fbpx
Home Serie A Count Down – Brown e Linton Johnson autografano l’impresa GTGroup a Cantù. Liberi e rimbalzi condannano i brianzoli

Count Down – Brown e Linton Johnson autografano l’impresa GTGroup a Cantù. Liberi e rimbalzi condannano i brianzoli

0

Johnson (Pistoia)Terzo quarto decisivo nella sfida che premia la Giorgio Tesi Group Pistoia, corsara a Cantù dopo un primo tempo disastroso dal punto di vista offensivo. La truppa di Moretti prende il controllo del match nella ripresa, consolida il dominio sotto i tabelloni (33-47 in totale, 13-26 il conto rimbalzi dopo l’intervallo lungo) e sfrutta il disastro dei padroni di casa dalla linea dalla carità (13/25). Proprio la capacità di guadagnarsi liberi risulta decisiva per i toscani, mai in lunetta nei primi 20′ contro il 24/29 di secondo tempo e supplementare.

Cantù, che nel primo tempo aveva tenuto gli avversari ben lontani dalla propria area, perde il filo del discorso sui due lati del campo, punita dalle proprie pessime selezioni di tiro, soprattutto dal perimetro (7/22) – con le 4 triple di Johnson-Odom arrivate in quasi emergenza nei minuti conclusivi – e dalla gestione del pallone (19 perse, 13 tra ripresa e supplementare). Il coach toscano pesca gli adattamenti giusti per girare la partita, schierando spesso i 4 esterni e alternando la zona che rende difficile la circolazione di palla ai brianzoli. Johnson e Brown mettono i mattoni più consistenti per l’impresa, con il contributo di tutta la squadra, pur con le rotazioni limitate a dipsosizione:

10 come i punti concessi da Pistoia nel terzo quarto a fronte dei 24 segnati (dopo i 23 dell’intero primo tempo), che cambia l’inerzia della gara. Quando Cantù si ripresenta in campo sul +13 col quintetto che aveva iniziato il match (con Laganà e Shermadini in campo e Feldeine in panca), la GT Group la aggredisce nella propria metà campo e dentro il pitturato. I toscani giocanHall (Pistoia)o ad intensità doppia, primi a rimbalzo e per reattività sulle palle vaganti, da cui vengono punti importanti per riprendere in mano la partita.

9 come i punti nell’overtime e come i falli subiti da un Gilbert Brown (25, 6/9 al tiro, 10/12 in lunetta e 6 reb per 29 di valutazione) incontenibile dall’intervallo in poi per i difensori canturini. Abusa di un Hollis invisibile e di un Buva troppo lento per lui, quando Moretti lo schiera da 4, è perfetto dal perimetro (3/3), da cui scocca anche la tripla del definitivo sorpasso, oltre ai liberi della sicurezza nei secondi finali.

8 su 10 in lunetta nel terzo periodo per Pistoia, a fronte degli zero tentativi canturini. La tendenza dei primi 20′ (7/12 Cantù, 0/0 Pistoia) si inverte nella ripresa, dove la GT Group tirerà 29 liberi, segnandone 24, segno di un attacco che ritrova la capacità di attacare il ferro e servire il proprio centro, mentre Cantù si perde contro il pick’n’roll e paga la poca aggressività con cui rientra sul parquet dopo l’intervallo.

7 come i rimbalzi di C.J. Williams che litiga coi ferri del Pianella (0/7 da due, 2/7 da tre), ma è molto consistente in difesa e sotto le plance, oltre a piazzare due giocate decisive nel finale dei regolamentari, quando stoppa Hollis e segna 5 punti consecutivi che sembrano regalare la vittoria ai toscani, prima delle magie di Johnson-Odom.

