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NBA Week 7 – La Golden Era di Oakland targata Splash Brothers

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Che sia per distacco il team più divertente della lega è fuor di dubbio, che sia anche il più vincente e con le migliori carte da giocare per la scalata all’anello lo sta dimostrando in questi primi mesi di regular season: stiamo parlando naturalmente dei Golden State Warriors.

In estate, la separazione da coach Mark Jackson e l’arrivo del neofita Steve Kerr – uno che da giocatore ha saputo vincere più di un anello – ma soprattutto l’esperienza di Curry e Thompson con Team USA ai Mondiali in terra iberica hanno dato una nuova fisionomia alla franchigia di Oakland.

Gli Splash Brothers sono tornati in territorio natio non solo

con un oro al collo ma con anche una maggiore consapevolezza nei propri mezzi. Steph sta marciando con una media da assoluto MVP con 23,7 punti (quinto assoluto), 7,7 assist, 5,1 rimbalzi e 1,8 rubate; Klay, dopo i rumors di trade con Minnesota per Love e un rinnovo intorno agli 80 milioni di dollari, sta inanellando prestazioni costanti sopra i 20 di media. Entrambi sfiorano il 50% dal campo e superano il 40% da dietro l’arco, diventando un rebus di difficile soluzione per ogni tipologia di difesa avversaria. Il numero 30 con la sua naturalezza di tiro e la sua visione di gioco veloce e visionaria rappresenta il degno erede sui parquet di Steve Nash, il talento da Washington State invece ad oggi – complice anche la drammatica assenza di Paul George – è in assoluto la migliore guardia della Lega, avendo aumentato – nonostante ancora qualche disattenzione di troppo – altresì la dedizione e l’efficienza in fase difensiva.

Ciò che più affascina gli spettatori e destabilizza gli scouting delle altre 29 franchigie NBA è l’assoluta ampiezza di un roster che sembra non possedere falle. L’affermazione di più sbagliata infatti sarebbe quella di circoscrivere la forza dei Warriors ai soli Splash Brothers.

Coach Kerr ad ogni gara può mandare a referto due assoluti stabilizzatori e maestri della fase difensiva quali Andrè Igoudala (miglior sesto uomo della stagione) e Andrew Bogut: non sorprende quindi che per 100 possessi quella di Golden State sia tra le migliori difese in assoluto – statistiche alla mani persino migliore di quella dei Chicago Bulls.

La più grande sorpresa della stagione arriva senza dubbio da Draymond Green. Complice l’infortunio di David Lee ad inizio stagione, l’ala da Michigan State ha trovato spazio in quintetto garantendo al team rimbalzi (8 a partita) e soprattutto una pericolosità dalla lunga di rara caratura. Al suo rientro David non sarà affatto certo di ritrovare uno slot nello starting five. A completare i partenti vi è un’assoluta certezza quale Harrison Barnes, atleta polivalente e dai margini di crescita ancora ampi. Per aumentare i grattacapi a tutti gli avversari Golden State può annoverare Marrise Speights il naturale completamento di Bogut, Barbosa e Livingston.

L’anello manca dalla stagione ’74-75, parlare di titolo pare alquanto prematuro e le varianti nella NBA sono molteplici e improvvise, ma le basi per una cavalcata trionfale per Steph & soci sembrano essere le migliori possibili.

Stefano Minerba