Count Down: l’asse Vitali-Cusin e la freddezza di Clark affondano Cantù. Vanoli verso il sogno Final Eight
Vittoria pesante per la Vanoli di coach Pancotto, che vede da vicino la qualificazione per le Final Eight di Coppa Italia, superando 71-63 una Cantù abulica per tre quarti di gioco, cui non riesce il colpo di coda nei 10′ conclusivi. L’asse Vitali–Cusin detta i tempi sui due lati del campo, con il lungo friulano fondamentale nel presidiare l’area, che i brianzoli attaccano a testa bassa, con continui isolamenti e poca ricerca dell’extra pass per un tiro aperto. Il disastro dai 6.75 (2/18) condanna una VItaSnella, che neppure quando ritrova una insperata parità con il quintetto piccolo, riesce a venire a capo dei propri fantasmi, piazzando una serie di errori che riconsegnano la partita ai padroni di casa.
Fondamentale la prova di Cameron Clark, che toglie lo zero dalla casella dei punti Vanoli del quarto periodo, piazzandone 7 in fila nel momento in cui Cantù sembrava in grado di tentare addirittura l’allungo decisivo. In Count Down i numeri chiave della partita del Pala Radi:
10 come la valutazione di Cameron Clark (17 e 7 reb) nel quarto e decisivo periodo: dopo il pareggio canturino a quota 56 con 6′ ancora da giocare, il rookie da Oklahoma si prende, e mette, i tiri psicologicamente più difficili. I suoi 7 punti consecutivi impediscono alla partita di rovesciarsi completamente a favore di una Cantù improvvisamente lanciatissima, che dava l’impressione di poter addirittura scappare. Se il PalaRadi può festeggiare la vittoria che avvicina al sogno Final Eight, buona parte del merito è dell’ala USA, che, break decisivo a parte, espone le enormi difficoltà VitaSnella nello spot di 4.
9 su 13 dal campo e 11 rimbalzi per un Eric Williams (18 punti, 22 val., +12 di plus/minus) a lungo unico baluardo biancoblu nel match. Sono i suoi punti ad impedire il tracollo nel secondo quarto ed è sempre lui a dare il via alla rimonta ospite, quando la Vanoli tocca il massimo vantaggio sul 54-36 al 26′. Buona prova anche in difesa, dove muove i piedi con intelligenza, unico lungo spendibile per Sacripanti contro il pick’n’roll cremonese. La sua uscita per falli a 2’30” dalla fine pesa moltissimmo sul finale di partita ancora una volta sfavorevole a Cantù..
8 come gli assist di Luca Vitali (11, 2/4 da tre, 7 falli subiti, 23 val.), che dispone del ritmo partita a proprio piacimento per tre quarti di gara. Il play emiliano mostra tutto il suo Q.I. cestistico, esplorando tutte le opzioni del pick’n’roll, innescando Cusin sotto canestro come i tiratori sul lato debole, senza disdegnare la soluzione personale.
7 come le vittorie stagionali di una Vanoli partita con l’obiettivo salvezza e che invece approccia la boa di metà stagione come rivelazione assoluta, insiema a Trento, del campionato. La formula del 5+5, con la rinascita di Vitali e, adesso, di Cusin, si dimostra vincente in un roster che sa valorizzare anche i Mian e i Gazzotti (ieri 4 punti a testa), per mantenere alta l’intensità nelle rotzioni di coach Pancotto.
6 su 7 al tiro, 5 rimbalzi e una miriade di parabole alterate nella propria area, per un Marco Cusin (13 punti e 23 di valutazione) tatticamente determinante. Il centro friulano indirizza il match all’inizio, abusando di uno Shermadini fuori partita mentalmente, e dà vita al più bel duello della serata contro Williams. E’ la sua interpretazione del pick’n’roll sui due lati del campo, specie nella metà difensiva a lasciare il segno, con l’attacco di Sacripanti che non trova di meglio che schiantarsi contro l’area collassata dei padroni di casa o sparacchiare da tre con poco costrutto.
