Milano impegnati ieri in Eurolega. Ne è venuta fuori una partita forse eccessivamente sbilanciata sullo show-time: fin dalla palla a due, si è puntato esclusivamente sulle giocate ad effetto e il tiro a segno da tre punti. Divertente, ma 40’ di sole schiacciate senza opposizione e tiri aperti da ogni parte del campo sono alla lunga risultati un po’ monocordi, anche se i momenti di grande spettacolo non sono mancati. 146-143 il risultato finale per la selezione guidata da Pozzecco, la Named Sport Team, sulla Dolomiti Sport Team di coach Buscaglia: il risultato, in questi casi, è l’ultima cosa che conta. Passiamo quindi al nostro countdown per rivivere i punti salienti della serata veronese.
10/10 nel tiro da 2 per Okaro White. L’ala della Virtus Bologna è uno dei mattatori della prima metà di gara, dove rivaleggia con Mitchell per giocate sradica-ferri e numeri ad effetto. Va addirittura con una certa convinzione a rimbalzo (10 in tutto) in una serata dove nessuno ti chiede di ammazzarti per prenderli. Ed è l’unico che mette dentro un libero. Non che gli altri ne sbaglino a iosa. Semplicemente non ce ne sono.
9(0) i punti in semifinale e finale (42+48) nella gara del tiro da 3 punti del vincitore Andy Rautins. La guardia americana accasatasi quest’anno a Varese domina nella gara tra cecchini, mettendo sotto a sorpresa il vincitore del 2014 Drake Diener e il numero uno del campionato Marco Spanghero. Vista la meccanica di tiro nei 2’ in cui l’abbiamo visto all’opera, avrebbe potuto vincere tirando ad occhi chiusi.
8 alla ragazza in prima fila che, non si sa bene per quale motivo (non crediamo ci sia bisogno di spiegarvelo…) viene inquadrata una volta sì e l’altra anche dai cameramen Rai. La donzella senza nome strappa più di un applauso al pubblico maschile a casa, e crediamo non abbia lasciato indifferente il sindaco Tosi seduto due posti alla sua sinistra.
7/7 da 2 per Jones e Ross, oppure ilo 7/8 di Feldeine, tre giocatori che sguazzano come bimbi nella Fabbrica di Cioccolato in una gara a chi fa più il fenomeno. L’atmosfera da campetto fa vivere a tutti quanti una serata di beata spensieratezza.
6 il voto complessivo che ci sentiamo di dare a questo All Star Game. Sarà che siamo incontentabili, ma una maggiore verve almeno sul finale non ci sarebbe dispiaciuta, anche se è nello spirito della manifestazione non dannarsi affatto l’anima. Gara delle schiacciate un po’ prolissa, qualche bel numero ma anche tanti momenti morti: sotto questo aspetto la formula va rivista.
5(+5) il voto da dare a Peric per la serietà che mette in campo. Accenna a mettere la mano in faccia ai tiratori avversari, si muove con circospezione come se fosse in campionato. Forse qualcuno prova a spiegargli la situazione, ma non sente ragioni. A seconda di come vediate la situazione, si merita l’insufficienza o la valutazione massima.
4 alla partita di Mitchell. Ovviamente stiamo scherzando, è solo per vedere se eravate attenti. L’MVP del girone d’andata delizia anche all’All Star Game, mettendo a referto 34 punti, frutto di 8/10 da 2, 6/13 da 3, 4 rimbalzi e 1 recupero. Vince la gara delle schiacciate in coppia con Kam Kader e perde il titolo di MVP di un niente a favore di Eyenga.
3 come gli assist e i rimbalzi offensivi di Eyenga. Numeri insignificanti rispetto al 15/20 da 2 e ai voli alla Batman compiuti sopra il ferro nei secondi 20’, alcuni così altisonanti che non dargli il titolo di MVP sarebbe stato un delitto. E dire che prima dell’intervallo si mangiava una schiacciata dopo l’altra…
2 i giocatori scesi sul parquet con lo smartphone in mano per filmare l’entrata in campo, Lawal e Denmon. Il primo ci rimarrà attaccato tutta la partita, ritraendosi in un selfie con uno degli arbitri dopo l’intervallo e mettendosi infine al posto di Buscaglia a chiamare i cambi. Con addosso la sua felpa.
1 minuto (e 15’’) il tempo concesso a Gianmarco Pozzecco per assaggiare nuovamente il terreno di gioco. La maglia attillata gioca brutti scherzi e segnala una certa rilassatezza di ventre del giocatore più amato dagli italiani. Il quale, lo dobbiamo dire, stasera se n’è rimasto fin troppo calmo, perdendo la sfida delle gag con Buscaglia, un fiume in piena di battute e scenette per tutti i 40’. L’allenatore della Dolomiti Trento ne combinate di tutti i colori: time-out finti con tanto di spiegazioni alla lavagnetta, proteste fittizie con gli arbitri, suggerimenti tra il serio e il faceto ai giocatori impegnati nella gara del tiro da 3 punti. Il Poz risponde con un abbassamento di calzoncini a pochi secondi dal termine: troppo tardi per rimontare.
0 i falli commessi dalla Named Sport Team di Pozzecco. Se ne vedranno cinque in tutta la partita, il segnale inequivocabile che nessuno aveva voglia di contrastare nessuno, lasciando campo libero a qualsiasi “magia” saltasse in mente agli uomini in campo. 0 sono stati anche i punti di Archie, l’unico a referto a non bucare neanche una volta la retina. Come avrà fatto?
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