10 passi per ripercorrere Sassari Avellino: il countdown
10: Come i minuti di gioco che sono serviti ad Harper per mettere in mostra il suo talento. 14 punti nella prima frazione, strapotere fisico e precisione dalla media distanza; la sensazione è che Vitucci avesse preparato proprio bene lo schema per attaccare il raddoppio difensivo di Lawal sul pick and roll e che Harper fosse il finalizzatore designato; la sua solidità però si frantuma nell’ultimo minuto di gioco, dove perde il possesso decisivo che permette allo squalo Dinamo di chiuedere la gara. DIAMANTE GREZZO
9: Come il +\- negativo di Cadougan; arriva il primo canestro in 6 apparizioni per lui e successivamente anche il secondo, 5 punti di fila che fanno sfregare le mani ai tifosi Irpini che sembrano aver finalmente trovato una nuova risorsa a disposizione, mentre i tifosi Sardi si chiedono perché abbia deciso di sbloccarsi proprio al PalaSerradimigni. La magia però finisce al termine dei primi 20’ di gioco, quando subisce l’intensità difensiva avversaria e si eclissa lasciando spazio impotente alla rimonta biancoblu. PUNTO DI DOMANDA
8: come l’orario d’inizio della gara. Orario imposto da esigenze televisive e non gradito al PalaSerradimigni, che con l’organizzazione congiunta delle due tifoserie COMMANDO e Settore D, ha messo in piedi un bel FlashMob di protesta, per richiedere il ritorno della palla a 2 del Lunedì alle 20:30; così da permettere a tutto il pubblico di poter presenziare alla gara. Chi non legge queste righe o chi non era presente o ancora non ha potuto vedere qualche gallery fotografica dell’iniziativa, non può aver notato la protesta silenziosa, indovinate perché. OCCULTAMENTO
7: Come i minuti in campo e la valutazione di Riccardo Cortese; mette il suo mattoncino dalla lunga distanza e con un quintetto proveniente in gran parte dal lato del campo, Avellino raggiunge anche il massimo vantaggio, proprio quando in teoria Sassari avrebbe dovuto chiudere il gap. Non un caso, soprattutto se si gode della fiducia di allenatore e squadra e si entra sul parquet dopo che i tuoi compagni hanno creato un bel gruzzolo da amministrare. CONCRETO
6: Come i recuperi di Logan o le perse di Anosike. Per Avellino saranno 26 i possessi regalati a Sassari, che comunque la squadra di Sacchetti a volte per superficialità o poca lucidità non è riuscita a sfruttare; tra tutti brilla comunque l’ex Alba Berlino, che non si risparmia in ogni azione nel cercare di sporcare il palleggio dei portatori di palla avversari; ad ogni cambio di mano e direzione fa credere al mal capitato di turno, di essere stato superato e di non far più parte della gara, salvo poi chiedere il rimborso con gli interessi, rinvenendo alle spalle del suo avversario e riconquistando il possesso. Se poi di mezzo ci scappano anche 20 punti e un assist no look a tutto campo, il risultato è uno solo. FAINA
5: Come le palle perse da Banks; alzi la mano chi lo ha notato in campo; se Sassari non può essere elogiata per la guardia su Harper, va esaltata per avere impedito all’ex Varese di scendere in campo al PalaSerradimigni. Poca attenzione ed un rendimento per propensione mentale inferiore ai suoi compagni, lo hanno penalizzato per tutti 40 minuti, trasformandolo in una goccia in mezzo al mare. IRRICONOSCIBILE
4: Come la valutazione di Todic; il bosniaco si traveste da freno a mano e fa cambiare marcia alla Dinamo con un bel testa coda nei momenti più duri della gara; il suo lavoro è più sporco di una discarica abusiva, ma altrettanto efficace. Con lui in campo, la coppia di lunghi Harper Anosike cambia atteggiamento, l’intensità difensiva cresce, le soluzioni in attacco aumentano e non si limitano al pick and roll e il risultato è una freccia inserita in una corsia di sorpasso imboccata a velocità sostenuta. DILIGENTE
3: Come gli arbitri in campo; se non fanno parlare di loro vuol dire che la gara è stata arbitrata bene e in effetti non ci si può lamentare: arbitraggio coerente per tutti i 40 minuti di gioco (tanto spazio per i contatti fisici) e nessun tecnico; per una gara che ha visto un distacco massimo di 9 punti è una bella notizia. Ammettere i propri errori, come ha fatto l’arbitro Chiari su l’assegnazione di una rimessa dimostra maturità e possibilità di dialogo, che i giocatori tramutano in serenità nell’accettare le decisioni. ESPERTI
2: Come gli occhi in stile Ciclope degli X Men di Meo Sacchetti; lo sguardo ricco di rabbia è rivolto a chi a 2’ dalla fine, mormora per il ritorno in campo di Dyson, fino a quel momento non certo devastante, ma comunque indispensabile per il gioco della Dinamo. Il PalaSerradimigni ha 5000 posti e sperare di trovare una scelta che metta tutti d’accordo è come arrivare in Sardegna a nuoto; ma il principio di base del buon tifoso è quello di sostenere la squadra e lo stesso Sacchetti lo ricorderà poi in sala stampa, sottolineando che i problemi di atteggiamento da parte di un suo giocatore sono un problema che deve risolvere lui e altresì, che il pubblico deve mormorare a fine gara, se la squadra gioca male e i suoi giocatori ugualmente, ringraziare sempre i presenti a fine partita. Una piccola frizione insomma tra un ridotto spicchio di PalaSerradimigni e squadra, che siamo sicuri si risolverà come un 2+2 alla prima prestazione da Dyson dell’ex Brindisi. CHENTU CONCAS… (ndr il riferimento per i non sardi è ad un proverbio isolano il cui significato: è cento teste, cento cappelli)
1: Come l’assist di Jack Devecchi; mettersi al servizio della squadra è una frase che può essere riassunta con la foto del vicecapitano biancoblu, che oltre la solita propensione difensiva, aggiunge tanta malizia in attacco e, dove i suoi compagni non sono riusciti ad esprimersi al meglio, lui si prende gli applausi del pubblico, conquistando una bella linea di fondo, usata per servire Lawal dietro la schiena. Chissà da chi lo ha visto fare nelle ultime 4 stagioni una cosa del genere. AMARCORD
0: Come la paura di Sosa; a volte eccede con delle letture offensive in aramaico, visto che talvolta l’aramaico lo capisce soltanto lui, ma si dimostra davvero un valore aggiunto, anche partendo in quintetto. Con gli occhi in puro stile tigre, vede solo la sua preda, il pallone e indipendentemente dal momento della gara, la situazione del punteggio e il ritmo dei compagni, lui prende le sue decisioni. Scelte che a volte sono deleterie, ma in maggior parte portano punti e spettacolo. Solo una persona ieri rimpiangerà per un suo canestro e fallo (al di là del pubblico di fede Avellinese), si tratta di un giovane addetto all’asciugatura del parquet, che lo aiuta ad alzarsi dopo la caduta sul contatto al tiro, Sosa scherza con lui e lo abbraccia dopo essersi rialzato. Tutto molto bello, se non fosse per il fatto che l’ex Biella dopo 35 minuti di gioco non era proprio l’immagine della freschezza e l’effige lasciata sulla propria maglietta e quella sensazione di aver baciato un San Bernardo affettuoso, hanno fatto pentire quel povero ragazzo della scelta di aiutare il n°4 biancoblu. ISTINTIVO
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