5 come le sconfitte consecutive per l’Acqua VitaSnella, oggi come oggi incapace di vedere la luce in fondo al tunnel. Nonostante un roster non privo di talento, Cantù sembra un’accozzaglia di giocatori , dove ciascuno va per conto proprio, senza un’idea di pallacanestro che si discosti dall’1vs1 in isolamento o dal tiro dal palleggio. Persa la bussola del Feldeine di inizio stagione, con un Johnson-Odom che ricade nei soliti difetti, con troppi palleggi e forzature a testa bassa, Sacripanti avebbe bisogno del Gentile del quarto periodo per dare una guida alla squadra. E quel quintetto con quattro esterni, che il coach canturino continua ad esplorare solo in situazioni di emergenza, dovrebbe forse trovare maggior diritto di cittadinanza, considerato il rendimento a dir poco scarso dei due numeri 4 Hollis e Buva.
4 come gli assist di Stefano Gentile (7, 2/5 dal campo, 3 recuperi), che litiga col ferro per 30′, ma ritrova lucidità nel quarto di coda, quando Sacripanti gli affida la chiavi del quintetto con 4 piccoli ( Feldeine e la coppia Abass-Jones), attorno al totem Williams. Il figlio di Nandokan incide nella metà campo difensiva, portando pressione sulla palla, condizione fondamentale per alzare il ritmo e sviluppare quella transizione che riapre il match. Sua anche la bomba dell’ultimo pareggio a quota 63 con 3′ sul cronometro, purtroppo per Cantù saranno gli ultimi punti della partita.
3 come le palle perse di un Feldeine (9, 3/10 dal campo, 2 assist) ai minimi stagionali, lontano da quel giocatore che impressionava per le doti di paymaker aggiunto dalle letture immaginifiche. Il dominicano sconta una condizione fisica in palese calo, ma ad impressionare è soprattutto il peso dei suoi errori. E’ lui infatti a gettare alle ortiche prima la palla del possibile vantaggio sul 56 pari, cui fa seguito il 2+1 di Clark dall’altra parte, poi l‘ultima a una manciata di secondi dalla fine, che manda a schiacciare Bell per il +8 interno e i definitivi titoli di coda.
2 su 18 da tre nella disastrosa serata canturina dal perimetro. Il tiro pesante è diventato il campanello d’allarme principale, per un attacco incapace di creare tiri aperti e di sfruttare movimento di palla e ribaltamenti di lato. Il tassametro delle ultime 5 sconfitte dice 19/93 (20.4%), numeri con cui, tanto più nella pallacanestro di oggi, non si va da nessuna parte.
1 come l’unico assist di un Johnson-Odom (7, 2/9 al tiro) quanto mai testardo nell’attaccare dal palleggio a testa bassa, ovvero l’antitesi di ciò che servirebbe a Cantù per provare a risolvere i propri problemi. La combo da Marquette pecca nelle letture, con una miriade di palleggi che bloccano l’attacco dei suoi, piuttosto che metterlo in ritmo, nessuna lettura utile sul lato debole e una difesa poco efficace contro i centimetri di Vitali, fino a quando Sacripanti lo richiama in panchina per quasi tutto il quarto periodo. Suo, a parte lo Shermadini non pervenuto, il peggior plus/minus del match (-16).
0 come le possibilità residue per VitaSnella di raggiungere la Final Eight di Coppa Italia. L’appuntamento con la classica kermesse del basket italiano, tanto più quest’anno, con la possibilità di giocarla nella Desio teatro delle recenti stagioni in Eurolega, rappresenta un chiaro fallimento di uno dei principali obiettivi stagionali. Serve un reset a livello mentale, non escluso qualche intervento sul mercato, per evitare che la seconda parte di stagione si trasformi in un calvario.
Stefano Mocerino
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