6 come gli assist di un ottimo Langston Hall (11, col 100% al tiro), ordinato e intelligente nel cercare i compagni senza forzare niente (2/2 sia da due che da tre) anche quando a Pistoia non riesce quasi nulla nei primi 20′. E’ lui a firmare il primo sorpasso con la tripla nel terzo quarto, Pistoia rischia grosso quando lo perde al minuto 32′ per una scavigliata, sostituito degnamente da un Filloy (4 con 2 assist) impreciso al tiro (0/4 da tre), ma lucido nelle scelte ed efficace in difesa.

5 come gli errori dalla lunetta di Cantù nel supplementare (3/8), dentro una prova da 13/25 dalla linea della carità. Dietro tanti discorsi tecnico-tattici, alla fine staremmo probabilmente parlando di un altro risultato se i biancoblu avessero tenuto percentuali anche solo normali ai liberi. Di contro Pistoia sfiora l’83%, costruendo anche da lì il proprio successo, che rilancia le ambizioni toscane di un posto tra le prime otto.

4 come i rimbalzi offensivi di un grande Linton Johnson (13, 5/8 dal campo), che porta giù ben 13 palloni sotto le plance. Irretito dalla difesa canturina nei primi 20′, con un Eric Williams (11 con 4 stoppate) che lo contiene mettendogli il corpo addosso, il centro ex.Avellino e Sassari esplode al ritorno in campo, quando Sacripanti gli manda contro uno Shermadini poco reattivo, per non fermarsi più, prendendo il controllo totale del pitturato.

johnson-odom, cantù3 come le triple di Darius Johnson-Odom (19, 4/8 da tre, 7 assist) nel finale dei regolamentari. Quando Cantù si trova spalle al muro, si scatena il mancino da Marquette, che guadagna il supplementare bruciando cronometro e instant replay sull’ultimo tiro che vale l’overtime. In un quadro più generale, non è la prima volta che una Cantù impacciata si affida all’istinto del singolo come ultima spiaggia in partite quasi compromesse: se aveva detto bene a Caserta (con Feldeine) e contro Lione in Eurocup (grazie all’Hollis del quarto periodo), stavolta il miracolo non riesce. Aldilà dei risultati però, sembra essere la spia di un’identità di squadra ancora lontana, con giocatori che preferiscono affidarsi alla giocata individuale, a volte risolutiva, ma in un quadro poco rassicurante nel lungo periodo.

2 come la valutazione di tutta Cantù nel terzo quarto contro il 31 degli ospiti. Cifre, linguaggio del corpo, reattività, tutti gli indicatori, visibili e non, indicano come la partita si rovesci in uscita dagli spogliatoi, non la prima volta per l’Acqua VitaSnella, che deve interrogarsi sulla propria consistenza a livello mentale e la capacità di leggere l’evoluzione della partita.

1 come l’unico canestro dal campo di un Damian Hollis (2pti e 3 reb in 24′) sempre più impalpabile. L’ex Biella, eroe di coppa appena mercoledì, segna i primi due punti del match poi sparisce letteralmente, tentando solo due triple, mentre in difesa e a rimbalzo viene mangiato vivo sia da Milbourne che da Brown, su cui pure dovrebbe avere un vantaggio fisico. Con l’importanza del 4 nel basket moderno – e considerato il suo predecessore nel ruolo in maglia biancoblu – si tratta di un deficit che Cantù difficilmente si può permettere a lungo.

0 come i punti di un Marco Laganà che Sacripanti lancia in quintetto all’inizio di entrambe le metà, al posto di un Feldeine (5, 2/10 al tiro), che sbaglia tutte le letture decisive, nonostante 5 recuperi e 6 assist. Il prospetto italiano non pare comprensibilmente ancora pronto per un rendimento continuo, nè per lo starting five, il dominicano, dall’altra parte, non trae beneficio dalla partenza dal pino, e, salvo alcuni lampi, non trova mai il ritmo di pallacanestro che abitualmente trasmette alla squadra.

Stefano Mocerino

© BasketItaly.it – Riproduzione riservata